GLI OCCHIALI DI SOSTAKOVIC, LA PASTICCERIA DEL NEST E GLI UCCELLINI DI SCAMPIA DOMENICA AL CAMPANIA TEATRO FESTIVAL

Il Campania Teatro Festival, parte rilevante della rete Italia Festival e dell’EFA (European Festival Association), è finanziato dalla Regione Campania e si avvale anche di un contributo annuo del Ministero della Cultura per il suo schema multidisciplinare.
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Napoli, (informazione.it - comunicati stampa - spettacolo)

Gli occhiali di Sostakovic, la Premiata Pasticceria del Nest, gli Uccellini di Scampia. Sono queste le novità in programma il 2 luglio al Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio.  

  

Alle 21.30 al Palco Grande in Villa Floridiana a Napoli Moni Ovadia è il protagonista de “Gli occhiali di Sostakovic”, un progetto della compagnia Prima International Company di Angelo Tumminelli, autore e regista Valerio Cappelli e le musiche dal vivo di Giovanna Famulari. Coproduzione Ravenna Festival e Festival Puccini, in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma.  

  

“Ho pensato agli occhi. Il mio primo pensiero è stato lo sguardo di Sostakovic - scrive Valerio Cappelli nelle note di regia - che sembra scivolare via e invece è impenetrabile, imperscrutabile, dietro le spesse lenti da miope. Sono gli occhiali di chi cerca di mettere a fuoco la verità occulta dal potere. È uno sguardo sul mondo in cui viveva. Ma c’è molto altro. I suoi occhi svelano un uomo passionale, buffo, irascibile, introverso, fragile, acido, timido, riservato, tenace. Tutto, in lui, è contraddizione. La vita di Dmitrij Sostakovic è, essa stessa, un corto circuito drammaturgico. Non era facile vivere, allora, certe notti e certe albe. Dormiva con la valigia aperta sotto il letto, temendo di essere arrestato da un momento all’altro, ed ebbe i funerali come un eroe di Stato.

Sostakovic è il compositore più decorato e frainteso, più premiato e minacciato”. Lo spettacolo, però, come dichiara espressamente il regista, guarda anche a un presente altrettanto tragico. “L’intento è quello di restituire il sapore dell’epoca, ma anche della Russia di oggi, in una musica che riflette il tempo drammatico in cui è stata scritta: la Settima Sinfonia, composta durante l’assedio di Leningrado, divenne un simbolo della resistenza all’invasione nazista, e nello spettacolo quelle note saranno accompagnate da immagini su quell’assalto di 900 giorni che incontrò una resistenza stoica, inaspettata; scrisse l’Ottava Sinfonia nel 1943, raccontando il cataclisma bellico. Racconta, non spiega, Sostakovic non è mai descrittivo: eppure nell’Ottava Sinfonia si “vedono” quasi i palazzi bruciare sotto i bombardamenti, e nel terzo movimento la tensione diventa parossistica.

Non c’è politica esplicita nelle sue Sinfonie, ma ne resta un alone forte in quel mare in tempesta: le purghe, la guerra civile, la guerra contro Hitler; tantomeno si prestano a essere, con sparute eccezioni sui dorati campi di grano lavorati dai contadini, o sugli operai, cassa di risonanza delle fanfare retoriche e patriottiche. La sua musica è allo stesso tempo il diario della sua esistenza. Aveva 29 anni, Sostakovic, ed era già una stella della musica russa, quando Stalin si sedette al Bolschoi per seguire una replica della sua Lady Macbeth del distretto di Mcensk.

La storia di una casalinga che si lascia dietro una scia di cadaveri, fu ritenuta il frutto di una deprecabile sensibilità piccolo borghese. Non era certo in linea con le direttive di Stalin, secondo il quale il linguaggio musicale doveva essere “chiaro, accessibile e vicino alle masse”. Lo sperimentalismo era inutile ai fini della propaganda. Due giorni dopo “La Pravda”, organo ufficiale del partito Comunista, recensì lo spettacolo con un articolo intitolato “Caos anziché musica”: “A quanto pare il compositore non ha minimamente tenuto conto di ciò che il pubblico sovietico cerca e si aspetta dalla musica”. E ancora: “Si tratta di uno scherzo di astuta ingenuità che può finire molto male. Il Terrore di Stalin era prossimo, un potere che si fondava sul culto della personalità e sul controllo implacabile della libertà d’espressione.

