«Rapito», la negazione della libera scelta come atto fondativo

C’è una sequenza nel nuovo film di Marco Bellocchio, Rapito – con cui il regista torna sulla Croisette dopo Esterno notte e la Palma d’onore di due anni fa – che illumina con precisione la parabola di Edgardo Mortara, quando cioè il bambino, figlio di una famiglia ebrea bolognese a cui è stato sottratto con la forza dal papa perché battezzato segretamente, quando prende la cresima diventando un «soldato di Cristo». (Il Manifesto)

Su altri giornali

Elèna Mortara è una pronipote di Ernesta, la sorella di Edgardo che a dodici anni assistette al rapimento del bambino, restandone segnata per tutta la vita. (la Repubblica)

giacomo aricò Il film (La Provincia Pavese)

«Ho scritto una lettera a Papa Francesco, spero abbia voglia di vedere il mio film Rapito, ha tante cose ben più importanti da fare ma chissà che non trovi il tempo per una serata divertente, interessante, tra amici. (Il Manifesto)

Non mi ha ancora risposto, so che è impegnato da ben altre questioni, ma una sera rilassante con il cinema forse se la potrà concedere”. “Ho scritto a Papa Francesco. (Il Fatto Quotidiano)

Il film Rapito di Marco Bellocchio racconta la vicenda del sequestro del bambino ebreo Edgardo Mortara nel 1858 a Bologna da parte del Papa re Pio IX sulla base di una ricostruzione storica meticolosa che ci consegna tre tasselli dell’ostilità antiebraica che distingueva lo Stato Pontificio. (la Repubblica)

Il film è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. (Ciak Magazine)