Incidente alla Toyota, stabilimento chiuso e 850 dipendenti in cassa integrazione
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Sospese fino a nuova comunicazione tutte le attività, non solo in presenza ma anche da remoto. Sindacati metalmeccanici sul piede di guerra: proclamato uno sciopero di otto ore nell'area metropolitana di Bologna. Lo stabilimento della Toyota Material Handling di Bologna dove il 23 ottobre due lavoratori sono morti in seguito a un’esplosione e altri 11 sono rimasti feriti, ha sospeso fino a nuova comunicazione tutte le attività, non solo in presenza ma anche da remoto. (Lettera43)
Ne parlano anche altre fonti
Otto ore di sciopero previste per oggi e la richiesta che la sicurezza sul lavoro venga messa al centro del dialogo con le istituzioni e gli industriali a livello metropolitano. (il Resto del Carlino)
Una delle due vittime, tra i feriti più gravi, è spirata prima dell'arrivo in ospedale. Lo scoppio ha infatti generato il crollo di un pilastro e successivamente di parte della struttura. (Automoto.it)
Gli accertamenti coordinati dalla procura, con la pm Mariangela Farneti, sono tesi a chiarire le cause dell’esplosione: in particolare da dove si sia sviluppata. E’ in corso un sopralluogo anche questa mattina nello stabilimento. (il Resto del Carlino)
Sul luogo dell’esplosione, fuori dai cancelli dell’azienda, il tempo si è fermato e aleggia silenzio, tanto silenzio. Il boato di due pomeriggi fa lascia spazio al giorno della rabbia e del dolore, per le vittime, i feriti e per le loro famiglie. (il Resto del Carlino)
Ad accoglierlo all'esterno in piazza del Nettuno il presidente di Legacoop Simone Gamberini. Al momento della sua entrata nel Salone del Podestà è stato accolto da un lungo applauso dei cooperatori e dei rappresentanti delle istituzioni presenti. (La Stampa)
Di origine calabrese, lavora alla Toyota Material Handling da tredici anni e mercoledì sera era di turno al momento dell’esplosione. È stato lui che, insieme al collega Fiom Roberto Novella, ha avuto l’ingrato compito di fare la conta dei presenti e — si commuove — «all’appello ne mancavano quattro». (Corriere della Sera)