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Arte e Cultura

Macerata Opera Festival "Turandot" di Giacomo Puccini, con la regia di Paco Azorin e la direzione d’orchestra di Francesco Ivan Ciampa

Omaggio a Puccini e riflessione sul tempo e sulla storia
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

 

  Turandot, l' opera ultima di Puccini, incompiuta, sospesa come il tempo storico al quale appartiene, ha, allo Sferisterio, un finale inedito: sul muro di fondo viene proiettata l’immagine di Puccini, con data di nascita e morte, poi le luci si riaccendono e coro e solisti intonano il motivo finale “O sole! Vita! Eternità!”. Omaggio a Puccini, riflessione sul tempo e la storia.

Turandot, l'opera ultima di Puccini, incompiuta, sospesa come il tempo storico al quale appartiene, nel nuovo allestimento, a questa 60ª edizione del Macerata Opera Festival, con la direzione artistica di Paolo Gavazzeni, che ha anche curato, con Floriana Tessitore, un volume celebrativo dell’anniversario del compositore.

La regia e le scene sono del catalano Paco Azorìn che, da subito, costruisce con questa Turandot un tempo di denuncia : la sua visione è quella di una e propria denuncia sociale:

"Turandot , nourrir les âmes" (nutrire le anime) che coinvolge un numero ampio e diversificato di persone, tutte, in vario modo, svantaggiate: persone con bisogni speciali, disabili, rifugiati, immigrati, senzatetto e anziani che si riuniscono, da subito, come un tutt'uno per vivere l'esperienza immersiva di realizzare un'opera tutti insieme, "il popolo di Pechino".

La risaia diventa allora lo spazio teatrale in cui tutti i sentimenti umani – odio, passione, lealtà, vendetta, potere, speranza, sacrificio, catarsi finale – vengono sublimati attraverso la potente musica di Puccini.

Paco Azorin e il suo eclettico team creativo (composto da 6 persone, ovvero scenografo, costumista, luci, video designer, coreografo e drammaturgo), sono noti per aver infranto i confini delle produzioni operistiche. Per loro, l'opera è " uno strumento di trasformazione sociale e di inclusività".

In breve: cancellare il pregiudizio elitario sull'opera.

Nello spazio immenso, unico dello Sferisterio, tutto risulta molto visivo, a volte controverso, ma sempre coerente, poetico e indirizzato ad un forte messaggio politico e sociale. Movimenti di massa (pianificati ed elaborati con cura), costumi, effetti di luce, proiezioni video: tutto lavora insieme per moltiplicare il messaggio da trasmettere al pubblico.

Se, come il finale dell 'opera ci impone, torniamo a Puccini, e a Turandot, l'ultima sua opera lirica, pensata e costruita quando il maestro ha la diagnosi del suo male: ancora, forse , un anno di vita per de-finire la sua ultima creazione.

Il finale doveva essere eclatante, ne mancavano ancora tre quadri, gli spartiti fermi accanto al letto, sofferti, tra due mondi, quello suo e quello che avanza ed esige altri modi espressivi.

Puccini non riesce a fare il grande salto, muore senza un finale per Turandot. Tanti maestri si sono poi adoperati per completare "la bella favola". Ma, in scena, quando tutto sembra una vittoria e il Principe canta "vincerò", la schiava fedele si uccide ed il maestro muore: l'imprevisto della vita si fa largo, spazza via la fiaba e la realtà si imposta con il secolo che muore.


Sulla parete dello Sferisterio "Puccini è morto"(Toscanini, San Carlo, Napoli, 1926).

L'imprevisto che oggi comanda il vivere ci prospetta una visione del mondo che, come nell'assurdo, ci fa vivere tra due mondi, tra le regole del vecchio e l'mprevedibile del nuovo.

E noi, siamo in grado di supportarlo? Una lezione di vita da una opera immortale.

A fronte di tale complessità. la scelta nella esecuzione musicale del direttore Francesco Ivan Ciampa tende a dilatare i tempi della partitura , quasi ad allungarne gli spazi e consentire la comune riflessione.

Nel cast Olga Maslova (Turandot) si conferma ottima cantante: sia negli acuti che nel fraseggio.
Ruth Iniesta è una Liù vibrante, una voce trasparente, perfetta per il suo ruolo.

Completano il cast Angelo Villari nei panni di Calaf, Riccardo Fassi, un Timur di ottima presenza vocale e scenica, e le tre maschere di Lodovico Filippo Ravizza (Ping), Paolo Antognetti (Pang) e Francesco Pittari (Pong).

Ottima la prova di Alberto Petricca (il Mandarino), di Christian Collia (L’imperatore Altoum) e Mauro Sagripanti (Il principino di Persia).

Il coro, istruito da Martino Faggiani, risulta, al solito, molto positivo, così come gli emozionanti Pueri Cantores “D. Zamberletti”, guidati da Gian Luca Paolucci. Positiva, pure la prova della Banda Salvadei.
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Macerata Opera Festival 2024
TURANDOT
Opera in tre atti e cinque quadri.
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini
versione originale incompiuta.

La Principessa Turandot Olga Maslova
L’Imperatore Altoum Christian Collia
Timur Riccardo Fassi
Il Principe ignoto Angelo Villari
Liù Ruth Iniesta
Ping Lodovico Filippo Ravizza
Pang Paolo Antognetti
Pong Francesco Pittari
Un mandarino Alberto Petricca
Il Principino di Persia Mauro Sagripanti

Form – Orchestra Filarmonica Marchigiana
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Coro lirico marchigiano “V.Bellini”
Maestro del coro Martino Faggiani
Pueri Cantores “D. Zamberletti”
Maestro del coro Gian Luca Paolucci
Banda Salvadei
Regia e scene Paco Azorìn
Movimenti scenici Carlos Martos de la Vega
Video e luci Pedro Chamizo
Assistente alla regia Riccardo Benfatto
Assistente alla scenografia Laura Perini
Costumi Ulises Mérida

Nuovo allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio
in coproduzione con l’Opéra Grand Avignon

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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