TORREGAVETA (NA): SABATO 19 GIUGNO 2010 JONATHEN MEYER AL SOHAL BEACH
JONATHEN MEYER AL SOHAL BEACH
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BACOLI,
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Sabato 19 giugno, a partire dalle 22 Disco che vai, guest che trovi. Sabato 19 giugno, a partire dalle 22, il Sohal Beach di Torregaveta ospiterà eccezionalmente il drummer, dj e producer Jonathan Meyer, uno dei musicisti più interessanti e promettenti della scena europea della “house music”, spalleggiato per l’occasione dal dj Alex Colle.
Toccherà a loro movimentare il magico week-end ambientato nell’esclusivo locale di via Spiaggia Romana, completamente “rivisto e corretto” per accogliere al meglio la movida partenopea più esigente. Ritrovo che la scorsa settimana ha ospitato l’atteso live da "sold out" di Giusy Ferreri.
Atmosfere House, electro e non solo, dunque, per la lunga noche scandita dalle miscele inconfondibili di Colle e i ritmi ipnotici di Meyer, che di sicuro catalizzeranno le attenzioni dei tanti ospiti del ritrovo di Bacoli fino alle prime luci dell’alba.
SOHAL BEACH CLUB
Via Spiaggia Romana 15 – Torregaveta (Napoli)
www.sohal.it
info dinner 081 8689355
Ufficio stampa & Comunicazione
Informanight press office
www.informanight.it
E-mail: [email protected]
Info: +39 338 74 54 859
BIO JONATHAN MEYER
Jonathan Meyer è oggi fra i musicisti più interessanti e promettenti della scena europea della “house music”. Appassionato di musica sin da piccolo, Jonathan, a soli 6 anni, comincia a suonare la batteria nella chiesa dove suo padre fa il pastore protestante. Dopo un primo percorso da autodidatta, consolida i suoi studi con il maestro Gianluca Garcia, e a 17 anni è già turnista per i concerti del “Big Mama”, noto locale di musica Blues e Jazz di Roma. Jonathan entra dunque in contatto con i ritmi del Blues, e con la forte influenza del Funk, che rispecchia un lato del suo animo artistico. Il 2000 è un anno di cambiamenti: le percussioni diventano la nuova sfida di Jonathan, e nel novembre dello stesso anno lo accompagnano al suo debutto nella House Music, al “Pascià” di Riccione, dove si esibisce per la prima volta, insieme al resident dj Massimiliano Beca.
Nel 2001 poi c’è l’incontro con il dj Frank’o Moiraghi, che lo porterà ad esibirsi in Svizzera, al “Last Club” ed al “Love”, e in vari club d’Italia.
E’ con la collaborazione del dj Luca Schivo, la vocalist Tanya Monies e la travolgente creatività di Jonathan che nasce un progetto musicale: “Tribal Experience”, che nel 2003 viene pubblicato e distribuito in tutta Europa dall’etichetta discografica Tambour. Il primo disco realizzato dal percussionista vende più di 10.000 copie, ed il successo è così impetuoso che il dj Jessy Garcia ne cura il remix, e lo fa stampare dall’etichetta spagnola Tribal Spain, remix che sarà poi ai vertici delle classifiche in Spagna.
“Tribal Experience” è tutt’oggi punto di riferimento della Tribal House europea.
Sempre nel 2003, dopo l’uscita del disco, Jonathan conosce Stéphane Rochet (agente di artisti come Patrick king, coreografo e ballerino del “Cirque du Soleil”), che diventa suo manager, e lo porta ad eventi come i party per la presentazione della “Fiat Idea” e della “Mini Cooper”, e lo introduce nel club di sua proprietà: l’”Hulalà” NIP club di Roma. Jonathan diventa resident all’”Hulalà”, avendo l’opportunità di suonare con numerosi dj guest di fama internazionale, ad esempio il canadese Alain Vinet, dj e direttore artistico dell’etichetta Cirque du Soleil.
Sull’onda del primo successo Jonathan Meyer forma gli Union Funk, coinvolgendo i dj D’Andrassi e Schivo, dai quali prende vita “Tribal Experience 2” (2003), lavoro che verrà remigato dai “Phunk Investigation”.
Sono sempre gli Union Funk che nel 2004 pubblicano “Tribal Experience 3”, altro successo inserito, fra l’altro fra i brani del dj-set di Bob Sinclair, mentre la dub-version del disco arriva fino al dj-set di Satoshi Tomiie. Il 2004 è anche l’anno in cui Jonathan viene contattato per remixare con gli Union Funk un famoso successo dei “Simple Minds”: “Alive and Kicking”, distribuito dall’etichetta Absolutely dei “Funk Investigation”.
L’anno successivo i dj D’Andrassi e Schivo, lasciano Union Funk, marchio che comunque oggi accompagna Jonathan Meyer come artista solista. Nel 2005, dunque, comincia la collaborazione con Verardo e Ricci, che porterà all’uscita del disco “Believe”, con la vocalist Wendy Louis, singolo pubblicato dalla Tambour. A questo punto Jonathan inizia a lavorare a pieno ritmo ad un nuovo progetto musicale, diverso dai suoi lavori precedenti: tornato alle sue origini funk nasce l’idea per un album Chill-Out.
