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Manon Lescaut di Giacomo Puccini per l'apertura della Stagione d' Opera 2024 del Teatro Comunale di Bologna

Nuova produzione, firmata dal regista Leo Muscato, al debutto nel teatro felsineo. La Direttrice Musicale Oksana Lyniv sul podio dell'Orchestra del Comunale
Forlì, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

La Stagione d'Opera 2024 del Teatro Comunale di Bologna si  è aperta con Manon Lescaut di Giacomo Puccini, nel centenario della scomparsa del compositore, nella nuova produzione, firmata dal regista Leo Muscato, al debutto nel teatro felsineo. Sul podio la Direttrice musicale Oksana Lyniv, che affrontava il titolo per la prima volta.

 "Nel 1889 il trentunenne Puccini firmò un contratto con Ricordi per Manon Lescaut – dice Oksana Lyniv – e contemporaneamente stava lavorando a una versione ridotta dei Meistersinger von Nürnberg di Wagner per La Scala di Milano, entrando in contatto con le sperimentazioni armoniche wagneriane. La partitura utilizza la tecnica del Leitmotiv – penso al suono orchestrale e al linguaggio armonico per la descrizione del mondo emotivo di Manon Lescaut e De Grieux, che si ispirano al Tristano e Isotta – ma è anche arricchita da citazioni dalle prime opere giovanili di Puccini, che rispecchiano lo spirito dell’epoca in cui la vicenda è ambientata".

 Manon Lescaut, la prima «figura viva» del teatro pucciniano, dove il compositore sperimenta alcuni di quelli che si riveleranno essere i tratti vincenti della produzione successiva: libertà nella scelta del soggetto, intervento del compositore nell’organizzazione del materiale librettistico, proficua collaborazione con Illica e Giacosa.

 «La mia bocca è un altare / dove il tuo bacio è Dio!»  

Pura passione“, così il trentacinquenne Giacomo Puccini definiva la sua terza opera, la voluttuosa e tragica Manon Lescaut, al suo debutto del 1893.

 E' la "passione disperata.“ quella che attraversa l’evoluzione psicologica del personaggio femminile, protagonista assoluta dell’opera, sebbene i comprimari svolgano un ruolo fondamentale.

La passione è quella tra i giovani protagonisti, ma soprattutto quella dell’altrettanto giovane compositore nei confronti dell’opera che diventerà il suo primo capolavoro; passione che diventa perfezionismo, visto che il gran maestro lucchese mise mano alla partitura per più di 30 anni (se ne contano nove varianti), e fino al 1924, anno della sua morte, modificò il libretto, che era già passato di mano in mano a Domenico Oliva, Luigi Illica, Marco Praga, Giuseppe Giacosa, Ruggero Leoncavallo, Giuseppe Adami e lo stesso editore Ricordi, che stampò la prima edizione senza il nome degli autori.

Passione e nostalgia: Manon conosce la solitudine del lusso e confessa al fratello: “nell’alcova dorata ve’ un silenzio gelido, mortal, ve’ un silenzio, un freddo che magghiaccia!”;

 Passione e dedizione totale:  Des Grieux a Manon; nella celebre aria Donna non vidi mai  lo studente ripete due volte “Manon Lescaut mi chiamo” e pronuncia parole che hanno un’assonanza con il nome dell’amata“ascose fibre vanno a carezzare”.

 Manon è un personaggio in fuga, moderno nella misura in cui ogni suo comportamento è vitale e contraddittorio.

 Racconta il regista Leo Muscato:

"È come se la terra bruciasse sotto i loro piedi e impedisse loro di fermarsi e ragionare sulle conseguenze delle loro azioni. Per questa ragione, ciò che tiene insieme i quattro differenti luoghi della nostra messa in scena è proprio la terra che brucia, è proprio il deserto, un luogo metaforico che nell’opera di Puccini arriva nel IV atto. Il personaggio di Manon è un'anima in costante oscillazione tra estremi emotivi opposti. A volte è una forza della natura, animata da una gioia contagiosa e da un desiderio irrefrenabile di avventura e amore; altre volte sprofonda in un'oscurità emotiva che la fa apparire tormentata e vulnerabile e bisognosa di protezione. Ci impiega pochi secondi per decidere di fuggire al proprio destino seguendo uno sconosciuto che ha incontrato qualche minuto prima. La sua fuga scapicollata con Des Grieux – conclude il regista – si trasforma in stupefacente alchimia sessuale che travolgerà entrambi in un turbine di emozioni e impulsi, e che trasformerà il loro amore in una relazione tossica, in cui ognuno riesce a tirare fuori il peggio dell’altro".

