Spettacolo
Valerio Vecchi: “Comunicare è mettersi a nudo nelle emozioni, nelle parole e nelle sensazioni”
Valerio, da oltre 10 anni sul palco. Una vita dedicata, parallelamente ad altri lavori, alla comunicazione. Come è nato il tutto?
Quasi come una sfida. Agli inizi, io e altri due amici abbiamo portato in scena uno spettacolo dialettale. Subito mi accorsi che i testi erano innovativi e la gente era stuzzicata da questa novità. È stato un graduale crescendo, dal teatro del paese fino ai teatri di città. Dopo cinque anni di spettacoli, sono riuscito a portare in una tv locale il teatro nella fascia preserale: esperienza breve ma intensa e soprattutto ricca di significato culturale e artistico.
Dal teatro alla tv. Negli ultimi anni la tua idea di comunicazione si è evoluta virando totalmente sull’idea di comunicare dal piccolo schermo. Qual è secondo te la differenza?
Comunicare è una sfida. Si apre il sipario e c’è un pubblico davanti che scandisce i ritmi. Ti devi fermare se applaudono, coinvolgerli, intrattenerli. In tv, si deve lavorare il doppio su questo. Io ho avuto la fortuna di aver condotto per una stagione intera un programma musicale. Qual è il problema, quando inizia la diretta? Sei da solo e non hai reazioni. Sono stato fortunato perché avendo le linee aperte potevo interagire con i telespettatori. Ho sempre cercato di stuzzicare l’attenzione, improvvisando storie, con un filo invisibile. Interagivo con i registi ad esempio, è diventava una sorta di appuntamento imperdibile, questo perché? Perché volevano sapere come finiva la storia, magari anche nata da una semplice battuta.
Dal successo di TelePavia, ora MilanoPaviaTV emittente a copertura regionale fino alle grandi reti nazionali, che ti hanno visto protagonista in uno spot, in piena pandemia. Il debutto come autore letterario de “La spettacolare storia di Ebenizer”, poi “Il sorriso degli elefanti”, una storia di successo, insomma. Chi è il Valerio di oggi rispetto a 10 anni fa?
Partirei dal presupposto che da adolescente il mondo dello spettacolo sembra un grande mondo stellato dove si pensa di fare “la bella vita”. Io invece, ho sempre pensato che comunicare, fare arrivare un messaggio fosse più importante di avere qualche soldo in più. I primi spettacoli erano autofinanziati dalla vendita di biscotti, per intenderci. Difficilmente sono sceso a compromessi, ho una mia identità. Magari non ferrato su chi ha secondi fini ma di certo deciso. Oggi sono un uomo, con una convinzione: rendere possibile quello che gli altri vendono come impossibile, attraverso i racconti, le storie, l’ascolto.
Oggi, mi rapporto in un modo completamente diverso, ringrazio tutte le figure professionali e non che negli anni mi sono state di grande supporto e dove ho sviluppato ampie sfaccettature del mio carattere, primo fra tutte la compostezza e la ponderatezza anche in situazioni difficili che la vita mi ha messo di fronte.
Arriviamo ad oggi, certamente con le idee chiare, immaginerai che non è facile farsi spazio, distinguerti da chi tenta la tua stessa strada. Hai un asso nella manica?
Premetto che non amo molto i social e soprattutto dire la mia sempre su ogni situazione. Che sia di cronaca, attualità, spettacolo. Sono molto riservato. Il mio asso nella manica? Lo ha chi gioca.
Per me non è un gioco. Sono maniacale nella preparazione di un evento, dal più semplice al più complesso, non mi sento mai referente di un progetto, preferisco coinvolgere più persone. Amo lavorare in team, chiedere pareri (i miei amici più intimi sanno sopportare le mie lunghe telefonate) e ricordarmi da dove son partito. Più che un asso nella manica è il segreto: oggi comunicare è mettersi a nudo nelle emozioni, nelle parole e nelle sensazioni e finora mi ha portato questo piccolo successo.
Un Valerio determinato che non si arrende e non ha mai fatto mistero di avere nel cuore Roma. Perché?
Credo che io abbia avuto una forte vocazione il giorno che si è aperto per la prima volta il sipario. “È la tua strada” mi ha sussurrato un’amica dietro le quinte. Tutte le strade portano a Roma, no? La mia l’ho pensata alla mia prima diretta televisiva educato dai programmi prodotti da Maria De Filippi. Credo di aver nel cuore le stesse sue doti. Non cerco la popolarità, cerco solo il confronto davanti a una tazza di the. Non è presunzione ma sono simile a lei, incredibilmente, senza sapere nulla da nessuno vanno in scena le mie stesse idee. Comunicare è parlare e confronto. Insieme, magari, potrebbero nascere grandi e ambiziosi progetti. Da giugno, inoltre, inizierò a curare una rubrica all’interno dello storico programma “Fatti e storie da raccontare” su WELL TV, sarà l’ennesima sfida, una nuova scuola dove crescere e fortificarmi: l’ennesimo passo avanti, con ponderatezza, verso un sogno sempre più vicino.
Intervista a cura di R. Spampanato