Shujayea sotto una pioggia di fuoco: «Dove scappiamo?»

Shujayea sotto una pioggia di fuoco: «Dove scappiamo?»
il manifesto ESTERI

Nel luglio 2014 il quartiere di Shujayea a Gaza City divenne il simbolo dell’offensiva Margine Protettivo. Per giorni rimase inaccessibile a giornalisti internazionali e soccorsi medici, giorni di bombardamenti israeliani a tappeto e carneficine. Quando i reporter entrarono la gente del quartiere gli gettò addosso tutta la rabbia per un abbandono obbligato. Di Shujayea non restava quasi nulla: nei mesi successivi, dopo la fine dell’offensiva, era inutile anche farsi accompagnare dentro da chi ci abitava: non riconoscevano le strade, non ritrovavano le loro case. (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altri media

La ragazza, liberata un mese fa, chiede di non dimenticare chi è ancora nelle mani di Hamas (la Repubblica)

"Non so se si possa parlare di 'minaccia', ma penso che le persone siano meno serene nel mostrare apertamente la propria identità ebraica o israeliana in Italia". "Penso che in tutto il mondo occidentale le forti critiche e proteste abbiano creato un ambiente meno sicuro per gli studenti israeliani e per gli israeliani portando, in alcuni casi, anche ad attacchi di stampo antisemita", sottolinea, spiegando di non essere "più certo di sapere quale sia il modo migliore per affrontare questa situazione, perché di solidarietà ne abbiamo vista tanta in Italia dopo i fatti del 7 ottobre. (Sky Tg24 )

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Lo ha detto l'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante il dibattito con Joe Biden ad Atlanta. «Non avevano un soldo per finanziare Hamas o Hezbollah: ora il nostro Paese sta esplodendo per colpa tua, perche' nessuno ti rispetta qui e nemmeno all'estero», ha detto. (Corriere della Sera)