Speak No Evil, il regista dell'originale non è contento del remake: "Una versione sterilizzata per il consumo americano"

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Pubblicazione: 23 settembre alle 11:01 Spoiler Alert Speak No Evil, remake americano dell'omonimo film danese del 2022, è dallo scorso weekend nelle sale. Ospite di un programma radiofonico (via World of Reel), Christian Tafdrup, regista della pellicola originale, ha spiegato perché non è molto soddisfatto di quella nuova. Le sue dichiarazioni contengono SPOILER sul finale di entrambe. Vi invitiamo dunque a non proseguire la lettura se non le avete viste e non volete anticipazioni. (BadTaste)

La notizia riportata su altri giornali

Speak No Evil, remake Blumhouse dell'omonimo film danese, è dallo scorso weekend nelle sale(leggi la recensione). La storia ruota attorno a una famiglia inglese (James McAvoy, Aisling Franciosi) che invita una famiglia americana (Mackenzie Davis, Scoot McNairy) a trascorrere una vacanza nella loro casa isolata in campagna, e ben presto si capisce che non tutto è come sembra. (BadTaste)

"Non so che problema abbiano gli americani, ma sono fissati con le storie eroiche in cui il bene deve vincere sul male, e questa versione del film coltiva questo aspetto", si è lamentato spiegando che, a suo parere, le modifiche apportate al film lo abbiano reso "meno pericoloso" e più edulcorato per il consumo americano. (Movieplayer)

L’articolo contiene spoiler sul finale del film, quindi continuate a leggere con consapevolezza. (Orgoglionerd)

Il remake americano Speak No Evil - Non parlare con gli sconosciuti, interpretato da James McAvoy, è un horror più tradizionale e meno destabilizzante. Christian Tafdrup ha concepito il suo Speak No Evil del 2022 come un viaggio all'inferno senza consolazione. (ComingSoon.it)

Lo spazio chiuso nei film di questo genere diventa il teatro in cui i pieni e vuoti si compenetrano e vengono armonizzati dalle abitudini, rituali, convivenze inviolabili e spesso bilanciate da un equilibrio precario, indicibile e asfittico. (GQ Italia)

Se si pensa a come il revisionismo sia stata una delle anime del cinema statunitense fin dal suo boom, non deve stupire che quest'ultimo primeggi nella volontà di riadattare materiale proveniente da altri media o da altre correnti per appropriarsene ad uso e consumo delle leggi del mercato (un'altra anima, ça va sans dire). (Movieplayer)