La testimonianza di un giovane di Seoul con i debiti fino al collo. Per lui Squid Game è la vita di tutti i giorni

Ma il mondo che racconta non si discosta poi tanto dalla vita di tutti i giorni dei millenial della Corea del Sud.

elle ultime settimane è salito in cima alle classifiche, spodestando anche The Crown dal primo posto dei più visti su Netflix.

Se al suo arrivo il suo posto preferito era il Mapo bridge, oggi non lo fa più sorridere poi tanto.

Squid Game non è solo un gioco, ma anche uno specchio della realtà di Seoul (Ticinonline)

La notizia riportata su altri media

“Mio figlio ha picchiato la sua amichetta mentre giocava a Squid Game». Ed ecco che alle scuole materne i bambini giocano a 1,2,3 stella nella versione degli Squid Game», denunciano da Fondazione Carolina. (Famiglia Cristiana)

Squid Game non è solo un gioco, ma anche uno specchio della realtà di Seoul. Nel 2018 un sondaggio del Think tank Seoul Institute ha rivelato che i sudcoreani hanno un debito pro-capite pari a 44'000 dollari (Ticinonline)

Nonostante su Netflix Squid Game sia consigliato a un pubblico over 14 il telefilm girato e ambientato nella Corea del Sud è diventato virale anche tra i bambini. Stando a quello che si legge su diversi magazine americani Lee Jung-jae avrebbe guadagnato per ogni episodio di Squid Game 300 milioni di won, all’incirca 220 mila euro (Gossip e TV)

Squid Game, la Fondazione Carolina lancia una petizione per fermare la serie: chiesta la censura. Proprio i contenuti, giudicati pericolosi per il pubblico più giovane, hanno quindi spinto la Onlus a chiedere la censura di Squid Game in Italia. (Lanostratv)

“A questo punto, l’unica soluzione possibile sembra la censura vecchio stampo La petizione è diretta alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza dalla Fondazione Carolina Onlus dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima acclarata di cyberbullismo nel nostro paese. (Cinematographe.it - FilmIsNow)

«Siamo una realtà propositiva - premette Zoppi - e lo confermano le collaborazioni con i colossi del web sulla prevenzione e il supporto di famiglie e ragazzi. Qualcuno storcerà il naso, ma ormai sembra l’unico strumento possibile a difesa del principio di incolumità dei minori (La Stampa)