Meloni rilancia il premierato mentre il governo supera Prodi in longevità

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INTERNO

Giorgia Meloni, che da due anni e mezzo guida l’esecutivo più a destra della storia repubblicana, ha scelto di celebrare un traguardo innegabile: con i suoi 886 giorni di mandato, il suo governo ha superato quello di Romano Prodi, issandosi al quinto posto nella classifica dei più longevi. Un primato ribadito con un video diffuso sui social, dove – tra i ritratti dei predecessori – ha sottolineato come «pochissimi di questi uomini» siano rimasti a Palazzo Chigi oltre due anni. Un messaggio che, al di là dei numeri, serve a legittimare la sua crociata per il premierato, definito «la madre di tutte le riforme», l’unica in grado di porre fine a «ribaltoni e giochi di Palazzo» che avrebbero prodotto «68 governi in 79 anni».

La premier, che ieri ha volato a Parigi per un vertice internazionale, ha colto l’occasione per rimarcare la «stabilità» di un esecutivo nato senza scosse, nonostante le fibrillazioni sulla politica estera e l’immobilismo su alcuni dossier interni. A differenza di molti predecessori, infatti, Meloni non ha affrontato crisi di maggioranza, rimpasti o dimissioni anticipate. Un dato che, secondo lei, dimostrerebbe la necessità di una riforma che rafforzi il ruolo del premier, svincolandolo dalle logiche dei partiti.

Intanto, però, l’agenda procede. Oggi il Consiglio dei Ministri approverà il decreto sui centri di rimpatrio in Albania, uno dei provvedimenti più controversi dell’ultimo periodo. Un tema spinoso, che rischia di riaccendere le polemiche, ma che la premier affronta mentre cerca di consolidare la sua immagine di leader stabile. Il premierato, del resto, non è solo una questione istituzionale: per Meloni rappresenta lo strumento per garantire governi duraturi, evitando quelle instabilità che hanno segnato la politica italiana.