Nagorno Karabakh: i rappresentanti del popolo dell’Artsakh si uniscono con oltre 150 organizzazioni nella prima dichiarazione ufficiale dopo la guerra e la politica della Russia nell’area - a cura di Enrico Vigna, 29 gennaio 2024
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Nagorno Karabakh: i rappresentanti del popolo dell’Artsakh si uniscono con oltre 150 organizzazioni nella prima dichiarazione ufficiale dopo la guerra e la politica della Russia nell’area - a cura di Enrico Vigna, 29 gennaio 2024
Dopo i drammatici avvenimenti nella Repubblica dell’Artsakh dei mesi scorsi, con la conquista da parte dell’Azerbaigian della Repubblica indipendente auto costituita nella regione del Nagorno Karabakh, che ha creato una situazione ingarbugliata, complessa e molto delicata per gli equilibri dell’intera area caucasica e limitrofa, la Russia ha riacquistato gradatamente la sua iniziativa strategica e rafforzato la sua posizione con i paesi lì collocati.
Indubbiamente l'anno passato è stato attraversato da situazioni straordinarie per il Caucaso meridionale. Dopo la guerra del Karabakh che era durata 44 giorni nel 2020, con il successivo dispiegamento delle forze di pace russe nell’Artsakh, sembrava che lo status quo non avrebbe avuto scompensi o innalzamenti di tensione e non era avvenuto più nulla di grave. Poi nel settembre scorso gli avvenimenti sono precipitati e hanno creato squilibri, conflitti, minacce e reciproche accuse tra i vari attori sul terreno.
Dal 2021, l’UE con la Russia aveva assunto l’iniziativa nella questione del Karabakh, i presidenti azero e armeno Aliyev e Pashinyan si erano incontrati periodicamente a Bruxelles per discutere le condizioni per il mantenimento della pace. Ma la crisi sempre più profonda nelle relazioni franco-azerbaigiane e l’inasprirsi di quelle azerbaigiano-americane, hanno nuovamente riproposto la Russia come attore principale e equilibratore in tutta l’area.
La piattaforma “3+3” promossa dalla Russia ha raggiunto un nuovo livello. Nel mese di novembre si è svolto un incontro con la partecipazione dei ministri degli Esteri di Russia, Iran, Turchia, Azerbaigian e Armenia.
Alla fine dell'anno, Putin ha riunito i leader dei paesi della CSI a San Pietroburgo e ha creato l'opportunità per un incontro personale tra Aliyev e Pashinyan.
A differenza degli Stati Uniti e della UE, che cercano di condurre i negoziati esclusivamente su piattaforme euro-atlantiche, Mosca si caratterizza nel sostenere soluzioni regionali ai problemi regionali. Questo approccio soddisfa l’Iran, che teme l’isolamento dall’area, e si adatta alla Turchia nei suoi aspetti antioccidentali e all’Azerbaigian, che sta sempre più nel solco turco.
In questo scenario, il presidente armeno Pashinyan è quello più in difficoltà e a disagio. Continua a cercare un suo ruolo a Bruxelles e Parigi, ma non riesce a trovare una posizione chiara e di prospettiva, per cui è diplomaticamente condizionato.
Nello stesso tempo occorre essere cauti nel leggere solo dinamiche positive o solutive, le conflittualità, anche potenzialmente militari, esistono e continueranno ad esistere fino a che non ci sarà un punto di arrivo collettivo e condiviso tra gli attori regionali.
Per ora il presidente armeno, il perdente della seconda guerra del Karabakh, messo ai lati da Russia e Turchia, è riuscito in qualche modo a vendicarsi, rafforzando la sua posizione interna in Armenia e trasportando la questione dei negoziati armeno-azerbaigiani fino a Bruxelles.
Anche se Washington e Parigi sono scontenti per molti aspetti, sia Aliyev, che Pashinyan, hanno deciso di partecipare ad alcune piattaforme di proposte europee. Aliyev ha recentemente aperto un interconnettore dalla Bulgaria alla Serbia, attraverso il quale scorrerà il gas azerbaigiano, e questo interessa le autorità europee, che accolgono con favore la diversificazione delle forniture di gas e la riduzione del ruolo della Russia nel fornire risorse energetiche all'Europa.
Ma Mosca ha immediatamente risposto aumentando il suo ruolo di mediazione costruttiva, avendo organizzato il primo incontro tra Aliyev e Pashinyan dopo il conflitto di settembre. Ma ora per mantenere questo vantaggio, la Russia dovrà aumentare i propri sforzi e proposte solutive, e non è una cosa semplice da attuare. Ma più forte sarà la Russia negli scenari globali e sugli altri fronti, più facile sarà per lei portare avanti la sua agenda programmata nel Caucaso meridionale.
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APPELLO di oltre 150 partiti, organizzazioni pubbliche, organi di stampa e leader degli organi di autogoverno locale della Repubblica dell’Artsakh (Repubblica del Nagorno Karabakh) hanno firmato un appello alla comunità internazionale in occasione del Giorno del Referendum sull’Indipendenza, il Giorno della Costituzione della Repubblica dell’Artsakh e il 75° anniversario dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani...Vedere su www.civg.it...
A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG
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Torino
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