Manovra di bilancio 2025, Meritocrazia Italia chiede un passo indietro sui tagli all’automotive
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Da quanto emerso dai dibattiti degli ultimi giorni, l’ultima manovra di bilancio prevederebbe tagli significativi ai fondi destinati al settore dell'automotive, uno dei pilastri storici della economia del Paese. Il Fondo Automotive, strumento essenziale per sostenere la transizione verde e l'innovazione nella filiera automobilistica, si ridurrà drasticamente, da un miliardo a 450 milioni di euro per il 2025 a soli 200 milioni annui fino al 2030.
La spesa pubblica va ottimizzata. Questo è ovvio. E il compito non è semplice.
Per certo è utile ridurre i sussidi dannosi per l'ambiente, ma la transizione verso un'industria automobilistica a zero emissioni richiede investimenti stabili e mirati. La riduzione delle risorse del Fondo Automotive, che avrebbe dovuto finanziare progetti di ricerca e innovazione e incentivare l'acquisto di veicoli a basse emissioni, potrebbe tradursi in una contrazione della produzione e in una riduzione di competitività della filiera italiana.
Non si può ignorare neppure che la filiera sta affrontando una fase di forte contrazione, con la produzione automobilistica crollata del 26% rispetto allo scorso anno e tornata ai livelli del 2013, a dimostrazione di quanto sia fragile il settore in assenza di supporti strategici.
Pur apprezzando l'avvio del terzo bando PNRR per le infrastrutture di ricarica pubbliche (un passo importante verso l'espansione della rete per la mobilità elettrica), Meritocrazia Italia ritiene indispensabile un approccio complessivo che contempli incentivi adeguati e duraturi per supportare l'offerta e non solo la domanda. In tal senso, è fondamentale che una parte delle risorse tagliate sia recuperata per incentivare l'innovazione industriale, evitare la desertificazione produttiva e favorire una transizione che mantenga l'Italia competitiva nel lungo periodo.
In tema di energia, poi, si richiama l'attenzione sulla necessità di definire un piano per l'indipendenza e la sicurezza energetica, per quanto possibile condiviso da tutti, maggioranza e opposizioni, e in grado di rispettare l’obiettivo EU di giungere alla neutralità carbonica per il 2050 e di ridurre il pesante divario sul costo dell’energia rispetto agli altri Paesi europei.
Una delle soluzioni da più lati caldeggiata è quella di ricorrere al nucleare. Perché la scelta energetica sia questa, però, occorre visione. La riflessione deve riguardare in modo approfondito le sfide, le opportunità di lungo periodo, ma soprattutto la trasparenza sulle scelte che non siano puramente ideologiche e di convenienza (come la scelta dei siti delle centrali e dei depositi di stoccaggio), valutando attentamente gli aspetti economici, tecnologici, ambientali e soprattutto sociali. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla scelta della tipologia di centrali nucleari eventualmente da realizzare che dovranno essere ‘supersicure’, militarmente inattaccabili, autodecommissionabili, capaci di smaltire i rifiuti radioattivi, economiche, non futuribili e che ci consentano di inserirci nel business mondiale dell’energia pulita.
Non da meno, in quanto l'Italia ha una delle reti elettriche più dispersiva in Europa e degli impianti industriali vecchi ed energivori, è indispensabile programmare un piano integrato di investimenti sull'efficienza energetica delle reti e delle aziende, prima o contestualmente alla costruzione degli stessi impianti.
Per queste ragioni, si invita il Parlamento a rivedere, nel corso dell'iter di approvazione della legge di Bilancio, le misure di supporto al settore automobilistico e ad adottare una politica energetica che, pur nella prudenza necessaria, guardi al futuro con determinazione e coerenza. L'Italia non può permettersi di rimanere indietro nel percorso di decarbonizzazione, e ogni scelta strategica dovrà essere mirata a rendere il Paese competitivo e in grado di affrontare le sfide energetiche globali, valorizzando l'eccellenza del genio italiano. Non si disperda il patrimonio nazionale in termini umani, creativi e produttivi, a favore di scelte che spostano le dinamiche industriali verso altri continenti, relegando l’Italia a posizione marginale nel mondo.
Stop war.
Roma, lì 06 Novembre 2024
Meritocrazia Italia
Il Presidente Walter Mauriello