Arte pubblica a Borbiago con Alessandro Ferri (Dado) e Gruppo Veritas

Alessandro Ferri ha trasformato la torre piezometrica di Borbiago, frazione del Comune di Mira (Venezia), in un orologio a funzionamento solare. L'intervento, promosso dal Gruppo Veritas, sarà presentato il 29 novembre 2023 alle ore 11.
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Mira, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

È del Gruppo Veritas la più grande meridiana a terminatore d’ombra (orologio solare senza gnomone) d’Europa, realizzata dall’artista Alessandro Ferri (Dado) a Borbiago, frazione del Comune di Mira (Venezia).

Alessandro Ferri ha trasformato la torre piezometrica in un orologio a funzionamento solare: per realizzare questo intervento monumentale di arte pubblica si è avvalso delle competenze dello gnomonista Aurelio Pantanali (la “gnomonica” è un termine riferito all’arte di costruire orologi solari), mentre il progetto fin da principio è stato coordinato da Lidia Furlan, responsabile del progetto per l’arredo urbano “#fullcolor”.

La presentazione dell’intervento è prevista per il mercoledì 29 novembre 2023 alle ore 11 nei pressi della torre piezometrica in via Giovanni XXIII a Borbiago, alla presenza del sindaco di Mira, Marco Dori, e dell’artista.

Veritas è la società per azioni a capitale interamente pubblico che fornisce servizi ambientali ai 51 Comuni soci (i 44 dell’intera Città metropolitana di Venezia e 7 della provincia di Treviso), ed è tra le prime dieci in Italia per dimensioni e fatturato. Gestisce l’igiene urbana e il ciclo completo dei rifiuti, il servizio idrico integrato, energy management e produzione di energia da fonti rinnovabili e altri servizi pubblici territoriali.

L’idea di trasformare la torre d Borbiago anche in un orologio solare era stata proposta qualche anno fa a Veritas dall’artista, cogliendo l’occasione della manutenzione straordinaria programmata della struttura, ma il progetto era stato rinviato a causa del periodo Covid.

Dopo la manutenzione, sono bastati quindici giorni per dipingere la superficie della torre, dandole una nuova e inedita connotazione.

La torre di Borbiago è stata costruita tra il 1958 e il 1960, è alta 32 metri e garantisce la distribuzione dell’acqua nella zona.

Il serbatoio, di calcestruzzo armato, si trova a 25 metri da terra, è alto 5 metri, ha un diametro di 12 ed è in grado di contenere 450 metri cubi di acqua (450.000 litri), utilizzati come accumulo e riserva di acqua potabile per l’abitato di Borbiago.

La meridiana a cilindro con terminatore d’ombra

L’aspetto del serbatoio d’acqua di forma cilindrica ha permesso all’artista di utilizzare la sommità della torre come quadrante solare. Le meridiane “comuni”, che troviamo dipinte sulle pareti delle abitazioni, o di edifici storici e religiosi, sono caratterizzate da un’asta, denominata gnomone, la cui proiezione d’ombra permette di effettuare la lettura dell’ora solare. La meridiana a cilindro progettata da Alessandro Ferri, invece, è priva dell’abituale gnomone: l’ombra è sostituita da un “terminatore”, rappresentato da una linea “fittizia”, non tracciata realmente ma data dalla separazione tra la parte in ombra e la parte illuminata. Per meglio comprendere il funzionamento della meridiana di Borbiago all’ingresso dell’area che ospita la torre è stato affisso un pannello che accompagna il pubblico alla lettura dell’ora.

L’esclusività dell’Orologio solare di Borbiago è frutto di una disamina tra l’artista e gli gnomonisti, che hanno contribuito allo studio attribuendo alle ore (da 1 a 12) disegnate da Alessandro Ferri sulla cisterna cilindrica il corretto posizionamento, in base all’incidenza sulla superficie della luce durante il giorno. Il design altrettanto esclusivo dell’opera è frutto della sperimentazione stilistica di Alessandro Ferri, artista a tutto tondo con esperienze di livello in alcune delle più importanti città italiane ed estere, tra cui New York, Parigi, Nanjing, Denver, Miami, Valencia, Roma, Milano, Bologna, Trento, Venezia, Palermo, Napoli.

