Economia
TOSCANA E POLITICA: VEDERE L'ERBA DALLA PARTE DELLE RADICI
A commento dei risultati delle ultime amministrative in Toscana abbiamo posto alcune domande a Franco Banchi, Presidente del movimento Popolari Toscani Europei ( PTE ).
Partiamo da una prima considerazione emotiva, di getto.
La nostra regione si conferma nel suo sistema di potere complessivo quasi inscalfibile. Il centro-destra, come nel recente passato, ha vinto e continua a vincere alcune battaglie ( anche importanti ), ma il fortino del potere continua a rimanere saldamente in mano alle sinistre. E dico volutamente “sinistre” perchè si assiste sempre più in Toscana a ballottaggi locali tra cugini, che vedono addirittura vincente la sinistra-sinistra. Se dovessimo fermarci all'emotività, vincerebbe la rassegnazione.
Ma la rassegnazione non è una categoria politica, sbaglio ? Veniamo allora ad un commento più ragionato
Certo, un politico rassegnato è già da pensione. Occorre una lucida reazione. Il fondamento di questa “riscossa” è a mio parere la lucida ammissione di un fatto, quasi un assioma: da solo il centro-destra, pur in alcuni casi solido e forte della spinta nazionale, non vince o, meglio, non ribalta la situazione di partenza. Pensiamo al dato di Firenze, in cui naviga da anni , quasi come costante, alle stesse percentuali. In altre parole: il perimetro del centro-destra più che un perimetro assomiglia ad un recinto. Manca attrattività, proprio ciò che consegna il valore aggiunto.
E questo valore aggiunto dove va cercato ?
Prendendo a prestito il titolo di un vecchio romanzo di Lajolo, occorre imparare a Vedere l'erba dalla parte delle radici ovvero lasciare entrare un po' di area fresca nelle sacre stanze delle segreterie di partito per cogliere prima, intercettare poi ed infine accompagnare la grande voglia di rinnovamento, direi “ribaltamento” che muove la migliore società toscana, quella libera e non ricattabile. Per far questo ci vuole lungimiranza e, perchè no, alcuni sacrifici da parte della classe politica del centro-destra. Se c'è un Ministero, di cui anch'io sono dipendente, che recentemente ha cambiato nome, appellandosi “... del merito”, perchè non portare decisamente la meritocrazia anche nelle liste elettorali. Occorre guardare sempre meno la tessera di partito o, peggio, la collocazione correntizia interna, e sempre più il curriculum, le competenze, la professionalità. Non è una caso che le sorprese più positive nelle ultime amministrative siano arrivate da candidati, magari un po' eccentrici rispetto all'ortodossia dello schieramento, ma con un forte radicamento e riconoscibilità sul territorio.
Questo quadro da lei delineato può partire già dalle elezioni regionali toscane non molto lontane?
Non c'è dubbio. Se non riesce a correggere la rotta, il centro-destra potrebbe andare incontro ad un altro insuccesso. Non basta che la coalizione si chiuda in conclave a pochi mesi dal voto. La via maestra per l'alternativa deve partire prima a da molto lontano. L'ordine potrebbe essere questo: definizione di un'idea precisa di come vorremmo l'altra Toscana; la scansione progettuale di questa impresa; la focalizzazione di una nitida strategia, accompagnata dalle relative risorse umane ed economiche; la scelta dei criteri delle candidature a cominciare da quella del Presidente.
In riferimento ai primi due punti in particolare è fondamentale ricordarsi che la nostra regione è quasi un emblema di ciò su cui si basa la Costituzione, con la sua apologia dei corpi intermedi e del tessuto personale - comunitario che viene prima di ogni struttura politica, regionale o statale.
E' il modo migliore per vedere, come già detto, L'erba dalla parte delle radici.
Avvicinandoci alla conclusione, non posso non chiederle cosa pensa della ricomposizione del centro e, soprattutto, del ruolo che potrebbe avere il movimento dei Popolari Toscani Europei.
A mio parere il centro non va ricomposto, ma rifondato. E non è un discorso di alchimie , nomi o sigle. Si tratta di una vera e propria rivoluzione di mentalità. Basta con questo atteggiamento da combattenti e reduci, nel ricordo del come eravamo. A volte, la difesa di sigle e simboli delle minuscole forze centriste mi ricorda l'atteggiamento, comprensibile ma antistorico, che l'ultimo soldato giapponese aveva in difesa dell'isoletta del Pacifico quando la guerra era ormai perduta.
Ci vuole un grande atto di generosità di tutte le varie sigle centriste, che, confermando la scelta di campo alternativa alle sinistre, diano vita ad una seria e radicale costituente fondativa ancorata ai valori ed alla prassi politica dell'ispirazione cristiana e della migliore tradizione umanistica. Sono convinto che questa prospettiva non solo recupererebbe parte dell'astensionismo, ma anche elettori di Italia Viva ed Azione, a disagio nel perimetro del centro-sinistra.
E tutto questo non fra anni, ma già dalle regionali toscane.