Uno Stato dirigista e un’invasione di campo: uno smacco per imprese e professionisti!
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Gentile Redazione, faccio seguito all’articolo di Savino Gallo del 29 ottobre (si veda “ANC: «No al controllo diretto del MEF nelle imprese»”) per sottolineare l’invasività e l’invadenza della norma che consente allo Stato di nominare un rappresentante del MEF negli organi di controllo degli enti (parrebbe tutti) che hanno ricevuto contributi dallo Stato (con una soglia bassissima di 100.000 euro come limite): e il libero mercato? E la funzione del sindaco scelto dai soci a loro tutela? E l’indipendenza che sempre viene richiesta? E il conflitto di interessi fra lo Stato e le imprese? E la tutela della libera iniziativa imprenditoriale? E il ruolo e la professionalità svolta dai colleghi commercialisti? Si tratta forse dell’ennesima ammissione di questo Stato di non essere in grado di controllare (il riferimento è alla norma sull’antiriciclaggio!). (Eutekne.info)
Su altri media
Nemmeno in Cina o in Russia, esiste una norma così anti mercato come quella che vorrebbe introdurre il governo con la nuova legge di Bilancio: mettere un proprio sindaco in ogni società che abbia ricevuto un contributo dallo Stato. (la Repubblica)
Come previsto dalla nuova Legge di Bilancio 2025, il MEF imporrà la presenza di un suo rappresentante negli organi di controllo delle aziende pubbliche o private beneficiarie di contributi statali. Nuovi obblighi per le imprese che ricevono fondi dallo Stato: previsto in Manovra 2025 un incaricato del MEF nel collegio sindacale. (PMI.it)
L'art. 112 del DdL Bilancio 2025 impone l'inserimento di un revisore nominato dal Ministero dell'Economia nei collegi sindacali delle società con risorse pubbliche superiori a 100.000 euro, suscitando perplessità tra gli operatori. (MySolution)
Articolo 112 della legge di Bil… Antonio Tajani – contrarissimo alla norma – ha evocato i metodi della Stasi, i famigerati e occhiuti servizi segreti dell’ex Germania est. (La Stampa)
Ultim'ora news 2 novembre ore 20 (Milano Finanza)
Ma per il concordato preventivo biennale, lo strumento messo in campo dal governo per incassare almeno 2 miliardi di euro da destinare al taglio dell’Irpef, già si profila un “secondo tempo” dopo la scadenza del 31 ottobre. (QUOTIDIANO NAZIONALE)