Nel frattempo c’è la rottura con il manager Stéphane Rochet, ma si aprono nuovi orizzonti per Jonathan quando entra in contatto con Maurizio Clemente, proprietario dell’etichetta discografica Kernel ed Equal, il quale diventa suo nuovo manager ed editore. E’ con la Kernel, infatti, che Jonathan pubblica il suo album Chill-Out, “Tribal funk” composto da 11 brani dove si fondono, appunto, funk e sonorità tribali.
Toccherà a loro movimentare il magico week-end ambientato nell’esclusivo locale di via Spiaggia Romana, completamente “rivisto e corretto” per accogliere al meglio la movida partenopea più esigente. Ritrovo che la scorsa settimana ha ospitato l’atteso live da "sold out" di Giusy Ferreri.
Atmosfere House, electro e non solo, dunque, per la lunga noche scandita dalle miscele inconfondibili di Colle e i ritmi ipnotici di Meyer, che di sicuro catalizzeranno le attenzioni dei tanti ospiti del ritrovo di Bacoli fino alle prime luci dell’alba.
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BIO JONATHAN MEYER
Jonathan Meyer è oggi fra i musicisti più interessanti e promettenti della scena europea della “house music”. Appassionato di musica sin da piccolo, Jonathan, a soli 6 anni, comincia a suonare la batteria nella chiesa dove suo padre fa il pastore protestante. Dopo un primo percorso da autodidatta, consolida i suoi studi con il maestro Gianluca Garcia, e a 17 anni è già turnista per i concerti del “Big Mama”, noto locale di musica Blues e Jazz di Roma. Jonathan entra dunque in contatto con i ritmi del Blues, e con la forte influenza del Funk, che rispecchia un lato del suo animo artistico. Il 2000 è un anno di cambiamenti: le percussioni diventano la nuova sfida di Jonathan, e nel novembre dello stesso anno lo accompagnano al suo debutto nella House Music, al “Pascià” di Riccione, dove si esibisce per la prima volta, insieme al resident dj Massimiliano Beca.
Nel 2001 poi c’è l’incontro con il dj Frank’o Moiraghi, che lo porterà ad esibirsi in Svizzera, al “Last Club” ed al “Love”, e in vari club d’Italia.
E’ con la collaborazione del dj Luca Schivo, la vocalist Tanya Monies e la travolgente creatività di Jonathan che nasce un progetto musicale: “Tribal Experience”, che nel 2003 viene pubblicato e distribuito in tutta Europa dall’etichetta discografica Tambour. Il primo disco realizzato dal percussionista vende più di 10.000 copie, ed il successo è così impetuoso che il dj Jessy Garcia ne cura il remix, e lo fa stampare dall’etichetta spagnola Tribal Spain, remix che sarà poi ai vertici delle classifiche in Spagna.
“Tribal Experience” è tutt’oggi punto di riferimento della Tribal House europea.
Sempre nel 2003, dopo l’uscita del disco, Jonathan conosce Stéphane Rochet (agente di artisti come Patrick king, coreografo e ballerino del “Cirque du Soleil”), che diventa suo manager, e lo porta ad eventi come i party per la presentazione della “Fiat Idea” e della “Mini Cooper”, e lo introduce nel club di sua proprietà: l’”Hulalà” NIP club di Roma. Jonathan diventa resident all’”Hulalà”, avendo l’opportunità di suonare con numerosi dj guest di fama internazionale, ad esempio il canadese Alain Vinet, dj e direttore artistico dell’etichetta Cirque du Soleil.
Sull’onda del primo successo Jonathan Meyer forma gli Union Funk, coinvolgendo i dj D’Andrassi e Schivo, dai quali prende vita “Tribal Experience 2” (2003), lavoro che verrà remigato dai “Phunk Investigation”.
Sono sempre gli Union Funk che nel 2004 pubblicano “Tribal Experience 3”, altro successo inserito, fra l’altro fra i brani del dj-set di Bob Sinclair, mentre la dub-version del disco arriva fino al dj-set di Satoshi Tomiie. Il 2004 è anche l’anno in cui Jonathan viene contattato per remixare con gli Union Funk un famoso successo dei “Simple Minds”: “Alive and Kicking”, distribuito dall’etichetta Absolutely dei “Funk Investigation”.
L’anno successivo i dj D’Andrassi e Schivo, lasciano Union Funk, marchio che comunque oggi accompagna Jonathan Meyer come artista solista. Nel 2005, dunque, comincia la collaborazione con Verardo e Ricci, che porterà all’uscita del disco “Believe”, con la vocalist Wendy Louis, singolo pubblicato dalla Tambour. A questo punto Jonathan inizia a lavorare a pieno ritmo ad un nuovo progetto musicale, diverso dai suoi lavori precedenti: tornato alle sue origini funk nasce l’idea per un album Chill-Out.
Nel frattempo c’è la rottura con il manager Stéphane Rochet, ma si aprono nuovi orizzonti per Jonathan quando entra in contatto con Maurizio Clemente, proprietario dell’etichetta discografica Kernel ed Equal, il quale diventa suo nuovo manager ed editore. E’ con la Kernel, infatti, che Jonathan pubblica il suo album Chill-Out, “Tribal funk” composto da 11 brani dove si fondono, appunto, funk e sonorità tribali.
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