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Arte e Cultura

"Don Giovanni" con ARTURO CIRILLO, spettacolo prodotto da MARCHE TEATRO, apre la Stagione di prosa 2024/25 di ANCONA

Al Teatro Delle Muse, dal 31 Ottobre al 3 Novembre 2024 e, successivamente, in 22 teatri italiani
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

 

 Arturo Cirillo porta in scena Don Giovanni dove intreccia il testo di Molière con il libretto di Da Ponte e la musica di Mozart e non solo.
La produzione è di Marche Teatro in coproduzione con Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro Fondazione -Teatro Nazionale, adattamento e regia di Arturo Cirillo, con Arturo Cirillo e con (in o.a.) Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini, scene di Dario Gessati, costumi di Gianluca Falaschi, luci di Paolo Manti, musiche di Mario Autore.

Lo spettacolo apre la Stagione di Marche Teatro ad Ancona al Teatro delle Muse dal 31 ottobre al 3 novembre e poi sarà in scena in 22 prestigiosi teatri italiani.
Arturo Cirillo ha deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una “drammatica leggerezza”. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile.
_Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne. 

Note di regia
«La mia passione per il personaggio di Don Giovanni – scrive nelle note il regista – e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Hamm e Clov di Finale di Partita, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli, come sicurante vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, epoca in cui frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma».
«Uno storico insegnante di Storia della Musica, Paolo Terni – prosegue ancora Cirillo – ci fece lavorare proprio sul “Don Giovanni” e in una forma che potrei definire di “recitar-cantando”, in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Lorenzo Da Ponte (bellissimo per poesia, musicalità e vivacità, ma anche perché - e non lo dico solo io - è una delle opere più alte, dal punto di vista linguistico, della letteratura italiana). Oltre al libretto dapontiano recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart, con i suoi ritmi e le sue melodie. E in quella occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali), questa danza disperata, ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino (o come direbbe Amleto: “al presentimento”) mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza.
Negli anni successivi (come chi conosce un po’ il mio teatro sa) tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière, quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière, appunto, che il libretto di Da Ponte. Anche il discorso musicale da tempo, o forse da sempre, mi coinvolge, e quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una drammatica leggerezza».
«Poi – sottolinea e conclude il regista e attore – c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile. Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne».(Arturo Cirillo).


Note sulle scene di Dario Gessati

Lo Spazio ideato per questo Don Giovanni vuole, innanzitutto, raccontare un luogo di passaggio, una linea di delimitazione tra concreto e sospensione, tra reale e infernale magico. Queste due differenti condizioni sono apparentemente distanti e separate da un muro “pulsante”, labirintico e ossessivo che ne vuole alimentare la perdizione, lo sconcerto e lo smarrimento.
Un’architettura fatta di antri, pertugi e nascondimenti che si svelano nelle nebbie crepuscolari di lastre e scalinate marmoree e monumentali ma, al tempo stesso, lugubri e funerei, un “interregno in cui si verificano i fenomeni morbosi più svariati.” L’atmosfera scenografica vuole, infatti, vagamente raccontare i complessi cimiteriali, popolati di sculture, lapidi, cappelle e sepolcri senza però descrivere naturalisticamente i luoghi bensì, l’inquietudine. Un’atmosfera livida che s’ispira ai pittori simbolisti come Arnold Bocklin o ai romantici tedeschi come Caspar David Friedrich. Due sculture, di spalle, “amoreggiano” guardando il loro destino oltre i cipressi.
Note sui costumi di Gianluca Falaschi
Con Arturo abbiamo deciso che la natura tecnica ed estetica della scena dovesse essere evidentemente lirica, barocca nei movimenti frenetici ma da “utilizzare” in senso fortemente teatrale in cui gli attori, muovendocisi dentro, vengono inghiottiti, trascinati e nuovamente rigettati in un groviglio emotivo e ritmico oscuro, distorto.
I costumi di Don Giovanni non sono solo abiti, ma un’eco della sua stessa esistenza, un mantello nero che avvolge e sprofonda nell’abisso della sua coscienza. Nero su nero, lutto su lutto, pensiero su pensiero: ogni piega del tessuto è un’ombra, una risonanza che danza con lui al suono eterno di Mozart. Come specchi deformanti, i costumi riflettono l’inquietudine dell’uomo, il vuoto della solitudine, e l’incessante fuga da sé stesso. Il Settecento, in questa visione, non è che un simulacro, una statua eretta sulla coscienza colpevole, immobile di fronte alla sua disfatta. Don Giovanni è qui, vestito di sangue, che affronta un esercito armato di lutti e perdite, muovendosi in un teatro lirico e prosaico insieme, dove ogni gesto è un passo di addio.


