Profitti e politica. Se anche Zuckerberg segue Musk, la libertà è solo disinformazione
C’è un fenomeno umano, molto umano, che in Italia chiamiamo saltare sul carro del vincitore. Significa schierarsi con chi sta vincendo o ha già vinto. L’abbiamo visto tante volte. Ma se a farlo è uno dei padroni del mondo digitale come Mark Zuckerberg, proprietario di Meta (cioè, di WhatsApp, Instagram, Facebook e Messenger), allora la questione diventa inevitabilmente anche politica. Anche perché - come vedremo fra poco - ha ricadute pratiche che riguardano tutti. (Avvenire)
La notizia riportata su altri media
Poi la benedizione del presidente eletto Trump: «Penso che Meta abbia fatto molta strada, l’uomo (Zuckerberg, ndr) è impressionante», ha sintetizzato accogliendo sul carro repubblicano dei vincitori anche il “ragazzo” di Facebook (Liberoquotidiano.it)
Ma poi ha aggiunto di “non sapere” se avrebbe avuto la forza di governare per altri quattro anni: “Chi diavolo può saperlo? – ha affermato – finora va tutto bene, ma chi può sapere come starò quando avrò 86 anni”. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
L’antefatto è noto e recente: Zuckerberg ha annunciato la chiusura del programma di fact checking da parte di soggetti indipendenti, e che le nuove modalità di controllo dei contenuti prevederanno l’affidamento diretto alla community di utenti, i quali potranno aggiungere informazioni e contesto a quanto pubblicato da altri, in modo simile a come già accade su X. (L'HuffPost)
Zuckerberg, quello che vende i fatti nostri, di noi che glieli consegniamo gratis, a chiunque. Cambia il vento e mr Zuckerberg, uno dei personaggi più controversi (stavo per dire: ignobili) di questa nostra epoca si mette in scia. (Nicola Porro)
Meta non oscurerà i commenti di chi accusa le persone gay e quelle trans di avere malattie mentali. La fine del programma di fact checking, al momento solo negli Stati Uniti, non è l’unica novità introdotta dal gigante dei social nelle scorse ore. (Open)
Con la delusione di molti. O meglio, è il suo metodo per gestire la disinformazione ad avere vinto. (Corriere della Sera)