Ucraina, che cosa vuol dire “essere disposto al dialogo” secondo Putin
Dopo il 5 novembre era prevedibile che si aprisse un teatrino più tragico che ridicolo sulla diponibilità di Vladimir Putin “all’interessante” piano di pace di Trump, non meglio esplicitato ma incentrato – secondo fonti attendibili – sul sostanziale riconoscimento delle pretese di Mosca da realizzare intanto con “la fine della paghetta” per Zelensky, annunciata trionfalmente anche dal primogenito del “pacificatore”. (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Mantenere le forniture di armi e svincolare i missili americani dai limiti d’impiego sul suolo russo è funzionale a questi obiettivi. Non sovverte le sorti della guerra, ma tende a stabilizzare le linee del fronte. (Corriere della Sera)
La vantata imprevedibilità del presidente Trump sarà un bene o un male, e per chi? (L'Opinione)
L’Ucraina sarà costretta al tavolo dei negoziati. Il tema vero, su cui al momento permangono molti dubbi, è quanto avverrà dopo l’accordo sulla fine della guerra. (Il Fatto Quotidiano)
Secondo quanto riportato da Reuters, che cita cinque “fonti”, il capo del Cremlino sarebbe disposto a discuterne soltanto escludendo grandi concessioni territoriali a Kiev. (Sky Tg24 )
Stando a queste previsioni, il territorio ucraino dovrebbe essere diviso in tre aree principali. (Liberoquotidiano.it)
Dopo aver annunciato che la Russia risponderà a qualsiasi Paese i cui missili vengono utilizzati per colpire obiettivi in territorio di Mosca, il leader del Cremlino ha tenuto a precisare che rimane aperto a qualsiasi contatto per raggiungere una “traiettoria pacifica” e una de-escalation del conflitto. (Nicola Porro)