Umano, antiumano. Scenari attuali del post capitalismo
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L'identità politica e la sovranità territoriale dell'Italia sono naufragate da tempo nel vortice delle direttive del globalismo atlantista.
La classe politica italiana è composta da esponenti scelti direttamente da poteri esterni che rispondono a interessi sovranazionali. Oppure, qualora siano eletti attraverso la rappresentanza dei partiti, non riscuotono comunque né consenso né credibilità perché la loro azione resta subordinata alle compatibilità della geopolitica dominante. Restano pochi margini per una vera politica degli interessi nazionali in linea con la tradizione dello Stato di Diritto Costituzionale.
In generale si assiste alla scomparsa di un agire politico incentrato sulle istanze storiche, etniche e culturali dei popoli, com'è sempre stato nel passato, per un quadro di pura gestione del comando sulla base degli interessi privati e totalitari di élite mondiali, transnazionali, legate alla finanza delle multinazionali. Il quadro di decisione e comando oggi non ha bisogno di alcuna forma di legittimazione democratica intesa nel senso tradizionale. L'autonomia del politico prevale su ogni mediazione sociale tra capitale e lavoro e travalica ogni esigenza di legittimità. Un’élite di cannibali ha messo in atto un colpo di stato mondiale e si autoproclama Nuovo Ordine Unipolare. Tecnicamente si delinea il quadro identitario di fascismo che storicamente evidenzia il vero volto del capitalismo in crisi. Il consenso che veniva estorto attraverso i tradizionali sistemi di subordinazione economica, energetica e produttiva, si muta in esplicito asservimento biopolitico attraverso l'uso della digitalizzazione, della manipolazione cognitiva dell'informazione e con il ricorso cronico a stati di emergenza sociale indotti come pandemie, terrorismo e guerra. Un potere perverso, che pretende di essere immateriale, onnipotente e teocratico pianifica le più assurde velleità di creazionismo eugenetico, di mutazioni OGM in un delirante programma di integrazione tra Carne umana, Mostri e Macchine. Pur di negare l'evidenza storica della crisi mortale del capitalismo (come accade nel delirio di psicosi narcisista), teorizza in inversione proiettiva la fine storica dell'uomo e dell'umano! Cambia il mondo e l'Altro per non riconoscere di essere l'errore. Chiama tutto questo Transumanesimo. Per attuarlo fa appello alle perversioni diffuse nella nevrosi sociale, aizza conflitti di genere, inaugura e incoraggia nuove psicopatologie, promuove rassegne di false trasgressioni funzionali al potere. Disumanizza sapendo di distruggere per soli fini di imperio. Altera, confonde e crea distopie.
Questa tendenza del capitalismo post liberista è già post-capitalismo, segna la fine di un modello epocale. Ha carattere mondiale ma assume i caratteri estremi della dittatura unipolare nell'Occidente a conduzione giudaico oligarchica e cristiana. Sì contrappone apertamente alle istanze laiciste e libertarie della tradizione razionale ellenista, filosofica, democratica e umanista.
Distorce gli sviluppi quantistici della conoscenza per i propri fini di governo; nasconde l'attualità dei grandi temi che riguardano l'interazione tra l'uomo e l'ambiente secondo le dinamiche olistiche di energia e materia e le evidenze di sincronicità ed entanglement. Un potenziale umano straordinario che dovrebbe rilanciare la centralità del soggetto anziché la sua riduzione a oggetto di manipolazione industriale.
Nel panorama internazionale i conflitti geopolitici in atto sono generati da forme di resistenza identitaria dei paesi in via di forte espansione produttiva e sociale, che non accettano di sciogliere le forti connotazioni storiche, di cui sono ancora custodi, in un unico calderone unipolare a conduzione Usa e sionista. La progressiva espansione dei Brics cerca di estendere il progetto di un ordine mondiale che rispetti la multipolarità degli interessi e delle identità di appartenenza in un sistema di scambi garantito da regole comuni e certe.
