Carceri, nonviolenza e rifugiati: quale sicurezza da garantire

Carceri, nonviolenza e rifugiati: quale sicurezza da garantire
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Avvenire INTERNO

C’è bisogno di sicurezza. Impossibile negarlo, tra spaventose minacce di guerra e inedite inquietudini come quelle suscitate dall’intelligenza artificiale. Il disegno di legge sicurezza, appena approvato dalla Camera, risponde a questo bisogno? Promette ordine, ma crescono le proteste contro un provvedimento da molti definito liberticida. Non si tratta infatti – come spiegano Antigone e Asgi, due importanti associazioni in difesa dei diritti umani – di un’ennesima espressione di panpenalismo (creazione di nuovi reati, accrescimento delle pene, introduzione di aggravanti ecc. (Avvenire)

Su altri media

A rischio le proteste degli operai e degli studenti Chi manifesterà pacificamente, in Italia, rischierà di finire in carcere. È una delle norme più contestate contenute nel Ddl Sicurezza approvato alla Camera e che ora andrà discusso in Senato. (Today.it)

Il circolo virtuoso della legge

C'è da spiegare che è vero, il ddl Sicurezza aumenta effettivamente le pene e aggiunge dei nuovi reati almeno in una ventina di casi (su 38 articoli) e tuttavia la sua approvazione trova giustificazione a dispetto di ogni garantismo d'ufficio, e a dispetto, soprattutto, di un luogo comune assolutamente fondato: che di norma, nel mondo, a pene più severe non corrisponde un calo della criminalità, la tolleranza zero non fa diminuire i reati, non è un deterrente, e insomma, all'apparenza è una cosa che non serve, anche perché gli stessi reati erano già puniti in precedenza. (il Giornale)