Seè vero che ogni spettacolo, alla fine, è un’interpretazione messa sotto gli occhi del pubblico, allora questa è un’opera in fuga da se stessa, dove ogni atto cancella quello precedente con il precipitare degli eventi. Il movimento che ci comunica Manon Lescaut porta
Verso il nulla, perché il quarto atto ci presenta un deserto, una terra di nessuno.


 Un quadro vuoto ed una fuga verso il nulla o, addirittura, una fuga dal Settecento, come Puccini la immaginò, e come l'esecuzione al Comunale Nouveau di Bologna ci ha mostrato e fatto vivere, con le scene di  Federica Parolini, i costumi  di Silvia Aymonino e le Luci  di Alessandro Verazzi.

Una escuzione orchestrale attenta, rispettosa e vivace, ideale per un inizio di programmazione 2024 al Comunale di Bologna tanto varia ed importante.  Nel ruolo della protagonista il soprano Erika Grimaldi, recentemente applaudita a Bologna nell’Andrea Chénier di Giordano e nella Forza del destino di Verdi, affiancata sul palco dal tenore Luciano Ganci (come Renato Des Grieux) e dal baritono Claudio Sgura (come Lescaut).  Nelle tre parti principali anche il soprano LanaKos, Gustavo Castillo e Roberto Aronica.

 * A partire dalle recite di Manon Lescaut, sul soffitto del Foyer del Comunale Nouveau è visibile la nuova installazione permanente site-specific composta di specchi realizzata dal duo Antonello Ghezzi, dal titolo Ed intanto la mia testa, a cura del Teatro Comunale. L’opera vuole idealmente accompagnare il pubblico verso la platea:

 "Siamo spettatori ma anche protagonisti – spiegano i due artisti – perché se alziamo lo sguardo ci siamo noi tra le parole della Cenerentola di Rossini, e quel nodo avviluppato è l'amore ma è anche la nostra vita, nella quale tutti andiamo a tentoni verso l'aria oscura. Per fortuna, grazie ai sentimenti che proviamo e grazie al teatro, possiamo finalmente cominciare a delirare, a sognare e a ricordarci che siamo allo stesso tempo spettatori, protagonisti, comparse e drammaturghi. Siamo qui e ora, siamo in un teatro nuovo ma che porta con sé tutta la storia del Teatro Comunale di Bologna". 

 

Manon Lescaut   

Dramma lirico in quattro atti  
Libretto di Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Giulio Ricordi, Luigi Illica, Marco Praga, Giuseppe Giacosa e Giacomo Puccini   

Musica di Giacomo Puccini  

Direttrice Oksana Lyniv  

Regia Leo Muscato  

Maestro del Coro Gea Garatti Ansini  

Scene Federica Parolini   

Costumi Silvia Aymonino  

Luci Alessandro Verazzi  

Assistente alla regia Marialuisa Bafunno  

Assistente alle scene Matteo Martini  

Assistente ai costumi Agnese Rabatti  

Personaggi e interpreti  

Manon Lescaut Erika Grimaldi (26, 28, 30 gennaio) / Lana Kos (27, 31 gennaio)  

Lescaut Claudio Sgura (26, 28, 30 gennaio) / Gustavo Castillo (27, 31 gennaio)  

Renato Des Grieux Luciano Ganci (26, 28, 30 gennaio) / Roberto Aronica (27, 31 gennaio)  

Geronte Di Ravoir Giacomo Prestia 

Edmondo Paolo Antognetti  

Il maestro di ballo Bruno Lazzaretti

Un musico Aloisa Aisemberg   

Un lampionaio Cristiano Olivieri  

Un comandante di marina Costantino Finucci  

L’oste / Un sergente degli arcieri Kwangsik Park   

Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna   

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna 

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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