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Arte e Cultura

Al Teatro Arena del Sole, Bologna TONI SERVILLO "Tre modi per non morire"

"Baudelaire, Dante, i Greci" Giuseppe Montesano. "Tre modi per non morire", la performance Servillo/ Montesano si articola attorno a tre poli cardine: Baudelaire, Dante ed i sapienti greci. Tutti questi autori hanno vissuto la nostra stessa vita ma l'hanno saputa cogliere diversamente e ci hanno donato, attraverso le loro opere, delle nuove chiavi di lettura.
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"Tre modi per non morire", la performance Servillo/ Montesano si articola attorno a tre poli cardine: Baudelaire, Dante ed i sapienti greci. Tutti questi autori hanno vissuto la nostra stessa vita ma l'hanno saputa cogliere diversamente e ci hanno donato, attraverso le loro opere, delle nuove chiavi di lettura. 


Prima di tutto, ancora nelle piene luci del teatro, inizia il monologo folgorante rivolto a Monsieur Baudelaire, che si dispiega tra commenti di Giuseppe Montesano e vere e proprio poesie da "I fiori del male". Con l'abbassarsi delle luci, come in un vortice, entriamo sempre di più nel racconto e tocchiamo con mano quel percorso attraverso le vere realtà che Baudelaire cercava di suggerirci nella sua opera.

 Come si ricorda anche nello spettacolo, "Les fleur du male" è un percorso, proprio come la divina commedia, e non si può scegliere una poesia sola e cercare di dare etichette al pensiero dell'autore. Charles è colui che più di tutti ha sentito e ha raccontato quel mostro, che ,sottovoce si insinua tra le persone, senza essere notato, ma che, se potesse, inghiottirebbe il mondo in un solo sbadiglio: la noia. Quello spleen che consuma il fuoco della vita, il desiderio di cambiare e di lottare, che ci fa tutti uguali, come una processione di maschere. 


Lo sfondo del palco comincia a schiarire e a mostrare colori gentili, torniamo ancora più indietro nel tempo e siamo a Dante. Nel suo medioevo di fede e speranza, di anime nobili e pronte a lottare. Attraverso i personaggi della Commedia l'autore si anima e vive cento e più vite. Diventa quei personaggi e vive con loro ciò che non gli fu concesso. Dalla porta dell'inferno entriamo ad incontrare gli Ignavi, che sospirando raccontano di vite mai vissute, di sogni fatti d'aria e di occasioni perdute che non hanno voluto cogliere. Dante li disprezza per il loro essere umani inanimati e, oltre a scegliere come giuda un pagano, esalta quelle figure che bruciano intensamente nell'inferno cristiano. Lo spettacolo ripercorre in particolare le vicende di Ulisse e Paolo e Francesca. L'autore della commedia li esalta nella loro capacità di lottare per amore. Da un lato un amore declinato in eros tra i due giovani, dall'altro in "virtute e canoscenza", in desiderio d'ignoto. Dante insegna che nel nostro universo è l'amore a muovere veramente le cose e con esso possiamo uscire da noi stessi, dal nostro egocentrismo e dai nostri egoismi e toccare un qualcosa di più grande, congiungendoci. 


L'amore non può essere che ri-unione di qualcosa che è stato separato. Come gli esseri androgeni nel Simposio, siamo completi solo insieme, nell'amore. Le luci dello spettacolo si accendono e siamo tutti un pubblico, diventiamo attivi partecipanti in una grande assemblea greca, dove ognuno ha il diritto ed il dovere di esprimere sè stesso. L'attore ci palesa ancora di più questa vicinanza lasciando andare il microfono e la dizione, unendosi a noi, lasciando trapelare l'invito a sentirsi partecipi alle riflessioni attraverso il suo accento natale. La comunicazione come dialogo e la condivisione sono principi alla base della filosofia greca. Il teatro nasce come luogo di dialogo mediato artisticamente. Mette in scena le realtà del mondo, anche quelle più infami ed imbarazzanti, perché, in quello spazio tutto è concesso. Come un magico momento di estasi ci si lascia andare e per quel tempo limitato si assiste ai lati più oscuri dell'umanità. Queste immagini di atrocità funzionano come una terapia e si esce più leggeri di come si è entrati, perché ora si può guardare con occhi aperti quelle verità del mondo che, per timore, si evitavano sempre. Guardare le cose negli occhi le ridimensiona e, spesso, "uscire dalla caverna" non è così difficile come tendiamo ad immaginarlo. Solo accettando di guardare la realtà, avendo la volontà di osare e diventando consapevoli di un amore più grande che ci lega agli altri, saremo in grado di realizzare ciò che più desideriamo: vivere senza paura.RispondiInoltraAggiungi reazione.

TONI SERVILLO / GIUSEPPE MONTESANO

Tre modi per non morire

Baudelaire, Dante, i Greci

Giuseppe Montesano

Con Toni Servillo

luci Claudio De Pace

Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.

foto di Nicolas Spiess


Teatro Arena del Sole, Bologna

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