Economia
Made in Italy e mercato alimentare, Meritocrazia Italia: la deriva del mercantilismo spinto
Il Made in Italy, soprattutto con riferimento al cibo italiano, il vino e la dieta mediterranea, è il brand più conosciuto nel mondo. In termini economici, vale circa il 25% del PIL Italia.
Da molto tempo, oramai, è in atto una destabilizzazione dei nostri prodotti.
Le decisioni di Bruxelles non aiutano. Dalle etichette allarmistiche sul vino, agli attacchi alla zootecnia, dalla strategia del progetto Farm to Fork a Big Pharma, fino agli insetti che dovrebbero arricchire le tavole dei consumatori.
Il valore delle esportazioni italiane di vino è di circa 7,5 miliardi nel mondo. Gli italiani sono i primi produttori, secondi alla Francia per esportazione. Il settore va difeso, perché è cruciale sia per la nostra economia, che per la nostra cultura.
L’Irlanda la scorsa estate ha chiesto alla Unione europea di equiparare la nocività del fumo a quella del vino (con l’introduzione di alert sanitari in etichetta). Decorsi i sei mesi di moratoria, il silenzio-assenso della Commissione europea ha dato il via libera all’Irlanda, che giunge nonostante i pareri negativi sulla misura espressi da Italia, Francia e Spagna (i principali Paesi produttori di vino in Europa), ai quali si erano aggiunti altri sei Stati, che considerano la misura una barriera al mercato interno. E il via libera arriva anche nonostante il Parlamento europeo, proprio con riferimento al Cancer Plan, avesse adottato la linea morbida portata avanti dall’Italia su un alert sanitario incentrato piuttosto sull’abuso che non sul semplice consumo di alcol.
L’Irlanda non è né produttore né importatore di vino, ma grazie al suo regime fiscale è sede di multinazionali del beverage che stanno investendo tanto in comunicazione, al fine di accaparrarsi quote di mercato sempre più ampie.
In Europa ci sono forti spinte da parte delle aziende che producono bevande e alimenti ‘iperprocessati’, creati in laboratorio e non legati al territorio, al clima e alle tradizioni, a differenza del vino. Per chi produce queste bevande è fondamentale ridurre la competitività di produttori come l’Italia.
Detto ciò, appare altamente probabile che la Commissione supporti anche la commercializzazione libera della carne, del pesce, e del latte sintetici, per analoghe spinte, e, sotto l’apparente bandiera della tutela ambientale, atteso che bioreattori che producono questi alimenti sintetici usano enormi quantità di acqua e hanno emissioni record.
La verità è che diventa sempre più diffusa la tendenza a far scomparire dal mercato l’eccellenza agroalimentare, per fare spazio a un nuovo tipo di alimentazione, che porta a omologare il gusto dei consumatori e consente alle multinazionali di fare profitti più agevolmente.
Gli interessi economici forti di un ristretto gruppo di persone stanno, dunque, condizionando il destino del mercato agroalimentare.
Lo stesso pericolo legato al Nutriscore, la famosa etichetta a semaforo, non è ancora del tutto sventato.
L’impressione è che l’Europa si sia solo presa un tempo, che ci si augura sufficiente per stemperare l’opposizione di diversi Paesi, in primis dell’Italia.
Bisogna dare al cibo il suo valore, spostando gli acquisti sulla qualità alimentare, e tenere bene in mente che l’aumento di pochi centesimi sul cibo di qualità fa risparmiare molto di più a livello sanitario.
È necessario prendere e mantenere una posizione ferma contro l’idea che basti mangiare: produrre e mangiare non è sufficiente, bisogna farlo bene, rispettando la qualità e chi la produce.
È fondamentale anche adottare un approccio informativo, che sia volto a educare i consumatori a comportamenti responsabili e a scelte consapevoli.
Il tema della salute e dei consumi alimentari non si affronta con il terrorismo e il proibizionismo.
Stop war.
Roma, lì 14 Aprile 2023
Meritocrazia Italia
Il Presidente Walter Mauriello