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Arte e Cultura

BOW A STUDY, Wojciech Grudziński & Company a Santarcangelo Festival

Le relazioni tra danzatori, coreografi e spettatori sul fenomeno dell’inchino e delle sue dimensioni coreografiche e sociali.
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BOW A STUDY, Wojciech Grudziński & Company a Santarcangelo Festival

“Bow a Study” nasce da una lunga ricerca di Wojciech Grudziński , un work-in-progress performativo che l’autore sta sviluppando presso gli studi del DAS Teatro di Amsterdam e, ora, nel periodo di residenza a Santarcangelo,  che indaga le relazioni tra danzatori, coreografi e spettatori sul fenomeno dell’inchino e delle sue dimensioni coreografiche e sociali.

La domanda à se queste relazioni, complesse e spesso imprevedibili, possano avere un impatto profondo non solo sulla visione degli spettatori ma anche su come si interpreti e si sperimentoi la danza è tema della ricerca in essere.

Una ricerca che l’autore porta avanti. appunto, attraverso lo studio dell’inchino, inchino come tradizione (al di là ed oltre la sua nascita in Oriente ), come gesto, come atto che porta oggi in sé (o può portare), per l’ambigua duplicità in esso insita, un potere o una violenza che va rimessa in discussione.

L'atto dell'inchino si svolge solitamente in un teatro o, più in generale, in situazioni performative. L'inchino è un momento di confine: fa ancora parte del gioco, stai ancora giocando, sei al limite. L'inchino da un lato provoca gli spettatori a ringraziare gli artisti, dall'altro può essere inteso come un'azione tesa a dimostrare che si tiene a ricevere l'approvazione di qualcuno. La domanda rimane: cosa succede al momento dell'inchino? A chi serve davvero?

 In effetti, secondo vari studi (davide Fadda e altri), l’inchino rientra nella gestualità che accomunano diverse culture, sia in Occidente che in Oriente. Abbassarsi, inchinarsi di fronte a qualcosa o qualcuno può avere molteplici significati: rispetto, reverenza e/o, a volte, sottomissione, e subordinazione. È un gesto comune a molteplici istituzioni sia religiose che laiche, nonché al mondo dello spettacolo. […] Se usualmente designa una generica forma di rispetto verso un membro della comunità, in ambito religioso esprime un riconoscimento di ruoli gerarchicamente imposti. L’inchinarsi è, in questo caso, non solo segno di reverenza, ma di vera e propria subordinazione gerarchica. Non a caso, l’immagine più adeguata al concetto è del suddito davanti al re.”

Dunque è attraverso questo rituale, dall’alta valenza e simbologia religiosa, che, esempio molto significativo, la mafia ostenta il proprio ruolo all’interno della società, come ostentazione massiccia e visiva del potere mafioso.

 Questa la riflessione che l'opera ci affida, unìopera forse ancora incompleta , in fieri, ma viva e carica di significati, di forza violenta e dolce, da parte dei danzatori.

 

Infine, tra la parte sonora che accompagna la performance due scelte significative, nel senso di una scelta di libertà, coraggio, autonomia e amore:

“You’re Free” (Yomanda):

"Cause you're free
To do what you want to do
Youve got to live your life
Do what you want to do

Youve got to live your life"

("Perché sei libero Per fare quello che vuoi fare Devi vivere la tua vita Fai quello che vuoi fare Devi vivere la tua vita"),

e

"Jezioro Szeczescia” (Baim):

"Il lago ha il tuo profumo

E il tuo gusto Lo sento ogni volta ci seppellirò la faccia

I ricordi mi bruciano come il sole

Ricordi come lava calda

Scappo da loro così ogni notte".

Wojciech Grudziński

 (1991) è un artista, coreografo e ballerino polacco che vive ad Amsterdam. Nel suo lavoro, esplora gli spazi intermedi e interdisciplinari e la stranezza e abbraccia la diversità. La sua pratica si basa sulla libertà performativa e indaga le dinamiche di potere implicite o esplicite nel teatro e nella coreografia. Si è diplomato alla Warsaw State Ballet School e alla facoltà di danza contemporanea presso il CODARTS. Il suo sviluppo artistico è stato sostenuto dalla Movement Research Study Visit presso la Judson Church di New York, la Art Stations Foundation di Grażyna Kulczyk, Komuna// Warszawa, NOWY Teatr, il Visegrad Artist Residency Program, ICK-Artist Space e Tanzrecherche NRW. Come interprete ha lavorato con molti artisti, tra cui Dries Verhoeven, Ben J. Riepe, Marta Ziółek e Ula Sickle. Il suo lavoro coreografico comprende: PAX, POPULUXE, RODOS e DANCE MOM.

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Wojciech Grudziński & Company

BOW A STUDY,

ideazione, ricerca, coreografia Wojciech Grudziński

performance, creazione Wojciech Grudziński, Katarzyna Szugajew, Olga Tamara Briks, Billy Morgan
collaborazione artistica/supporto drammaturgico Klaudia Hartung-Wójciak, Szymon Adamczak
testo Wojciech Grudziński, Klaudia Hartung-Wójciak, Szymon Adamczak
drammaturgia e produzione Szymon Adamczak
light design Jacqueline Sobiszewski
costumi Marta Szypulska
musica Wojtek Blecharz
tutor Miguel Angel Melgares
consulenza Marta Keil.

Supporto alla ricerca Joanna Ostrowska, Emilia Cholewicka, Ewa Dziarnowska, Piotr Urbaniec e Bartosz Grędysa
supportato da Visegrad Artist Residency Program for Performing Arts (VARP-PA)
progetto realizzato con il supporto di Performing Arts Fund NL, Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, Istituto Polacco di Roma
periodo di residenza a Santarcangelo realizzato in collaborazione con Kunstenfestivaldesarts (Bruxelles) e Dublin Theatre Festival nell’ambito di European Festivals Fund for Emerging Artists – EFFEA, cofinanziato dall’Unione Europea

 

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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