Aumenti tariffari RcAuto. Lo “Sportello dei Diritti”: i sinistri diminuiscono, quindi è tutta colpa delle compagnie
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La patata bollente degli aumenti tariffari RCAuto arriva sul tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy forse troppo tardi nonostante i ripetuti avvertimenti dello “Sportello dei Diritti” e di alcune associazioni di categoria, in particolare, di Federcarrozzieri e di Aiped (Associazione italiana periti estimatori danni) che se fossero state ascoltate in tempo da chi dovrebbe vigilare, su tutti Ivass (l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), Antitrust e proprio il dicastero di competenza, non avrebbe conosciuto rincari pari al 7,1 % al novembre 2023, rispetto a novembre dell’anno precedente. Prezzi ben oltre il tasso d’inflazione e ben più alti rispetto alle medie europee, oltre il 27 % in più rispetto all’area comune, che perciò appaiono ancor più inaccettabili anche alla luce delle denunce apparse nei mesi scorsi sulle nuove modalità di gestione dei sinistri da parte delle assicurazioni.
Perché a parere dello “Sportello dei Diritti” anche per l’ultra quarantennale esperienza del suo presidente Giovanni D'Agata, funzionario nei servizi sinistri di primario gruppo multinazionale operante con una grande quota di mercato nel panorama nazionale dell’RcAuto, la causa prima dei rialzi sta nella scellerata scelta da parte di numerose compagnie di affidarsi per la stima dei danni a quelle che in un comunicato apparso qualche mese fa definivamo, non a caso, perizie “fatte in casa” nate nel periodo d’emergenza da “Covid – 19” o anche quelle svolte da rider.
Si, i fattorini delle perizie. Le prime si svolgono a mezzo app o videoperizie da remoto a mezzo delle quali è il danneggiato stesso a fotografare o videoriprendere il proprio veicolo e a trasmetterne i contenuti digitali alle compagnie o società all’uopo dedicate. Le seconde, a mezzo di veri e propri fattorini “sottopagati”, non iscritti al Ruolo Nazionale Periti Assicurativi che, come gli addetti delle consegne a domicilio, si recano sul posto allo scopo di effettuare fotografie dei veicoli danneggiati o da verificare. L’ultima, sciagurata strategia, ma forse la più ingannevole, è quella d’indirizzare gli assicurati – tramite dei veri e propri broker e, quindi, con l’inevitabile richiesta di costi d’intermediazione che vanno a ricadere sui premi - presso strutture riparative convenzionate comunicando capziosamente che le officine sarebbero incaricate di svolgere la quantificazione dei danni.
Insomma, delle trovate per abbattere i costi delle perizie ma, che alla fine, vanno a svantaggio della qualità di un servizio indispensabile nel sistema del RCAuto: ossia la stima e il controllo e la valutazione dei danni che fa la differenza sul costo medio dei sinistri e sulla possibilità di sventare i tentativi di frode. Tutte prassi che però sono illecite in quanto, com’è noto e come ricordato in un recente comunicato dell’AIPED “Associazione Italiana Periti Estimatori Danni), “l’attività peritale è disciplinata dagli art. 156, 157 e 158 del Codice delle Assicurazioni Private. Tali norme prevedono che l’accertamento e la stima dei danni alle cose derivanti dalla circolazione costituiscono attività professionale riservata agli iscritti al RNPA (ndr Ruolo Nazionale Periti Assicurativi) e come tale non possono essere svolte che da persone fisiche e non da società alle quali è inibita l’iscrizione al ruolo Consap.”
Ed allora, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” si chiede perché sinora non siano ancora intervenuti gli organi di vigilanza, su tutti Ivass e Antitrust, a verificare la legittimità di queste pratiche e se tra le compagnie vi sia un’intesa, più o meno tacita, volta a legittimarle. L’unica certezza è che in questo clima d’incertezza e nell’inerzia delle autority a pagarne siano i consumatori e tutto un mercato che sta vivendo la palpabile conseguenza di aumenti tariffari che non appaio giustificati da alcun ulteriore indice economico. Proprio per tali ragioni, la nostra associazione sta depositando esposti ai due organi di vigilanza affinché si faccia luce su queste prassi affinchè ne controllino la correttezza e la corrispondenza alle leggi vigenti anche di mercato.
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