È sorta una lotta senza quartiere che non lascia prevedere quale sarà l'effettivo livello di distruttività generato dall' inconciliabilità dei due modelli. Lo scontro è in atto ed è solo l'inizio; ricalca l'antica aporia tra assolutismo dell'incesto e del potere autistico contro la Polis della convivenza sociale nel rispetto delle differenze come risorsa di sistema. Il confronto è tra il deforme privato e l'emancipazione sociale, tra il Minotauro e Teseo, tra Polifemo e Ulisse, tra gli ignavi delle Caverna di Platone e l'uomo nuovo che dovrebbe nascere alla luce della trasparenza telematica.
In questo quadro attuale e desolante, che corrisponde alla critica delle peggiori prefigurazioni della deriva imperialista già espresse dal marxismo, ciò che risulta oggetto di massima negazione è proprio la centralità umana quale causa e scopo dell'agire economico, politico e culturale da parte dei centri di potere codificati. Si apre un enorme scenario di riflessione soprattutto riguardo alla insondabile dialettica tra le masse ed il potere nei periodi di cambiamento epocale: se cioè sia realmente possibile che una esigua minoranza di individui riesca a dominare a proprio piacimento i destini della restante umanità o se invece vi siano dinamiche più complesse che periodicamente introducono cicli di riflusso reazionario, piuttosto che di rivolte, nella percezione e nel comportamento delle masse popolari in determinati periodi storici.
Ciò che oggi sarebbe auspicabile è dunque la ripresa di una discussione ampia sul significato dell'identità umana stretta tra creazionismo transumanista ed evoluzione tecno-scientifica in una corretta relazione con la natura e l'ambiente. È tanto attuale, quanto temuta, la prospettiva di un rilancio del Comunismo, prima ancora che come metodo, come habitat morale di un sistema di risorse comuni in cui riconoscersi nei parametri di appartenenza, di rispetto, di relazioni e di scambi; il tutto in consapevole opposizione alla tendenza centripeta, monadica e autistica di un automatismo privato del potere teocratico.
È anche giunto il momento di riadeguare l’analisi delle dinamiche del reale e del politico. Oggi si discute in termini di critica all’economia politica se sia il capitale a gestire la guerra come economia della crisi di valorizzazione del saggio di profitto e della crisi di sovrapproduzione di capitali o se sia l’ineluttabilità della crisi che ciclicamente porta al Grande Reset della guerra universale, al Diluvio Atomico come già annunciato dai conflitti del secolo scorso. In ogni caso bisogna riconoscere che in queste dinamiche di forte alienazione del senso comune contro l’istinto di protezione della specie umana e di oggettiva perversione del sistema di governo da parte delle élite mondiali vi è in realtà ben poco di razionale o di logico che possa giustificare il prevalere di tanto cinismo e distruttività sui “normali” fini di utilità di un sano agire economico e produttivo. Più che di razionalità finalizzata bisognerebbe prendere atto di una natura biblica, teologica, perlomeno emotiva, del Moloch che sottende alle più tragiche scenografie della storia. Vogliamo ricordare che la conduzione della finanza multinazionale e globalista ha una chiara e dimostrata ideologia sionista, cioè connotata “culturalmente” in senso ideologico teocratico? C’è qualcosa, per esempio, di razionale nella ferocia settaria dello sciovinismo israeliano?
Insomma, ciò che manca alle tradizionali analisi del buon senso storicista ed economico è la consapevolezza che le ragioni profonde dell’agire umano, in particolari ambiti del potere conservatore e reazionario, obbediscono più ad istinti di possessione, di legame e di controllo fini a se stessi e non giustificati da nessun altra ragione di necessità o di utilità. L’accumulo del denaro e la produzione di capitali come mero strumento di dominio è una perversione, una volontà di potenza segno inequivocabile di una realtà di immaturità e impotenza. L’elaborazione del Super Uomo al posto del Super Io, per citare il limite evolutivo dell’impotenza in Nietzsche rispetto alla corrispondente dinamica di formazione dell’Io in Freud. Questa volontà di pre-potenza delinea l’esistenza certa di una razza di vampiri ma al tempo stesso pone anche la questione simmetrica delle risorse reattive che una società è in grado di mettere in campo per difendere e salvaguardare la sopravvivenza della specie nel rispetto dell’individuo e dei rapporti umani con i propri simili e l’ambiente.
