‘Piano Mattei’ sui migranti, Meritocrazia Italia: sia proprio l’Italia a fare la differenza

Meritocrazia Italia è convinta che i tempi sia maturi per interventi adeguati di recupero economico direttamente nel territorio africano, con progetti concreti di sviluppo, per cambiare il paradigma di sfruttamento commerciale che è subentrato allo sfruttamento coloniale e che ha portato al depredamento delle risorse naturali africane a danno delle popolazioni locali
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Fallito un altro tentativo di raggiungere un accordo europeo sulla gestione del fenomeno migratorio. Un’altra occasione persa.

Nessun Paese è disposto a rivedere la propria posizione.

Quelli del nord Europa, oltre a rifiutare i negoziati, continuano a imporre controlli rafforzati alle frontiere interne, causando rallentamenti e quindi enormi pregiudizi al trasporto merci dal sud.

Il problema va affrontato con ragione.

Ciò che accade è che i migranti economici, che di solito non dispongono di qualificazioni professionali che consentano l’accesso a percorsi di lavoro regolari, spesso finiscono per diventare manovalanza di intermediari senza scrupoli, che li sfruttano per lavori pesanti e sottopagati in agricoltura, o peggio ancora della criminalità organizzata, per lo spaccio di droga o di prodotti contraffatti. E ancora, giovani costretti all’elemosina, e a vivere in condizioni disumane.

È un inaccettabile oltraggio alla dignità umana.

Chi fugge dal proprio Paese lo fa per cercare migliore fortuna, per poter tornare a casa con la capacità di aiutare chi è restato e ha contribuito a finanziarie i costi di un viaggio verso la speranza. E resta vittima del mercato delle illusioni creato dai trafficanti di esseri umani e non adeguatamente contrastato a livello internazionale.

L’Africa può ripartire soltanto grazie a nuovi investimenti da parte dell’Europa. Le potenzialità del continente esistono e sono incommensurabili, ma le risorse sono sprecate in conflitti locali. L’Europa può e deve intervenire con un piano strutturato che permetta agli africani di godere delle proprie ricchezze e ponga fine allo sfruttamento coloniale ancora in vigore.

L’Italia, da sempre ben vista, in questo potrebbe fare la differenza.

Servirà tempo, ma è un’opzione fondamentale.

Sviluppare l’agricoltura e la forestazione in Africa, oltre a produrre i beni alimentari per il sostentamento della popolazione, creerebbe lavoro e aiuterebbe a combattere i cambiamenti climatici che sono effetto non solo delle emissioni di CO2 da parte dei Paesi sviluppati, ma sono anche conseguenza della crescita della popolazione africana che contribuisce ai processi di deforestazione.

Il “Piano strategico Italia-Africa”, il c.d. “Piano Mattei”, individua ambiti di intervento e priorità d’azione, con particolare riferimento ai seguenti settori: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale, ricerca e innovazione; salute; agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse  quelle  idriche ed energetiche, tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti  rinnovabili; sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile, promozione dell’occupazione; turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei  flussi migratori legali.

 

Su tutti questi temi l’Italia ha il know-how che può essere messo al servizio dell’Europa e dei Paesi africani. Può giocare un ruolo fondamentale per contribuire alle politiche di sviluppo e stabilizzazione dell’Africa, portando le aziende e esperti in agricoltura per iniziare a coltivare e produrre i beni alimentari di cui hanno bisogno le popolazioni africane.  

Stop war.

Roma, lì 28 Dicembre 2023                       

Meritocrazia Italia 

Il Presidente Walter Mauriell

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