Trump spaventa G20, cauta Meloni: non dividere Occidente
Il convitato di pietra Donald Trump agita il G20 di Rio de Janeiro, in particolare per la posizione che la nuova amministrazione americana potrebbe assumere sull'Ucraina e sulla politica dei dazi nei confronti dell'Europa. Temi che spaventano, ma su cui Giorgia Meloni invita alla calma.La presidente del Consiglio incontra i giornalisti all'uscita dall'hotel a Rio de Janeiro, prima della seconda e ultima giornata del G20, al termine del quale si sposterà a Buenos Aires, dove domani è in programma un bilaterale con il presidente argentino Javier Milei, il 'turbo-liberista' che proprio nei giorni scorsi ha auspicato un asse con "gli Stati Uniti nel Nord, l'Argentina nel Sud, l'Italia nella vecchia Europa e Israele come sentinella nella frontiera in Medio Oriente". (Tiscali Notizie)
Se ne è parlato anche su altri giornali
L'Ucraina s’impone sulle iniziative promosse dalla presidenza brasiliana del G20. Si tratta di un dato di fatto. L'offensiva russa alla vigilia del vertice di Rio de Janeiro è suonata per i Paesi del G7 come un chiaro avvertimento di Mosca. (Avvenire)
Il presidente della Russia Vladimir Putin ha approvato un decreto che aggiorna la dottrina nucleare di Mosca. Lo riporta la Tass. Adesso qualsiasi attacco convenzionale alla Russia supportato da una potenza nucleare potrebbe essere considerato un attacco congiunto alla Russia. (Open)
Jeffrey Sachs, direttore del Centro per lo Sviluppo sostenibile della Columbia University, analizza il partito della guerra statunitense da decenni. (Il Fatto Quotidiano)
La mossa del Cremlino non è casuale. (WIRED Italia)
(Nostro inviato a Rio de Janeiro) Nonostante un'agenda del G20 che la presidenza brasiliana ha impostato soprattutto sulla lotta a povertà e fame del mondo e pur con gli Stati Uniti - uno dei principali player della geopolitica mondiale - congelati in attesa del passaggio di consegne alla Casa Bianca, al summit dei Venti grandi della terra che si chiude oggi a Rio de Janeiro è il conflitto tra Russia e Ucraina a tenere davvero banco. (il Giornale)
All’indomani del 5 novembre sembrava che ormai fosse solo questione di tempo prima che Volodymyr Zelensky fosse costretto a trattare. E invece ieri Kiev ha iniziato ad attaccare con il sistema Atacms fornito dagli Usa e il Cremlino ha aggiornato la sua dottrina nucleare ammonendo che «anche gli attacchi con i missili a lungo raggio potranno essere considerati una minaccia critica alla sicurezza nazionale». (il manifesto)