Gianni Bertini. ABBACO: rifondare la coscienza del paese reale con la pittura

Il progetto è presentato da Eidos Immagini Contemporanee in collaborazione con l'Associazione Gianni Bertini per #Miart 2022 (Milano 1-3 aprile) è una delle iniziative promosse per la ricorrenza del centenario della nascita del grande artista europeo (Pisa 1922- Caen 2010). Le opere anni 70 di grande formato sono una profetica riflessione sulla violenza, la guerra, la famiglia e l'Occidente...
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Milano, (informazione.it - comunicati stampa - fiere ed eventi)

Scriveva Gianni Bertini: "Abbaco è una allocuzione scaduta d’uso che significa abbecedario. Nel mio caso indica il proposito di ricominciare un discorso partendo dalla base. E non per niente ho assunto come fulcro della rappresentazione il nucleo più elementare: l'uomo, la donna e il bambino in rapporto ad una società dove l'orrore è quotidiano.

Certe referenze tratte da quadri del passato vogliono solo indicare una continuità tra ieri e l'oggi. Talvolta la citazione ripropone scene di altre violenze, violenze antiche, per significare appunto che la violenza è sempre esistita. Inoltre il bisogno di guardare lontano dietro di noi è determinato dalla volontà di staccarsi dalla maniera consuetudinaria di architettare il quadro, sebbene alla fine sia soprattutto la presenza del paesaggio nello sfondo a suggerire l'idea di rivivere una struttura antica. Questo paesaggio l'ho introdotto per sottolineare meglio le scene di violenza che succedono in primo piano: la cronaca è messa in discussione dal contrappunto. Se vi sono delle persone che sparano con la P38, esistono anche delle persone anonime che continuano ad operare oggi come sempre."

 

Con ABBACO, ciclo condotto dalla metà degli anni 70, dunque Bertini torna alla pittura riuscendo ugualmente a non interrompere la ricerca Mec Art. Protagonisti dunque sfondi pittorici di matrice novecentista (se non quattrocentesca) e in aderenza al disagio sociale degli anni 70 a creare nello spettatore una visione distonica e disturbante, in grado di indurre una riflessione sui fondamentali della pittura e della società. E se Bertini agisce questi lavori negli anni 70 sempre attento agli umori della contemporaneità (sono gli anni della rivolta, del terrorismo, del dibattito sul divorzio) in queste opere appare profetico: esse non tradiscono i quarant'anni e passa che le separano dall'oggi e le famiglie in primo piano che fuggono dalla violenza sono un pugno nello stomaco mentre tremendi venti di guerra spirano ancora sull'Europa.

Il progetto è presentato da Eidos Immagini Contemporanee a cura di Raffaella A. Caruso in collaborazione con l' Associazione Gianni Bertini ed è una delle iniziative promosse per la ricorrenza del centenario della nascita del grande artista europeo (Pisa 1922- Caen 2010). Il pubblico di Miart potrà ammirare e meditare su un ciclo che negli anni 70 interessò tanto la critica e tanto fece parlare ma che oggi è pressoché inedito. In mostra anche un docu-film dell'epoca in esclusiva per i visitatori di Miart (altrimenti consultabile presso la cineteca del Centre Pompidou).