Perché i tecnocrati ora sono abbastanza trumpiani
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Perché i tecnocrati ora sono abbastanza trumpiani Non c’è soltanto Musk fra i neo filo-Trump, ma un vasto mondo di capitalisti tecnologici e investitori la cui figura di riferimento è senza dubbio Peter Thiel. L'approfondimento di Lorenzo Castellani, docente alla Luiss, per la Fondazione Feltrinelli Un pezzo consistente di establishment americano ha scelto di unirsi a Trump questa volta. Il secondo mandato del tycoon non è un incidente della storia come quello del 2016, ma rappresenta un mutamento profondo negli orientamenti della élite americana che ha appunto accettato un compromesso col populismo (Start Magazine)
La notizia riportata su altre testate
Oggi la popolazione americana che ha fatto convergere i suoi voti su Trump, che ha raccolto il sostegno pazzoide di un plutocrate tra i primi come Musk, è una popolazione che cerca il riscatto da una condizione di minorità, si direbbe una massa di “underdog”, che è caduta addosso al brutale Tycoon di “The apprentice” (quello che licenziava in diretta tv i malcapitati che si prestavano al Colosseo dei reality!) per lo spostarsi del mantello del benessere lontano dalle loro spalle, a vantaggio di una casta ristrettissima di finanzieri e di imprenditori quotati in Borsa, che vedeva salire alle stelle i propri guadagni espropriando di una gran parte della redistribuzione del reddito le fasce medie e basse della popolazione. (Economy Magazine)
E se si contano gli assenti, possiamo davvero dire che i poteri forti della nuova America a trazione Trump, con cui dovrà fare i conti lo stesso presidente e tutto l’ordine mondiale, sono i proprietari delle big tech. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
I rapporti tra il nuovo presidente degli Stati Uniti e Elon Musk. Hamas e la tregua a Gaza. (Corriere della Sera)
La cerimonia di insediamento del presidente americano Donald Trump ha costituito il rito della natura servile e radicalmente antidemocratica del capitalismo, di cui le “nuove” destre sono efficaci interpreti. (Altreconomia)
Alla cerimonia per l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, tenutasi ieri 20 gennaio, erano presenti alcuni dei più grandi miliardari mondiali, tra cui quattro dei cinque uomini più ricchi del globo, con un patrimonio di 1200 miliardi di dollari come riporta Forbes. (Wall Street Italia)
Da alcune settimane è un susseguirsi di annunci shock da parte di personaggi molto in vista e fino ad ora interpreti di quel pensiero «giusto» che vorrebbe anche farsi «unico». Prima Jeff Bezos ha impedito che il suo Washington Post sponsorizzasse Kamala Harris. (il Giornale)