Sostakovic cominciò a scoprire cosa significava fare una brutta fine, essere artista e liberare la propria creatività mentre centinaia di migliaia di cittadini venivano arrestati, giustiziati, deportati, oppure sparivano nel nulla. Il cognato, la suocera, la sorella e uno zio vennero incarcerati. È una musica scritta sotto la paura che attanagliava il più grande paese del mondo per estensione geografica. In quel mondo che andava a rotoli, questo gigante della musica ha cercato di sopravvivere, come farebbe qualunque altro essere umano”.  

  

Al teatro Mercadante, invece, alle 19, Vincenzo Salemme affida alla Compagnia Nest e Diana Or.Is la sua “Premiata Pasticceria Bellavista”, una commedia in prima assoluta interpretata da Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Stefano Miglio, Viviana Cangiano, Cristel Checca, Dolores Gianoli, Alessandra Mantice, e con la regia di Giuseppe Miale Di Mauro.  

  

“Premiata Pasticceria Bellavista” è una storia di cecità, di uomini e donne incapaci di osservare la vita e il mondo che li circonda. Il racconto di una condizione sociale e culturale i cui ogni personaggio della commedia è incapace di affrontare il percorso che la vita gli ha messo di fronte e agisce fingendo di non vedere. Non a caso arriverà proprio un cieco ad aprire gli occhi di tutti, a metterli al cospetto della verità che nessuno di loro ha il coraggio di dire. Paradosso kafkiano che Salemme dipana lungo tutta la commedia con la sua penna leggera, fatta di battute fulminanti e tirate che mettono in risalto un mondo ipocrita e vigliacco, guidato da una voce che viene dall’alto, la voce di una madre, figura creatrice come quella di Dio. E proprio come faceva Eduardo, Salemme riesce a raccontare attraverso le vicende di una famiglia il mondo intero, un’umanità che cammina con i paraocchi, che ha difficoltà nelle relazioni, che mira solo al profitto personale, che mente spudoratamente. Una storia amara ambientata nel regno del dolce: una pasticceria.  

 

La terza novità di giornata, ultimo appuntamento della Sezione Osservatorio, è in programma al teatro Trianon Viviani, dove, alle ore 20, va in scena in prima assoluta “Uccellini di Scampia” di Roberto Del Gaudio. Con Sara Penelope Robin, il baritono Antonio Santaniello e Ciro Pellegrino, che cura anche la regia.  

  

Tonino, protagonista della pièce, ritorna nel suo quartiere d’origine, Miano -periferia nord di Napoli- dopo una lunga permanenza da emigrato nel Nord Italia. Conduce con sé una valigia, carica di effetti personali e scritti: i suoi ricordi, la sua infanzia, il passato con il quale è tornato forse, con questo viaggio, a fare i conti. Ritrova Antonella Petrosino, una compagna delle scuole medie, il suo primo amore bambino. Petrosino non è invecchiata quanto invece lui stesso sia invecchiato, come se lì il tempo si fosse fermato. Tonino prenderà con lei a rievocare la nascita del quartiere di Scampia, le sue contraddizioni, fatti della sua infanzia dal sapore fiabescamente profetico, vissuti da scugnizzo in quel territorio.  

  

Per la Sezione Internazionale, al teatro Politeama alle ore 18 si replica infine “Capri. The island of fugitives”Tratto da “Kaputt” e “La pelle” di Curzio Malaparte, per la regia, sceneggiatura e scenografia del geniale Krystian Lupa, Spettacolo solo per adultiin polacco con sovratitoli in italiano.  

  

Alle ore 22.30 nel Prato di Villa Floridiana c’è poi il penultimo appuntamento con la rassegna “Il cinema giovane” a cura di Roberto d’Avascio per Arcimovie. Sarà proiettato “Lady bird” (2017) di Greta Gerwig.  

  

Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni ed è possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli.    

   

 

 

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