A Torino gli All Blacks a ritmo dell'haka del maori "italiano"
Stasera all'Allianz Stadium l'aspetteranno tutti. A tenere la scena prima ancora dello show degli All Blacks e degli azzurri sarà soprattutto l'haka. È la danza che accompagna ogni uscita degli uomini in nero. A noi gli All Blacks hanno sempre riservato la «Ka mate», la prima versione prima del varo della Kapa O' Pango, immaginata proprio per gli All Blacks da Derek Lardelli, un maori con radici italiane che ristrutturò tutta la liturgia proprio in risposta ad uno spot della Fiat che prendeva spunto dall'haka declamata da un gruppo di mamme guerriere per promuovere un modello Fiat. (il Giornale)
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Nella partita persa per 11-29 contro gli All Blacks, l’Italia ha soprattutto difeso, passando lunghi minuti in trincea a respingere gli assalti avversari, pure con parziale e discreto successo. Il pubblico dello Juventus Stadium di Torino ha apprezzato il cuore e la passione messa in campo dagli Azzurri e li ha sostenuti con tutto il proprio calore, ma c’è stato un momento dove è esploso: la meta di Tommaso Menoncello al 75′ della gara. (OnRugby)
“Per noi è molto importante avere aziende italiane che supportano il nostro movimento, la nostra nazionale. Sentirsi parte di un progetto sportivo e avere alle spalle una realtà così importante è veramente prezioso” è il commento di Andrea Duodo, presidente della Federazione Italiana Rugby. (Adnkronos)
Già dopo pranzo i locali di corso Vittorio Emanuele II vibrano. «Siamo arrivati da Londra, ma siamo tutti neozelandesi», sottolineano con il sorriso David Bain e Suzie Cato. (La Stampa)
Nella sfida dell’Allianz Stadium di Torino, oggi sabato 23 novembre (ore 21.10), l’Italia affronterà gli All Blacks (che arrivano dal k.o. (Corriere della Sera)
Menoncello si toglie la soddisfazione di una meta nel finale, ma l'ultimo acuto è di Beauden Barrett. L'Italia inizia all'attacco il secondo tempo, ma la carica finisce presto e gli ospiti chiudono i conti con Tele'a a 10 minuti dalla fine. (Sky Sport)
Giocare con gli All Blacks significa toccare con mano la storia del rugby, forse l’unico caso al mondo in cui mettere le mani su un’opera d’arte non solo non è un reato, ma è doveroso. (Sky Sport)