Per realizzare l’orologio solare di Borbiago, Alessandro Ferri è stato influenzato da tendenze in voga al tempo in cui la torre piezometrica veniva costruita. Ferri specifica che:

«Ogni epoca detta una sua tendenza, uno stile: gli orologi o segnatempo degli anni ‘50 e ‘60, specialmente i modelli classici, erano caratterizzati dagli indici delle ore segnati con numeri arabi dalle tipiche forme morbide. Gli orologi meccanici, così come le meridiane solari, sono ‘anacronistici’, poiché non sono soggetti a obsolescenza. Il trascorrere del tempo, la sua misurazione e gli strumenti a cui ci si è affidati nei millenni, sono anch’essi riferibili a concetti puri, oggetti senza tempo che affascinano l’uomo: motivo di profonda riflessione e fonte di impulso creativo, di argomentazioni e fantasie. Si pensi agli obelischi, alle candele orarie, all’osservazione della volta celeste, agli orologi e alle clessidre ad acqua, fino ad arrivare agli orologi astronomici, a pendolo e meccanici. Tutte queste speculazioni raccontano la necessità atavica dell’uomo di controllare lo scorrere del tempo. La meridiana di Borbiago è frutto dell’incontro e commistione di molteplici discipline: arte, matematica, astrofisica, architettura, storia, filosofia, un’opera trasversale e preziosa, unica per la sua concezione e singolarità».

Sullo stelo della torre, quindi nella sua parte inferiore, campeggia la scritta “Borbiago”, realizzata da Alessandro Ferri con un lettering caratteristico della sua recente ricerca artistica, mentre il cilindro della torre presenta cifre numeriche (da 1 a 12) alte quattro metri, realizzate con lo stesso stile grafico: la lettura dell’ora è quindi possibile anche a distanza. La meridiana solare risulta osservabile a chi percorre l’autostrada A57 provenendo da Padova o dalla Riviera del Brenta, ma anche a chi passeggia lungo gli argini dei canali provenendo da Oriago o dal centro di Mira. La sua posizione di “vedetta” la rende visibile e facilmente raggiungibile.

Lidia Furlan, coordinatrice dell’intervento artistico, aggiunge:

«Un progetto di arte urbana è sempre il risultato della visione corale del luogo. La torre, per la sua peculiarità architettonica, è di per sé un riferimento: vedetta e meta. La torre è un simbolo emblematico: si protende verso il cielo, stagliandosi sull’orizzonte, ma è essa stessa orizzonte. I popoli antichi identificavano nella torre l’elevazione, l’ascesa spirituale. La vista di una torre segnala sempre la presenza dell’uomo, di un centro abitato. La torre serbatoio di Borbiago è un congegno che regola la distribuzione dell’’oro blu’, ma in questo caso regola anche lo scorrere del tempo. Quest’opera rappresenta un’occasione per riflettere sul valore dell’acqua e del tempo, e, contestualmente, è un’opportunità per rinnovare, impreziosire spazi comuni che fanno parte dei nostri orizzonti e del nostro vivere quotidiano».

BIOGRAFIA ARTISTA

Dado - Alessandro Ferri (Bologna, 1975), vive e lavora nel capoluogo emiliano. È tra gli organizzatori di Frontiers, progetto di arte pubblica nato in collaborazione tra il MAMbo e il Comune di Bologna. Tra le sue esposizioni recenti ricordiamo: Pupille, Sentieri d’arte, Cortina 2021; UrbanRoom. Street artisti italiani in mostra – volume 1, promossa da Treccani Campania e INWARD, Napoli (2019); residenza Museo Carlo Zauli, Faenza (2019); Waht do you write?, Colab Gallery, Friedlingen, Germania (2019); Alchemilla, Palazzo Vizzani, Bologna (2019); Ailanto<3, Parco Archeologico dell’Appia Antica, in collaborazione con il MIBAC, a cura di Fulvio Chimento, Roma (2018). Tra le altre mostre segnaliamo: Dado. Sinopie di un writer, Musée de l’OHM, all’interno del Museo Civico Medioevale, Bologna (2014); La Tour 13, progetto ideato e coordinato dalla Galerie Itinerrance e Christian Omodeo di Le Grand Jeu, Parigi (2013)HYPERLINK "http://legrandj.eu/"HYPERLINK "http://legrandj.eu/"HYPERLINK "http://legrandj.eu/"; Biennale di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi, Venezia (2011); Biennale d’Arte di Nanjiing, And_Writer, a cura di Z. Tong, W. Rhee ed E. Battiston (2011); Scala Mercalli, a cura di Gianluca Marziani, Roma (2008); al PAC di Milano partecipa alla collettiva Street Art Sweet Art, a cura di Alessandro Riva, Milano (2007); partecipazione a La famiglia, mostra di Cuoghi Corsello, Galleria Cattelani, Modena (1994).

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