Europa: niente discussione in anticipo sulla fine dei motori termici nel 2026
Gli ultimi mesi del 2024 sono stati caratterizzati da una sollecitazione delle Case automobilistiche e dei diversi governi nazionali alla Commissione Europea per anticipare al 2025 la discussione sul divieto dei motori termici, inizialmente fissato per il 2035. Tuttavia, la risposta della Commissione è stata costantemente negativa, e l'ultimo fermo diniego è arrivato da Roxana Minzatu, vicepresidente della Commissione, in risposta a un'interrogazione del Partito Popolare Europeo. (Auto.it)
Ne parlano anche altri media
Non ci sarà alcuna revisione anticipata del regolamento europeo che prevede lo stop alla vendita di veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035. La normativa, che mira a promuovere la transizione verso veicoli elettrici, non subirà modifiche, con la Commissione Europea che procederà con la revisione solo nel 2026, come previsto dal piano originale. (QuiFinanza)
Tanto da costringere il Green Deal a cambiare persino nome in Clean Industria Deal, per non compromettere con le proprie intemperanze ideologiche gli obiettivi della crociata irrinunciabile della decarbonizzazione. (Il Sole 24 ORE)
Nessun passo indietro sullo stop alle auto nel 2035. A sottolinearlo è la vicepresidente della Commissione europea, Roxana Minzatu in risposta a un’interrogazione del Ppe, difendendo tempi e obiettivi della normativa. (Rinnovabili)
Rispondendo a un'interrogazione parlamentare in materia, la Minzatu (appartenente al gruppo socialista) ha sostenuto che il regolamento Ue «crea certezza per produttori, fornitori e investitori, con un lasso di tempo sufficiente per pianificare una transizione equa» aggiungendo che «richiede alla Commissione di preparare una relazione sui progressi compiuti entro il 2025. (il Giornale)
La conferma è arrivata dalla vicepresidente della Commissione, Roxana Minzatu, in risposta a un'interrogazione del Partito Popolare Europeo (PPE). (Automoto.it)
In un’intervista pubblicata da Il Sole 24 Ore, Guidesi sottolinea come la transizione verso il Green deal abbia generato effetti collaterali gravi, colpendo non solo il settore automobilistico ma anche quelli dell’acciaio e della chimica. (Economy Magazine)