Usa 2024: dall'Iran alla Russia, l'ombra degli hacker sul voto tra fake e sabotaggi. Ecco perchè non si saprà subito chi ha vinto e cos'è una "decision desk"

Quattro anni fa hacker di diversi Paesi «ostili» avevano alimentato polemiche sui conteggi delle schede, le ratifiche del voto nei vari stati e su presunti brogli. «Quest’anno - secondo il Pentagono - in parte perchè hanno studiato le lezioni del 2020, Russia, Iran e Cina appaiono meglio preparati a sfruttare opportunità simili durante la transizione post-elettorale». Agenti di Russia, Iran e Cina sono al lavoro per diffondere disinformazione e fake news sulle elezioni americane. (Gazzetta del Sud)

La notizia riportata su altri media

In generale, in Europa le elezioni americane vengono percepite e vissute con la postura tipica del suddito che spera che nell'Impero vinca l'imperatore buono, Traiano, e non l'imperatore cattivo, Nerone. (Il Giornale d'Italia)

Se non guidiamo noi il mondo, chi lo farà?», ha detto Joe Biden ieri a Scranton, la sua città natale nella contea di Lackawanna, in Pennsylvania, dove l’autostrada porta il suo nome eppure batté per appena otto punti Donald Trump nel 2020 (e di appena 1,2 punti nello Stato). (Corriere della Sera)

A meno di 24 ore dal voto cruciale che deciderà l'esito delle elezioni Usa 2024 tra la vicepresidente in carica Kamala Harris e l'ex presidente Donald Trump, la disinformazione ha raggiunto livelli senza precedenti. (WIRED Italia)

USA 2024: esito pacifico o tumultuoso per un futuro radioso o declinante?

Circola lo screenshot di un presunto articolo della testata americana The Atlantic dal titolo «Per salvare la democrazia Harris potrebbe dover rubare le elezioni». Lo screenshot non riporta alcuna data della presunta pubblicazione, un elemento utile per ricostruire il processo di falsificazione. (Open)

A distanza di otto anni dalle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016, i metodi di alcuni paesi stranieri sono diventati più sofisticati e difficili da rintracciare. Nel 2016 gli hacker russi diffondevano online messaggi divisivi e infiammatori per fomentare l'indignazione, i loro post erano sfacciati e pieni di errori di ortografia e di strane sintassi. (L'HuffPost)

Di Fulvio Rapanà (IlSudest)