Aleppo sotto attacco, la nuova offensiva jihadista

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ESTERI

Mentre in Libano il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah mostra segni di cedimento, in Siria si è riacceso lo scontro militare. Secondo gli analisti israeliani, l'attacco delle forze jihadiste filo-turche ad Aleppo è legato ai raid dell'aeronautica di Tel Aviv contro le milizie sciite e le guardie rivoluzionarie iraniane. Questi raid avrebbero creato un contesto favorevole per i radicali sunniti, permettendo loro di riorganizzarsi e sottrarsi alla pressione delle forze governative.

I ribelli, preparatisi per mesi accumulando armi e intensificando l'addestramento, hanno atteso il momento più propizio per lanciare l'offensiva. Con i principali alleati del regime – Iran, Hezbollah e Russia – impegnati su altri fronti, l'attacco era quasi annunciato. Presentato come una "risposta all'aggressione" dei lealisti, i ribelli jihadisti hanno occupato Aleppo, costringendo i civili alla fuga. La città, contesa sin dall'inizio della guerra civile nel 2011 e tornata sotto il controllo del regime di Bashar al-Assad nel 2016, è ora nelle mani delle forze jihadiste appoggiate dalla Turchia.

Il gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate controllano la maggior parte della città, inclusi i centri governativi e le prigioni. Hanno imposto un coprifuoco di 24 ore a partire dalle 17 ora locale di sabato. Parallelamente, i ribelli hanno compiuto significativi progressi nel nord della provincia di Hama, situata nella regione centro-settentrionale della Siria, e hanno assunto il controllo dell'aeroporto internazionale di Aleppo.

La situazione in Siria, già complessa e frammentata, si complica ulteriormente con questa nuova eruzione di violenza. Le fazioni islamiste siriane, sostenute dalla Turchia, continuano a guadagnare terreno, mentre il regime di Assad, indebolito e con alleati in difficoltà, fatica a mantenere il controllo.