Gridare "al lupo al lupo" con Trump non è servito a nulla
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Nella storia italiana delle errate previsioni sul futuro presidente statunitense rimarrà insuperabile la prima pagina del Manifesto del 3 novembre 2004. Allora il quotidiano comunista, mandando la sera prima in stampa il giornale, si basò solo sui primi exit pool che davano il candidato democratico John Kerry in vantaggio sul repubblicano George W. Bush. Il Manifesto azzardò titolo e foto di apertura del quotidiano che ritraeva un Kerry trionfante con il titolo “Good morning America”. (Tempi.it)
Ne parlano anche altri media
Di Savino Balzano (Il Fatto Quotidiano)
Non posso che dare ragione a Marco Travaglio che sul “Fatto Quotidiano” ha sottolineato come molte testate italiane, anche autorevoli, con corredo di volti peraltro costantemente presenti in tv, abbiano dato per vincente e in vantaggio Kamala Harris, senza accorgersi dello tsunami che stava giungendo contro le stordite élite del “sono progressista”, ma “il popolo non capisce nulla”. (LaC news24)
Così, anche nolenti, siamo costretti a leggere da chi non lo sa, quale sia il motivo per cui Trump ha vinto e quelli per cui Kamala ha perso. Tutti i giornali del mondo (e le radio e le televisioni e i social e i bar dello sport) si affannano a spiegare oggi quello che non avevano capito ieri. (Il Centro)
Donald Trump stravince il duello con Kamala Harris e diventa il 47° presidente degli Stati Uniti. Il commento del direttore Carlo Alberto Tregua. (Quotidiano di Sicilia)
Peccato che la differenza di fuso orario sia ugualmente troppo importante per permettere ai giornali su carta italiani di avere in prima pagina l'esito finale. E per questo motivo mercoledì 6 ottobre il panorama dei quotidiani si è mostrato abbastanza variegato: la maggior parte delle testate ha puntato su titoli interlocutori, anche perché la sfida si giocava all'ultimo voto, ma qualcuna ha anche deciso di non dedicare alcun titolo in prima pagina, dedicandosi completamente ad altro. (Italia Oggi)
I risultati netti ed impietosi consegnano al Trumpismo un potere completo e pervasivo, Presidenza, Senato, Congresso, Corte suprema, Sistema Militare Industriale, mai prima verificatosi; così al contrario c’è un PD USA ai minimi termini, umiliato e soprattutto scompaginato in idee e prospettive politiche. (OnTuscia.it)