Note sulle musiche di Mario Autore

Quando ci si avvicina a un classico così radicato nella memoria qual è il Don Giovanni, che sia nella prosa di Molière o nella musica di Da Ponte - Mozart, si rischiano due derive alternative: l’eccessivo allontanamento o la involontaria riproduzione identica. Ho tentato di costruire una drammaturgia musicale che a partire dall’intersezione tra le due opere ne costituisse alla fine una terza nuova e integrata. Obiettivo primario è stato riportare Mozart nella sua essenza, senza snaturarlo e provando a lasciare intatto il piano emotivo e il teatro sentimentale che allestisce a livello armonico, ritmico e melodico. Al contempo ho avuto la necessità di individuare un suono che si allontanasse sufficientemente dalla matrice operistica e che sposasse la vitalità di Molière, la lettura registica e la verve scenica di Arturo Cirillo e infine la comprensione musicale del pubblico contemporaneo. Una strada mi è stata indicata, neanche a dirlo, da Mozart stesso e dalla sua intuizione di utilizzare un’orchestrina di fiati in scena nel finale del II atto dell’opera. Strumenti aerei e leggeri, acuti e penetranti per accompagnare la discesa agli inferi del più perdonato dei peccatori. Inoltre volevo che si percepisse la vivida carnalità di una musica eseguita dal vivo. Ho deciso quindi di adattare tutti i brani per un ensamble già attivo nella musica dal vivo: l’orchestra Topica, il cui sound, vitale e narrativo, mi sembrava perfetto per l’operazione. Gli interventi sulla partitura sono stati limitati al massimo e tutti funzionali alla messinscena. Piccole deroghe sono state fatte per l’appunto per accompagnare la musica abbastanza lontano dall’ originale e abbastanza vicino a Molière e ai giorni nostri.


Inaugurazione Stagione 2024|2025
Teatro delle Muse, Ancona

dal 31 ottobre al 3 novembre
DON GIOVANNI
da Molière, Da Ponte, Mozart
adattamento e regia di Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo
e con (in o.a.)
Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta Giacomo Vigentini

Personaggi e Interpreti
Don Giovanni Arturo Cirillo
Sganarello Giacomo Vigentini
Donna Elvira Giulia Trippetta
Donna Anna Irene Ciani
Don Ottavio Francesco Petruzzelli
Don Luigi Rosario Giglio
Masetto Francesco Petruzzelli
Zerlina Irene Ciani
Un povero Francesco Petruzzelli
Commendatore Rosario Giglio
Signor Quaresima Rosario Giglio
Ragotino, lacchè di Don Giovanni Francesco Petruzzelli

scene di Dario Gessati
costumi di Gianluca Falaschi
luci di Paolo Manti
musiche di Mario Autore

assistente alla regia Mario Scandale
regista assistente Roberto Capasso
assistente scenografo Stefano Pes
costumista collaboratrice Anna Missaglia

musiche registrate da Orchestra Topica:
Davide d'Aló (clarinetto), Roberto Dogustan (chitarra sette corde), Gibbone (pandeiro),
Francesca Diletta Iavarone (flauto traverso), Davide Maria Viola (violoncello), Joe Zerbib (trombone)

produzione
MARCHE TEATRO_Teatro di Rilevante Interesse Culturale
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Teatro Nazionale di Genova,
Emilia Romagna Teatro Fondazione -Teatro Nazionale

www.marcheteatro.it/produzioni/don-giovanni



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