CHI RIFIUTA LA TECNOLOGIA

Una riflessione sulle ragioni, spesso inutili, del rifiuto delle nuove tenologie
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, (informazione.it - comunicati stampa - information technology) Scopro sulla rivista di arredamento e Design CasaD un interessante articolo di Jacopo Filippo Bargellini, Design Manager e studioso di tendenze, che riflette in maniera ironica sul rapporto con le nuove tecnologie.
"Spesso siamo luddisti, e molti degli oggetti tecnologici che non abbiamo mai provato ci stanno antipatici, o ci sono assolutamente indifferenti, e ci chiediamo cosa ci trovino gli altri di tanto interessante, noi non li avremmo mai comprati e non li compreremmo mai, non ne sentiamo la necessità, li riteniamo superflui, ci fanno sembrare ridicoli, costano troppo, non servono a nulla, cio che abbiamo già funziona perfettamente, che bisogno c’è?
Poi succcede qualcosa, riceviamo un regalo, ce li dà l’ufficio, dobbiamo comprarli per lavoro, ce li impresta un amico, ce li fa provare il cognato, c’è una svendita, è Natale, insomma non c’è un motivo preciso eppure ci ritroviamo faccia a faccia con questa cosa inutile che inoltre non capiamo, perché e complicata, ma guarda cosa fa, ah però, si vede bene, caspita come si sente, beh quasi quasi, accidenti ma perché non me la sono comprata prima, non posso più farne a meno, sai sono disperato perché me l’hanno rubata. Il bello è che quando si tratta di elettronica, questo processo di iniziale disinteresse, prova scettica, piacevolezza d’uso, comprensione, innamoramento, dramma della presa di coscienza di “come farei se non ci fosse” si accompagna ad un costante ampliamento dell’offerta, ad un costante miglioramento della tecnologia e ad un costante abbassamento dei prezzi, cioè all’incredibile concomitanza di tre fattori che sono , per tutto il resto delle categorie merceologiche, inversamente proporzionali tra loro.
Contrariamente a quanto comunemente si pensi poi, le apparecchiature di elettronica di consumo soddisfano nella maggior parte dei casi la fase secondaria dei bisogni primari, cioè in realtà non creano nuovi bisogni, ma li soddisfano in maniera esponenziale.
L’uomo ha sempre voluto comunicare , e qualunque società si basa sulla comunicazione, dunque non c’è da stupirsi che il cellulare sia ormai nelle tasche di miliardi di persone che, semplicemente, comunicano molto di più di quanto non comunicassero prima, e poco vale la notazione che la maggior parte delle cose che si dicono non serve a niente: forse che i chilometrici discorsi del (e dal) parrucchiere servono a qualcosa? Si, servono a creare e a rinsaldare i rapporti sociali, non è certo possibile pensare che il dialogo possa essere unicamente funzionale ad uno scopo pratico.
Fin dall’origine della specie l’uomo è curioso, come una scimmia appunto: dategli una lente, un occhiale, un cannocchiale, un binocolo, un telescopio, una macchina fotografica, una telecamera, uno zoom, i raggi infrarossi , e tutto qual che ci sarà da guardare, a fondo, nel dettaglio, a lungo, intimamente, lo guarderà. Certo poi uno non può ricordarsi tutto, già i romani facevano le maschere di cera al morto per ricordarselo, e forse sembrava anche una cosa superflua ma ha dato origine alla scultura romana, grazie alla quale, diversamente dai greci, conosciamo i volti dei nostri antenati.
E allora è prontamente spiegato il boom delle macchine digitali, delle videocamere dei miliardi di chilometri di nastro di cassette maxi e mini e dei terabite prossimi venturi degli hard disk che le stanno sostituendo. Si, ma come le rivediamo tutte queste immagini?
Allora schermi, schermi , schermi a profusione e anche cornici digitali che scorrono le immagini direttamente dalla scheda di memoria e videolettori portatili, e videotelefoni, e se voglio una dimensione più grossa, c’è qualcosa di male a mettersi in casa un flat da 50 pollici?
Sarà volgare, ma quella volta qualche anno fa che il mio amico cinefilo con megaschermo a tubo catodico quadrato da 37 pollici, quasi pezzo unico, suo vanto da sempre, è venuto a casa mia a vedere un film sul flat, prima ha storto il naso, poi ha aperto gli occhi, poi li ha splancati ,poi mi ha chiesto dove lo avevo preso, poi l’ha comprato anche lui.
Ma il film, la trasmissione, la foto, l’immagine, sullo schermo passa e va , e se “verba volant e scripta manent”, “imago volat sed imago manet” grazie alle stampanti di ultima generazione, quelle casalinghe, quelle che te le tirano dietro tanto poi devi comprare l’inchiostro che costa più di una stampante nuova. Si, è vero, sembra una fregatura, però che bello è vedersi le proprie foto stampate appena scattate? E ingrandite, ruotate schiarite tagliate virate e, sommamente, editate?
E quel tasto blu che pulsa, non da soddisfazione?
Esce la foto del nipotino, e la nonna esulta, lei, che fino a ieri portava ancora il rotolino da 24 nell’ultimo superstite negozio che ancora sviluppava “in giornata su carta kodak”!
E non cambierà più idea, come i miei genitori quando gli abbiamo regalato la digitale e mio padre fa” nooooo…digitale nooo..” e già pensava di impazzire di software e invece ora mira, scatta, tira fuori la schedina, la infila nella stampante e pronti via.
La prossima battaglia è fargli usare il bancomat al casello invece di fare la coda con i contanti in mano e , a proposito di viaggio, ho ragione, il ricordo è un bisogno primario, ma il navigatore no, è superfluo, non serve a niente, se pure la necessità di essere informato sia sempre stata al centro dell’attenzione dell’essere umano, e Mosè con le tavole della legge dove lo mettiamo?
Per noi telegiornale a tutte le ore, notizie sul cellulare, pannelli stradali, vanno bene, però il navigatore no, ammazza il turismo, si fa una strada sola, non ci si può più perdere, e che bella quella volta che mi sono perso e ho incontrato Maria con cui mi sono fidanzato, oppure ho scoperto quella locanda sperduta dove ancora facevano i ravioli come una volta.
Si, ma con il navigatore, altro che Maria, non basta il calendario di tutte le sante, e altro che i ravioli, trovi tutti i piatti della cucina regionale!
E non è stata tanto bella quella volta che sei rimasto senza benzina no, o che avevi la cena con i russi ed hai perso un’ora a cercare un parcheggio?
E allora basta, ma si potrebbe continuare , e mentre i luddisti continuano la loro battaglia contro le macchine o fanno del loro rifiuto un atto di inutile snobismo,i prezzi sono scesi, la tecnologia è migliorata e l’interfaccia è semplificata.
Perché aspettare?
La felicità è a portata di mano, provare per credere."
Ufficio Stampa
marco molari
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