Acqua in Palestina: poca e sporca

Ogni estate i palestinesi soffrono la sete, per districarsi fra notizie di siccità e propaganda politica il Dott. Massimiliano Fanni Canelles, medico dell'Azienda Ospedaliera Friulana, che da anni si prodiga in prima persona in molti teatri di guerra fra cui la Striscia di Gaza e la West Bank, spiega come spesso viene strumentalizzato l'accesso all'acqua.
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, (informazione.it - comunicati stampa - salute e benessere) In ogni contesto, sia storico che culturale, l’acqua è sempre stata simbolo di vita, di purezza e di rinascita. Oggi però la crescita demografica della popolazione, l'aumento del consumo nei paesi più ricchi, l'inquinamento, il cambiamento del clima stanno rendendo sempre più difficile l’accesso a questo bene. L’ultimo rapporto sullo Sviluppo Umano dell’ONU evidenzia come ogni giorno muoiano 4900 bambini a causa della mancanza di acqua potabile. Molte nazioni condividono fiumi e laghi come uniche risorse per il loro approvvigionamento idrico. In Asia, in Africa e nell'America latina l'acqua è già fonte di contrasto e principale causa di conflitto in almeno 30 paesi. Israele controlla le acque del Lago di Tiberiade e la sorgente del Giordano, la Turchia controlla l'acqua che giunge in Iraq e in Siria. Ma anche in India e Pakistan, Sudan ed Egitto, Mozambico e Sud Africa, per fare qualche esempio, le tensioni legate al controllo dell’acqua sono sempre più drammatiche. L'acqua e il controllo delle risorse dell'acqua rimane anche uno dei punti sensibili nel mediterraneo e nella regione del Medio Oriente. Le risorse idriche della Palestina sono sempre più scarse. Attualmente – si legge nel rapporto dell’Organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem - in alcune regioni palestinesi l’utilizzo di acqua per persona è un terzo della quantità minima necessaria, una conseguenza dovuta a diversi anni di siccità, ma, secondo l'Organizzazione Non Governativa, soprattutto è frutto dell’iniqua distribuzione delle risorse idriche posta da Tel Aviv. Una tesi smentita dal portavoce dell’ente israeliano di fornitura delle acque che riferisce come Israele garantisca ai palestinesi 500 milioni di metri cubi di acqua all’anno, ossia il 30 per cento in più di quanto stabilito negli accordi di pace della metà degli anni novanta. Oggi però a complicare la situazione si aggiunge l’inquinamento delle sorgenti idriche nella Striscia di gaza che costituisce un grave pericolo per la salute dei neonati. I ricercatori dell'università tedesca di Heidelberg e del centro palestinese di Helmholtz per la ricerca ambientale hanno pubblicato uno studio sulla rivista Science of the Total Environment che rivela come tra il 2001 e il 2007, siano state rinvenute concentrazioni di nitrati da 2 a 8 volte maggiori rispetto ai limiti raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Ufficio Stampa

Monica Coronica
@uxilia Onlus - Socialnews mensile di promozione sociale
Trieste Italia
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