Il fattore del valore umano come risorsa fondamentale per il sistema sanitario.
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Martina Giusti, giovane ricercatrice del centro studi SAPIS della Federazione nazionale degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione è intervenuta alla 18ma giornata europea dei diritti delle persone assistite, celebrata ieri, 20 marzo, a Bruxelles. Quest’anno l’evento promosso da Active citizenship network, di cui fa parte Cittadinanzattiva, è stato dedicato alle professioni sanitarie per una Europa in salute.
L’intervento di Martina Giusti è stato preceduto dalla diffusione dei dati della survey nazionale, promossa da Cittadinanzattiva con il supporto della FNO TSRM e PSTRP e il suo centro studi SAPIS. Durante questa la presentazione sono emersi alcuni interessanti spunti di riflessione da sottoporre all’attenzione dei decisori italiani ed europei, affinché ne tengano conto nella loro opera di riforma dei sistemi sanitari.
Il 60% dei professionisti sanitari che hanno partecipato all’indagine afferma di impegnarsi sempre, per assicurare i massimi livelli qualitativi delle loro prestazioni professionali, nonostante i carichi di lavoro gravosi e l’inadeguato riscontro economico in relazione alle responsabilità assunte. L’appello appassionato che la FNO TSRM e PSTRP e il centro studi SAPIS rivolgono alle autorità politiche nazionali e comunitari, è di riconoscere concretamente il valore del fattore umano come la risorsa più importante per il sistema sanitario. I decisori devono impegnarsi con determinazione per ottenere un ampio riconoscimento delle professioni sanitarie da parte dell’opinione pubblica, considerando il loro contributo quotidiano a fianco delle persone assistite, sempre teso a garantire la miglior risposta ai crescenti bisogni di salute con le limitate risorse a disposizione.
La prospettiva privilegiata della FNO TSRM e PSTRP e del suo centro studi SAPIS, che rappresentano e beneficiano dei contributi di 18 delle 31 professioni sanitarie del nostro Paese, «evidenzia l’importanza di creare delle reti collaborative con gli organismi comunitari, affinché si adottino idonei strumenti di valutazione comparativa che consentano di ben comprendere chi e come nei differenti Paese è responsabile di specifiche aree di competenza per rispondere a specifici bisogni di salute. Ciò al fine di avere elementi oggettivi sulla base dei quali valutare i singoli contesti nazionali in relazione agli altri e, laddove si registrino delle differenze, valutare pro e contro dei diversi modelli professionali sulla base di comparatori robusti» spiega Teresa Calandra, Presidente della FNO TSRM e PSTRP.
È indispensabile, dunque, creare una rete collaborativa internazionale in grado di identificare in modo condiviso sia le sfide da affrontare che le modalità con cui farlo. Tale collaborazione interessa più dimensioni e aree di intervento, tra le quali la formazione e la definizione di modalità innovative di organizzare il lavoro in sanità e su cui sviluppare i modelli previsionali per la valutazione del fabbisogno di professionisti sanitari. Sul tema la FNO TSRM e PSTRP è parte attiva nel progetto europeo HEROES.
A livello nazionale, invece, da un paio di anni, la Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP, ha promosso un importante progetto di riflessione interna su come le singole professioni debbano evolversi per mantenersi autorevoli all’interno di uno scenario che muta in modo sempre più rapido ed intenso.
Continua la Presidente Calandra: «Le professioni sanitarie TSRM e PSTRP sono ora impegnate nella definizione di una proposta evoluta dei loro profili in cui sia, nel modo più chiaro e sintetico possibile, ben definito il fine ultimo della singola professione - la sua ragion d’essere -, tralasciando ogni riferimento ai mezzi - saperi codificati, tecnologie, azioni, DM, ecc. - che, in quanto tali, sono condivisi o condivisibili, cioè patrimonio comune di cui le singole professioni possono legittimamente disporre in funzione del loro fine ultimo. Tale impostazione dona autorevolezza e capacità di adattamento alle professioni, proiettandole in una dimensione internazionale, favorendo la flessibilità, quindi la sostenibilità, del sistema, migliorandone la sicurezza e l’efficacia».
Alessandro Beux, Presidente del centro studi SAPIS sottolinea che «dal nostro osservatorio la visione federativa favorisce nuovi ed avvincenti ambiti di ricerca, tutti con un respiro internazionale che offre l’opportunità di creare reti collaborative basate sulla condivisione di conoscenze ed esperienze tra i professionisti sanitari di Paesi diversi a partire da quelli della Comunità europea».
Relativamente all’andamento demografico ed epidemiologico della società occidentale, caratterizzato dalla multi-patologia cronica, con implicazioni sanitarie e sociali fortemente embricate, «la pluralità di professioni che albergano nelle nostre istituzioni e nel nostro centro studi ci pone in una condizione favorevole di confronto inter-disciplinare in grado di favorire il coordinamento di interventi sanitari di prevenzione, diagnosi, monitoraggio, cura e riabilitazione, sia nelle strutture ospedaliere che sul territorio» chiosa Beux.
Ufficio Stampa
Giuseppe Tucci
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