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Private banking, cos’è e a chi si rivolge: lo spiegano Banca Generali e Marco Montemagno

Private banking e ruolo del consulente sono i temi affrontati dal Vice Direttore Generale di Banca Generali Andrea Ragaini in un’intervista realizzata da Marco Montemagno nell’ambito del progetto EduFin 3.0
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Prosegue il progetto di educazione finanziaria di Banca Generali: Marco “Monty” Montemagno ha intervistato il Vice Direttore Generale Andrea Ragaini sul significato di private banking. 

Ragaini (Banca Generali): “Obiettivo del private banking è gestire e preservare la ricchezza delle famiglie

Il private banking è un servizio di qualità che ha l’obiettivo di gestire, guidare e supportare la ricchezza a partire dalla gestione di un portafoglio con servizi e un’offerta dedicata a famiglie e imprenditori con l’obiettivo finale di preservarla, indirizzarla verso i propri progetti di vita e tramandarla alle nuove generazioni”. A spiegare il significato di private banking è Andrea Ragaini, Vice Direttore Generale di Banca Generali. Intervistato da Marco “Monty” Montemagno per il progetto di educazione finanziaria EduFin 3.0 lanciato dall’Istituto lo scorso autunno, il manager ha risposto alle domande più comuni su quello che oggi è uno dei termini più diffusi in ambito bancario. Rispetto al retail banking, caratterizzato da prodotti standardizzati, il private banking offre soluzioni modellate sulle specifiche esigenze dei clienti cosiddetti HNWI (High Net Worth Individuals): “Parliamo di clienti con una ricchezza finanziaria disponibile superiore ai 500mila euro – sottolinea il Vice DG di Banca Generalicon bisogni patrimoniali sofisticati e spesso anche complessi”.

Consulenza personalizzata e razionalità: i punti di forza del private banking

Il punto di forza del private banking non riguarda tuttavia le soluzioni offerte, spiega Ragaini, ma la modalità di erogazione: “La vera differenza rispetto al retail è che il cliente trova sempre lo stesso interlocutore, cioè il suo private banker, un riferimento di fiducia pronto ad accompagnarlo nel mondo degli investimenti. Ma è solo il punto di entrata – aggiunge – perché non si tratta solo di costruire il portafoglio finanziario quanto quello di programmare quelle che sono le esigenze patrimoniali future della famiglia, dal mandare i figli all’università all’acquisto di immobili”. Avere un riferimento di fiducia consente ai clienti di fare scelte finanziarie consapevoli e affrontare con maggiore razionalità periodi storici come quello attuale, caratterizzato da profonda incertezza: “I clienti ci stanno chiedendo in particolar modo vicinanza e supporto nell’interpretare l’andamento di mercati che sono sempre più condizionati dalle notizie legate alla guerra, più che a veri e propri razionali economico-finanziari. In questo momento il dialogo consulente-cliente assume quindi un valore ancora maggiore che in passato”. Non è un caso che Banca Generali concentri la maggior parte dei suoi sforzi nell’aggiornamento costante della propria rete di consulenti e wealth advisor. Ne è un esempio “Progetto Giovani”, il recente piano di ingresso destinato ai talenti under 35 con l’obiettivo di intercettare quelli che saranno i clienti private del futuro.

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