Istanti di Classica Mostra fotografica a Roma

"Istanti di Classica" si inaugura domenica 12 maggio alle 18 e rimane esposta fino al 31 maggio. Si tratta di una straordinaria mostra fotografica creata sotto la Direzione Artistica di Patrizia Genovesi e patrocinata dal Municipio VIII di Roma Capitale.
Roma, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Presentata all’Open Studio Gallery fino al 31 maggio 2024, questa esposizione mette in luce la vita artistica dei musicisti M°Marco Attura, Pianista Ai Watanabe, Pianista Tetyana Rivis, attraverso gli scatti evocativi di Massimo Bottarelli e Alberto Placidoli, offrendo uno sguardo intimo e profondo nel mondo della musica classica.

I fotografi  che espongono

 

Alberto Placidoli ha coltivato la passione per la fotografia fin da bambino a Roma. La sua carriera, iniziata nel 1980, lo ha visto partecipe attivo nella comunità fotografica con concorsi e mostre. La sua opera, ricca di riconoscimenti, spazia da pubblicazioni a esposizioni che riflettono il suo approccio personale e discreto.

Massimo Bottarelli, romano di nascita e milanese d'adozione, ha esplorato la fotografia attraverso diverse fasi, dal reportage sociale alla documentazione di quartieri storici di Roma. Notabile il suo impegno con l'Associazione Culturale Officine Fotografiche Roma e il suo progetto "Visioni del ritmo", che unisce la sua passione per la musica ai suoi scatti.

 

I musicisti ritratti

 

Marco Attura ha conseguito diplomi in diverse discipline musicali, tra cui pianoforte e direzione d'orchestra, e si è perfezionato in prestigiose istituzioni come l'Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Ha vinto numerosi premi internazionali e diretto importanti formazioni musicali, tra cui l'Ensemble de "I Solisti Aquilani". Nel 2022, ha partecipato al Festival di Sanremo dirigendo l'orchestra per "Le Vibrazioni", e attualmente è docente nel Conservatorio di Napoli.

Tetyana Rivis ha iniziato il suo percorso musicale a Uzghorod, Ucraina, e ha proseguito i suoi studi al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, dove ha anche studiato organo. È attualmente organista della basilica "Santa Maria sopra Minerva" e ha collaborato con numerose organizzazioni musicali e teatrali in Italia, partecipando a progetti di musica solistica, cameristica e di accompagnamento.

Ai Watanabe, originaria di Shiga, Giappone, ha studiato pianoforte presso l'Università di Musica Toho a Tokyo prima di perfezionarsi in Italia. Ha vinto il primo premio al 32° Concorso Pianistico Città di Albenga e ha tenuto recital in importanti sale in Italia e all'estero, mostrando una particolare predilezione per un repertorio che va da D. Scarlatti a G. Ligeti.

 

 

Presentazione del progetto

di PATRIZIA GENOVESI 

Catturare in immagini un'arte che esiste primariamente nell'ambito sonoro possiede un innegabile tocco di stranezza. Nasce dall'innata fascinazione verso gli strumenti musicali e dalla relazione quasi sacrale che si sviluppa tra il musicista e la sua fonte sonora.

 

È una connessione profonda, essenziale e riservata da cui scaturisce una sorta di magia. Il risultato è un linguaggio universale che trascende confini etnici, barriere linguistiche ed epoche, capace di toccare le corde dell'anima, di infondere vita e colore ai pensieri, alle emozioni celate nel nostro profondo. Non si tratta del desiderio di imprigionare un segreto - quello esistente tra il musicista e la sua arte - quanto piuttosto di apprezzare l'estetica che ne deriva, la grazia che il corpo esprime nel dialogo con il suono e nell'arte di modulare le note.

 

Il mio legame con la musica, che affonda le radici nel mio modo di affrontare il mondo, si è formato ancor prima di quello con la scrittura. Da bambina, non mi trovavo tra le file degli ascoltatori ma tra quelle degli esecutori. Successivamente, questo legame si è amplificato con l'ascolto e con la musica che si intrecciava nelle vicende della mia vita, narrando frammenti di coloro che mi stavano intorno mediante i loro gusti musicali unici ed intimi. Questi gusti rivelavano le loro emozioni e inclina- zioni meglio di qualsiasi parola. Sin dalla sinfonia ai cantautori, dal rock alle armonie complesse, stratificate e profonde, tutto indicava una raffinata capacità di discernere suoni e trame armoniche.

 

Attraverso la musica imparavo a conoscerli. Col tempo, poi, la musica è divenuta la soundtrack dell'adolescenza, proprio come accade per molti.

Si  trasformata nel racconto di un'era e di una cultura, un modo per condividere momenti con gli amici, l'argomento di conversazione dopo una trasmissione televisiva, la ragione per frequentare teatri e sale da concerto.

 

 

 

Qualche tempo fa mi fu affidato un incarico sfidante: concepire un'opera sull'arte che osserva l'arte. Fotografare il pittore all'opera. Un'impresa articolata, dove due artisti visivi intrecciano il loro lavoro uno nell'altro come matrioske, uno armato della pazienza del pennello e un caleidoscopio di sfumature, l'altro - io - armato di fotocamera, alle prese con l'essenza effimera della realtà, con la fugacità dell'attimo, con l'alchimia della luce. Fu un progetto appassionante.

Perchè allora non estendere questa visione alla musica? Da anni ormai ero immersa nel mondo delle orchestre e delle opere, catturando immagini e regie, tessendo una narrazione visiva e sonora: quello che resta dopo la rappresentazione, tra l’esecuzione che si dipanava attraverso il tempo e la successiva incisione o una nuova data. Era giunto, forse, il momento di guidare altri esploratori nel vasto universo della musica tramite le mie lenti. L'obiettivo era condurre nuovi fotografi, guidandoli a scoprire la musica attraverso le figure dei suoi musicisti così come avevo fatto io, ma dal loro punto di vista con nuove sensibilità ed attitudini.

 

 

 

Tradizionalmente, quando un fotografo riprende un musicista, si pensa a un ritratto formale o a scatti di una performance in corso: il fotografo si pone al servizio dell'artista come un cronista visivo.

Ma era possibile esplorare percorsi inediti?

Questo progetto è germo- gliato dall'approfondimento e dalla collaborazione con i fotografi, che hanno studiato il flusso lavorativo dei musicisti.

Occorreva seguirli nella loro routine quotidiana, immergersi nei loro momenti di creazione e pratica, nelle loro meditazioni più intime, varcando la soglia delle loro dimore.

Si è trattato di un viaggio inizialmente dedicato alla comprensione ampia del mondo musicale per poi focalizzarsi sul microcosmo individuale del musicista assegnato.

Questa esposizione trae origine da un progetto ben definito, non solo un'idea o un pretesto, ma un progetto fotografico concreto e strutturato.

Via di Villa Belardi, 18 Roma

prenotazioni [email protected]

 

 

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Ufficio Stampa