Che l’economia e la politica dello Stato in particolare siano funzione della soggettività umana, nella fattispecie del pos-sesso famigliare, fu una grande, geniale intuizione del marxismo nell’analisi di Engels in Origine della Famiglia, della Proprietà Privata e dello Stato. Cioè l’economia è un prodotto degli affetti domestici e interagisce con questi in un rapporto dialettico costante. L’analisi di Engels pone la questione in termini dinamici corretti ma le conclusioni sulla natura “patriarcale” della forma capitalista dello sfruttamento risentono di certo della mancanza di una adeguata formazione psicoanalitica che in quegli anni era ancora agli esordi. Altri hanno rilevato come l’Oikos e l’economia domestica ruotassero intorno ai bisogni della riproduzione sessuale nel mammifero umano prima ancora che intorno alla produzione dei beni nei rapporti sociali. Nell’economia affettiva quantistica l’elemento femminile, e materno in particolare, è centrale, addirittura egemone sul piano di produzione causale dell’irrazionale che sottende ai destini umani e sociali; soprattutto governa le funzioni archetipiche di legame, di sangue, di razza, di appartenenza etnica e religiosa.
Su questi temi c’è molto da spiegare, soprattutto negli ambienti della sinistra storica che sono a digiuno di ogni forma quantistica, emotiva e generativa della soggettività umana. Una consapevolezza che invece non sfugge alla programmazione della manipolazione messa in atto dal capitale. Non a caso la contraffazione cognitiva e mediatica di questi ultimi decenni è tutta tesa a minare alla base la differenza sessuale, criminalizza il maschile in quanto tale e maschilizza il femminile, confonde lo sviluppo delle identità nelle giovani generazioni, impone in modo pianificato ed esteso nelle istituzioni modelli affettivi, culturali e di identificazione perversi tesi a depotenziare il soggetto umano e a nevrotizzarlo in una prospettiva di manipolazione eugenetica e digitale, tendenziale oggetto di dipendenza irreversibile da adibire in linee di produzione industriale.
In altri termini l’analisi marxista deve rivedere tutta la connessione dialettica tra razionalità della struttura economica e irrazionalità della sovrastruttura dell’economia affettiva e culturale. Altrimenti non capiremo mai l’intima connessione che si realizza nei processi evolutivi tra vittime e sfruttatori, tra capi e gregari; tra pecore e pastore, per dirla nei termini del luogo comune giudaico cristiano.
Parliamoci chiaro: bisognerà vedere fino a che punto le masse, di cui è anche composta la soggettività umana, decideranno di scegliere tra un istinto regressivo di sottomissione e dipendenza sotto un potere di delega genitoriale (sudditi di un élite di "famiglia reale", Matrix), oppure accetteranno di confrontarsi con le sfide verso il nuovo e l'ignoto che l'inopinata libertà dello sviluppo umano apre ormai come ineludibile scenario.
Bisogna interrogarsi sulla capacità dell'uomo di pensare il progetto dell'esistenza oltre gli eccessi del moderno che obbedivano ad istinti reattivi verso secoli di patimenti per la pura sopravvivenza. Oggi l'uomo deve affrontare il rischio inedito di progettare il futuro sulla base del Desiderio non più solo come reazione-soddisfazione del bisogno! Lo sviluppo del potenziale tecnologico impone di non temere la Libertà come rischio e arbitrio di saggezza.
Ma l'uomo sa davvero desiderare e prefigurare un reale al di fuori degli atavici istinti di immaturità, dipendenza ed autodistruzione, oltre la pulsione di morte, far prevalere il principio di piacere? Abbiamo gli strumenti di conoscenza, di individuazione, di consapevolezza e di emancipazione che ci permettano di superare il bisogno di dipendenza e di sottomissione all’attuale egemonia del principio di potere?
Se dobbiamo prendere atto del paradosso che contrappone l'enorme livello di regressione e imbarbarimento del panorama sociale odierno all’altrettanto enorme potenzialità tecnologica di cui disponiamo, la risposta è ancora tutta da ideare. Niente di meno, questo è il compito che ci attende e che dobbiamo affrontare.
(in foto scena del film Metropolis del 1927 diretto da Fritz Lang)
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Sergio Martella è Psicologo Psicoterapeuta con indirizzo analitico, specializzato in psiconcologia e ipnosi, già docente di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chiururgia di Padova; autore di pubblicazioni scientifiche, cultura sociale e saggi di divulgazione analitica.
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