Lo spettacolo Dalla Città Dolente

Sul Palco del teatro Argentina, gli attori del TEATRO LIBERO DI REBIBBIA
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - varie)

Lo spettacolo "Dalla città dolente", realizzato in occasione del ventennale della Fondazione Teatro Libero di Rebibbia è organizzato da La Ribalta - Centro Studi Enrico Maria Salerno, diretta da Laura Andreini e Fabio Cavalli, che lavora nel sistema penitenziario, con il coinvolgimento di centinaia di persone recluse. 

Sul Palco del teatro Argentina, gli attori del TEATRO LIBERO DI REBIBBIA con lo spettacolo “Dalla Città Dolente”: Juan Dario Bonetti, Giovanni Colonia, Francesco De Masi, Giacomo Silvano accompagnati dalle musiche del Maestro Franco Moretti, Irene Moretti (violino), Mariano Aprea (contrabasso), Andrea Nunzi (percussioni).

I più bei Canti della Commedia di Dante detti dai detenuti ed ex-detenuti, sia nell’italiano del Poeta, sia in traduzioni dialettali colte, realizzate da grandi poeti del ‘900. 

L’evento è stato reso possibile grazie all’impegno del Presidente della Commissione Cultura della Camera On. Federico Mollicone, al sostegno del Dipartimento Cultura di Roma Capitale, alla collaborazione ventennale con la Direzione della Casa Circondariale Roma Rebibbia N.C. e all’ospitalità della Fondazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale.

 Hanno coadiuvato la Lectura Dantis: l’On. Federico Mollicone, l’On. Raffaele Bruno (Parlamentare, primo firmatario della Proposta di Legge “Teatro in Carcere”), Francesco Siciliano (Presidente Teatro di Roma, Teatro Nazionale) e Marco Prosperini (Membro CdA Teatro di Roma, Teatro Nazionale).

Fra queste identità metaforiche e contraddizioni brucianti "Carcere/Inferno", "Colpa/Peccato", “Rivedere/Non rivedere le stelle” gioca la performance di persone memori di una qualche affinità nel destino: Dante fu condannato e visse quasi vent’anni in esilio, da latitante. I condannati di oggi cercano di saldare i propri conti anche attraverso la fatica di quei versi altissimi e difficili, offrendosi al loro “giudice naturale”. Non più la Magistratura che li condannò ma il Pubblico.

ph. Monica Irma Ricci

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