Un piano lungo 10 anni e un preciso messaggio prima dell’esplosione: ecco come Israele ha colpito Hezbollah con i cercapersone

Il Mossad ha impiegato quasi dieci anni a mettere in atto il piano che ha portato all’enorme operazione d’intelligence che ha colpito Hezbollah facendo esplodere dei cercapersone. L’obiettivo, rivela un’inchiesta del Washington Post, era quello di uccidere o mutilare più combattenti possibile, così da decimare le milizie sciite del partito libanese. Il piano era solo apparentemente semplice da realizzare. (Il Fatto Quotidiano)

La notizia riportata su altre testate

A rivelarlo è un'inchiesta condotta dal quotidiano norvegese VG (il Giornale)

L’ULTIMO EPISODIO in ordine di tempo è del 28 settembre, quando la stampa mediorientale ha fatto sapere che l’esercito israeliano sarebbe riuscito ad hackerare la torre di controllo dell’aeroporto di Beirut, comunicando a un aereo cargo proveniente da Teheran che se fosse atterrato in Libano, sarebbe stato considerato un bersaglio militare. (il manifesto)

Che il 17 settembre hanno provocato più di 2.800 feriti e 12 morti in Libano - sono ancora oggetto di vari interrogativi. Chi c'era dietro questo attacco? La pista porta ora a Zurigo, dove una donna, P. (blue News | Svizzera italiana)

I cercapersone erano l’innesco della guerra – Analisi Difesa

Un’operazione iniziata con la vendita delle ricetrasmittenti, poi proseguita con i cercapersone esplosivi.In un lungo articolo del Washington Post sono raccontati alcuni nuovi dettagli. Il doppio piano del Mossad: spiare l’Hezbollah e poi colpirlo usando i sistemi di comunicazione. (Corriere della Sera)

Purtroppo è ormai evidente come l’esplosione dei cercapersone fosse solo la prima fase di una campagna più grande. La scorsa newsletter era dedicata all’esplosione dei cercapersone e dei walkie-talkie in Libano (se non l’avete letta o in generale non avete seguito bene la vicenda dateci un’occhiata, perché darò alcune cose per scontate). (Analisi Difesa)

Il versante simbolico di una guerra non è meno importante di quello materiale. Non è più il nemico che mi colpisce, sono io stesso che mi colpisco, sono le mie protesi tecnologiche a insorgere contro di me (Tempi.it)