Tariffa bioraria energia elettrica: non è così conveniente come si crede

Si riaccende la polemica sulla reale vantaggio della tariffa bioraria. Il boom della produzione da rinnovabili inverte lo schema della convenienza.
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Milano, (informazione.it - comunicati stampa - energia) Per anni i consumatori hanno modificato le proprie abitudini riguardo all'utilizzo dell'energia elettrica in base alla suddivisione fra tariffa monoraria e bioraria. Quest'ultima consente di spendere meno, a patto di consumare principalmente la sera e nei weekend? È davvero così conveniente?

La polemica si è riaccesa in questi giorni, considerando l'impatto che la produzione di energia da rinnovabili ha sui costi delle forniture domestiche. Il risparmio promesso non è più tanto semplice da ottenere perché, proprio nelle fasce serali, ovvero quando aumentano i consumi, le fonti tradizionali – a gas, termoelettriche o a combustibili fossili – intervengono a coprire il fabbisogno (difficile soddisfare la richiesta col solare, ad esempio, quando il sole non c'è).

Mettere in funzione le centrali a intermittenza ha un costo sempre più alto, che gli operatori come Enel, Sorgenia e molti altri devono necessariamente ripagare alzando il costo dell'energia. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha infatti rilevato aumenti più cospicui proprio nella fascia dalle 17 alle 21 (+30% nell'ultimo quadrimestre del 2011), mentre i rincari sono stati più contenuti nelle ore diurne, quelle in cui si concentra la produzione da fotovoltaico.

La differenza sarà avvertita principalmente dalle famiglie che hanno una tariffa bioraria del servizio di maggior tutela, e dalle industrie che hanno spostato grossa parte dei loro consumi durante la notte. Non ci saranno forti ripercussioni, invece, su chi ha attivato una tariffa monoraria oppure ha optato per una tariffa flat del mercato libero.

Tuttavia il problema dev'essere risolto: l'Aeeg ha infatti allo studio una rimodulazione delle fasce orarie che riporti una reale possibilità di risparmio per i consumatori. Dalla divisione per orari, ad esempio, si potrebbe passare a quella per quantità di energia consumata in ogni momento della giornata, in modo da avere tre fasce: “ore di punta”, “ore intermedie” e “ore fuori punta”.
Ufficio Stampa
Arina Drucioc
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