Processo penale telematico, un avvio disastroso

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Il processo penale telematico, introdotto con un decreto del 27 dicembre e divenuto obbligatorio dal 1° gennaio, ha subito un avvio disastroso. Nonostante gli allarmi lanciati dal Consiglio Superiore della Magistratura, dall'Associazione Nazionale Magistrati e dai penalisti, il governo ha proceduto a tappe forzate, ignorando le preoccupazioni espresse durante la fase di sperimentazione. Il sistema, noto come "App", sviluppato dal Ministero della Giustizia per gestire la digitalizzazione degli atti giudiziari, ha mostrato gravi inadeguatezze tecniche fin dal primo giorno di utilizzo.

I presidenti dei tribunali di Milano, Napoli, Roma e Siracusa, tra gli altri, hanno sospeso l'operatività dell'App, evidenziando come il sistema non fosse in grado di sostenere il carico di lavoro richiesto. La Procura di Roma ha deciso di sospendere l'uso dell'App, sottolineando che il sistema non garantisce la sicurezza e l'efficienza necessarie per il corretto svolgimento dei processi penali.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è finito sotto accusa per l'esordio fallimentare del processo penale telematico. Le critiche sono arrivate da più fronti, con il Movimento 5 Stelle che ha definito l'avvio del sistema un "disastro annunciato". Anche il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra hanno espresso forti critiche, chiedendo spiegazioni al ministro.

Il sistema, che avrebbe dovuto semplificare e velocizzare la gestione degli atti giudiziari, si è rivelato un ostacolo per gli operatori del diritto. Gli avvocati e i magistrati hanno denunciato problemi enormi durante la sperimentazione, ma le loro preoccupazioni sono state ignorate.