Ogni 10 minuti una donna viene uccisa dal partner o da un famigliare

Il 25 novembre, scelta come data per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne in memoria delle sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, barbaramente uccise il 25 novembre 1960 dagli agenti del regime di Rafael Trujillo, si fanno bilanci, si diffondono numeri, si constatano peggioramenti, miglioramenti, stagnazioni, si organizzano manifestazioni. Ma prima dei numeri, che sono, vedremo, centrali in questo articolo, è forse utile partire da una considerazione che può essere presa come piccola mutamento positivo della società: il fatto che la parola femminicidio sia divenuta di uso comune, sia uscita dai circoli ristretti di studiose e di attiviste, diventando, invece, parte del linguaggio corrente, con un significato chiaro alla maggior parte delle persone. (Elle)

Se ne è parlato anche su altri media

A promuoverlo è il collettivo femminista Non Una di Meno, reduce dalla partecipatissima manifestazione nazionale tenutasi sabato a Roma. (ilgazzettino.it)

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne si è svolto il corteo Libere di camminare, Libere di desiderare, Libere di essere libere. Oltre tremila studenti hanno aderito all'evento organizzato dalle scuole superiori di Parma, dal Centro Antiviolenza di Parma, dai Centri di formazione e dall’associazione Maschi che si immischiano Parma. (La Repubblica)

Una grande partecipazione sarà la migliore risposta alle parole del ministro Valditara e al suo vergognoso tentativo di etnicizzare la violenza maschile: a uccidere Giulia è stato un figlio sano del patriarcato ‘made in Italy’. (CittaDellaSpezia)

Eh si, e non è una iperbole, non è un paradosso, non è una "provocazione" (termine che usavano e in realtà ancora usano i frasifattisti soprattutto DESINISTRA per definire qualsiasi pensiero non allineato al dogma del SINISTRATO MEDIO). (Il Giornale d'Italia)

Educazione sentimentale, Pellai: “Occorre investire già dalla scuola primaria prima che sia troppo tardi” Di Secondo Pellai, non basta più la prevenzione “secondaria”, incentrata sul riconoscimento dei segnali di una relazione tossica e sulle strategie per uscirne. (Orizzonte Scuola)

“Essere qui stamani è una grande emozione - raccontano Emma, Alessia e Laura, studentesse del Poggio Imperiale -. Un fiore in mano, il segno rosso sul viso. (Luce)