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UdinJump e Università di Udine, lo sport e la disabilità, la ricerca che racchiuderà i dati del settore.

UdinJump Development, ha attivato una collaborazione con il professor Claudio Melchior, Professore Associato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Udine, diretta a comprendere in maniera più scientifica il campo di applicazione dell’inclusione sociale tra sport e disabilità.
UDINE, (informazione.it - comunicati stampa - sport)

Nell’àmbito del ritorno d’immagine e dell’attenzione mediatica, analogica e digitale, UdinJump Development, per il tramite di Eliseo Rainone, full stack marketer e professionista specializzato nello studio dei big data digitali, ha attivato una collaborazione con il professor Claudio Melchior, Professore Associato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Udine, diretta a comprendere in maniera più scientifica il campo di applicazione dell’inclusione sociale delle persone con disabilità nel mondo sportivo. Un obiettivo evidentemente complicato e, nella realtà dei fatti, mai perseguito dai tanti attori del sistema.

“L’argomento – spiega il professor Melchior – è l’intersezione tra mondo dello sport e mondo della disabilità: tanti ne parlano, anche in Italia, tanti se ne occupano, ma la realtà è che è un ambito che sconta un problema importante. Le attività di inclusione sono molte, ma alla base di tutto esiste la fondamentale lacuna dell’assenza quasi totale di numeri che definiscano il tutto. In sostanza: non sappiamo di quante persone si stia parlando, non conosciamo l’entità, pur a grandi linee, del fenomeno e non possiamo conoscere i confini dentro i quali si possa strutturare ed organizzare ogni tipo di iniziativa. In poche parole, nessuno ha mai contato il numero di persone disabili che, potenzialmente, possono accedere a questo ambito. Tanti hanno piccoli e specifici studi nel proprio settore e segmento organizzativo, riferito al proprio ristretto territorio di disabilità, peraltro tutte rilevanti e meritorie, senza dubbio. Manca completamente il numero complessivo, sistematico ed integrato, dal quale dovrebbe partire tutto: in questa situazione, ogni singola iniziativa è fine a se stessa”.

Il lavoro d’assieme con UdinJump in cosa consiste?

“Eliseo Rainone ha la possibilità di analizzare determinati big data sulla rete e ha messo a disposizione questa competenza per ricavare stime sul fenomeno. Da accademico dell’Università di Udine, ho fatto un altro tipo di ricerche, parallele ed integrate a quella di Rainone, per sondare il mondo della disabilità in generale e nello specifico il suo rapporto con lo sport. Il tutto per iniziare a progettare politiche di inclusione più efficaci. Tante sono le cose da fare, però vogliamo innanzitutto esplicitare il fatto che conoscere il numero di ragazzi con disabilità che hanno bisogno dello sport, e quale sport, per migliorare la loro vita, è un dato basilare per comprendere il fenomeno. Per riuscirci appieno, servirebbe un coinvolgimento più attivo di Istituzioni e mondo delle Associazioni. La Politica parla spesso del mondo della disabilità: molto spesso, però, lo fa in termini di auto-promozione e auto-celebrazione, in ogni caso, molto astratti”.

Le finalità del lavoro e i risultati attesi?

“L’obiettivo è coinvolgere le Federazioni Sportive e, grazie al loro interesse, avere più efficaci risorse, intese non come soldi, ma come dati e riferimenti digitali, come quelli messi a disposizione da Rainone, sui quali lavorare e sul quale costruire mappature del fenomeno. Nell’ambito di UdinJump, siamo andati a ricercare quali siano, nella comunità delle persone disabili, l’importanza e l’impatto dello sport nella loro vita, in senso generale. Sono stati analizzati la rete e i forum pubblici dedicati per iniziare a quantificare la “domanda”. I risultati emersi sono solo tendenziali e parziali: proseguiamo nell’opera di sensibilizzazione della necessità di capirne molto di più. Ci siamo resi conto che la domanda di inclusione c’è ed è reale. E il principale risultato che abbiamo al momento è dunque la constatazione della mancanza di numeri precisi del fenomeno, che sarebbe necessario conoscere per progettare i futuri interventi con efficacia. Sono stati fatti molti passi avanti in questo campo, in Italia e nel mondo occidentale. Però questi risultati riguardano molto gli atleti “di grido”, che vincono medaglie o fanno imprese eccezionali, e troppo poco i ragazzi e le ragazze che, per convivere al meglio con la loro disabilità, hanno bisogno dello sport di base, quello fatto lontano dai riflettori. In questo campo ci sono per fortuna molte eccezionali Associazioni che fanno miracoli, ma manca un approccio integrato ed è necessario lavorare parecchio per colmare la lacuna. Con l’aiuto specifico delle Federazioni Sportive e delle Associazioni Sportive, si può pensare di proseguire più efficacemente”.

nella foto:

Dir. Generale Mario Gasparetto,

Pres. UDJ Massimo Patriarca (e Fidal Udine),

Prof. Claudio Melchior (UniUd),

Dir. Marketing Eliseo Rainone,

Uff. Stampa Francesco Tonizzo

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