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Arte e Cultura

La traviata “degli specchi” ideata nel 1992 dallo scenografo Josef Svoboda, torna allo Sferisterio per il Macerata Opera Festival 2023, con la regia di Henning Brockhaus e i costumi di Giancarlo Colis.

Nel dramma di Violetta le immagini riflesse manifestano un processo di conoscenza e di definzione dei confini dell’io nella relazione con gli altri
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

La traviata “degli specchi” ideata nel 1992 dallo scenografo Josef Svoboda, torna allo Sferisterio per il Macerata Opera Festival 2023, con la regia di Henning Brockhaus e i costumi di Giancarlo Colis.
 
L' opera verdiana, già insignita del Premio Abbiati della Critica musicale italiana, anche dopo la morte dello scenografo Josef Svoboda, presentata, in Italia, all’Opera di Roma, al Teatro Massimo di Palermo, al Teatro Lirico di Cagliari, al Regio di Torino, e poi a Firenze, Napoli, Catania, Parma, Genova, Trieste, Verona, Sassari, Busseto, Arezzo e. nelle Marche, Ascoli Piceno, Jesi, Fermo.
 All'estero, tutti i continenti, da Lubiana a Valencia,  Pechino e Seoul,  Baltimora, Melbourne, Istanbul, fino alla Royal Opera House di Muscat.   



Opera eterna e modernissima, la traviata, sempre nuova nella visione del compianto Josef Svoboda,visione che, secondola regia, “Non ha perduto la sua freschezza e il suo impatto originari. Ovunque il pubblico rimane profondamente colpito, reagendo con lunghi applausi, in Turchia come in Corea, in Giappone, in Italia. A grandi linee è sempre il medesimo spettacolo, anche se i dettagli possono cambiare per adattarsi ai caratteri fisici degli interpreti vocali. Certo, qui a Macerata, all’aperto, le dimensioni della scenografia tornano quelle originali, con lo specchio che misura 24 metri di larghezza, 12 di altezza: solo a Pechino, dove hanno costruito un teatro con un palcoscenico smisurato, lo si è potuto utilizzare anche al chiuso. A Macerata, però, oltre allo specchio, gioca un ruolo essenziale la presenza, sul fondo, della parete altissima, imponente di mattoni. Al chiuso, è ovvio, tutto è più concentrato e intimo, all’aperto qualcosa fatalmente si perde, ma l’effetto finale, col rispecchiamento dell’uditorio, ne esce potenziato al massimo” ( Henning Brockhaus).

Lo specchio, dunque, questo "medium voyeuristico" che amplia, riflette, rovescia l’immagine , che crea una dimensione virtuale dell'immediato e la trasforma nel quadro della storia.

Anche nel Parco Museale di Rotterdam, in Olanda, quello che forse è il maggior Deposito ("Depot") di opere d'arte al mondo è costruito con  una immensa sfera di vetro che riflette l'immagine dei visitatori e dell'intera area, costruendo quadri viventi, nel movimento della storia.

Ma lo specchio non è solo questo: come nel Depot di Rotteram o, ancora di più, nei racconti di “ Se una notte d’inverno un viaggiatore” di 'Italo Calvino, la visualità  ci propone una lettura incentrata sulla relazione tra sguardo e coscienza del sè, così nella "traviata degli specchi" è attraverso il grande specchio che emergono le relazioni tra l'immediato, semplice, "voyeurismo" e la difficile ma duratura presa di coscienza del sè.

 E' questa la vera formazione dell’io, quando i "protagonisti-voyeur" sviluppano, in maniera differente, le dinamiche della vita specchiando se stessi nel quadro della storia.

 E' qui che  gli specchi della Traviata ci mostrano come queste immagini riflesse rappresentino la manifestazione di un processo di conoscenza e di definzione dei confini dell’io nella relazione con gli altri. 

E' la presa di coscienza che Germont manifesta a Violetta al termine del dramma:

"Cara, sublime vittima

D'un disperato amore,

Perdonami lo strazio

Recato al tuo bel core".

 

La Traviata della 59a edizione del Macerata Opera Festival allo Sferisterio presenta un cast di grandi e di giovani interpreti: il soprano Nino Machaidze nel personaggio di Violetta, vissuto qui nella piena rappresentazione dei sentimenti, voce e immagine dolce, Anthony Ciaramitaro come Alfredo, giovane tenore destinato a importanti risultati, e l'ottimo baritono Roberto de Candia come Giorgio Germont.

E ancora Mariangela Marini (Flora Bervoix), Silvia Giannetti (Annina), Carmine Riccio (Gastone), Alberto Petricca (Il barone Douphol), Stefano Marchisio (Il marchese d’Obigny), Gaetano Triscari (Il dottor Grenvil), Alessandro Pucci (Giuseppe), Gianni Paci (Un domestico di Flora), Gianluca Ercoli (Un commissionario).
 
Sul podio della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana Domenico Longo, con una interpretaziione misurata ed attenta, mai succube alle "distrazioni" di tanta fantasiosa scenografia.

Notevoli per qualità i costumi di Giancarlo Colis, le coreografie di Valentina Escobar.

Le luci di Brockhaus, insieme a Fabrizio Gobbi, sottolineano con forza gli sviluppi psicologici dell'opera, allargandone i confini, fino ad una partecipazione collettiva, coinvolgente.

Come sempre all'altezza del compito il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto da Martino Faggiani.
 


La traviata 
Oera in tre atti 
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave

Direzione d'orchestra Domenico Longo
Regia Henning Brockhaus
Scenografia Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Coreografia Valentina Escobar
Luci Henning Brockhaus  Fabrizio Gobbi
Direzione del coro Martino Faggiani
~ il cast
Violetta Valéry - Nino Machaidze
Alfredo Germont - Anthony Ciaramitaro
Giorgio Germont -Roberto de Candia /Claudio Sgura (22.07.23)
Flora Bervoix (Flora) - Mariangela Marini
Gastone - Carmine Riccio
Il Barone Douphol - Alberto Petricca
Il marchese d'Obigny - Stefano Marchisio
Annina (Anina) - Silvia Giannetti
Il dottor Grenvil (Il dottore Grenvil) - Gaetano Triscari
Giuseppe - Alessandro Pucci
Un commissionario (Commissionario) - Gianluca Ercoli
Un domestico di Flora (Domestico) - Gianni Paci
Informazioni ensemble
Orchestra
FORM Marchigiana Philharmonic Orchestra
Coro
Coro Lirico Marchigiano 'V. Bellini'.

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Giancarlo Garoia
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