Mariano Sabatini (Italia dei Diritti), Rai di tutto di meno...servizio pubblico

"Spesso il servizio pubblico è assicurato da emittenti private anche se in Italia vuol dire erroneamente Rai". Sono le parole espresse dal responsabile nazionale per la Cultura dell'IdD Mariano Sabatini che si lancia in una feroce critica contro la televisione di Stato
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

E' di questi giorni la notizia che il governo Meloni, con voto contrario degli alleati di Forza Italia, non è riuscito a far passare il taglio del canone Rai. Prendendo spunto da questo, lo scrittore, giornalista e autore televisivo Mariano Sabatini responsabile nazionale per la Cultura del movimento presieduto dal giornalista romano Antonello De Pierro rilascia una nota stampa, condivisa anche sui propri social, dove esprime aspre critiche nei confronti della Rai e dell'offerta che offre ai cittadini italiani obbligati a pagare il canone:

"È molto vivace il dibattito politico, con le vicine fazioni (FI e Lega) su opposte posizioni – normale che gli alleati si becchino come i polli di Renzo… o di Renzi – sul possibile aumento del canone destinato al Servizio Pubblico. Poco importa se spesso il servizio pubblico è assicurato da emittenti private come La7 o La Nove, ad esempio quando vanno in onda le civilissime chiacchierate (ovvio che non siano interviste) di Fabio Fazio, ma tant’è: in Italia il Servizio Pubblico vuol dire erroneamente Rai.

Quindi - prosegue Sabatini -  i 20 euro in più, si parla di passare da 70 a 90 euro, dovrebbero andare all’azienda televisiva di viale Mazzini. Poco importa se la Rai sia territorio di conquista, manco fossimo nel far west, dei governi in carica. Poco importa se chiunque provi a dissentire venga messo alla porta, sanzionato, attenzionato o spostato in radio, come una volta gli alunni discoli dietro alla lavagna. Poco importa se a condurre programmi vengono chiamati strambi personaggini che finora magari avevano zampettato tra la bouvette e il Transatlantico e all’improvviso si ritrovano a ideare e condurre format che hanno una share da prefisso telefonico e vengono ignominiosamente chiusi dopo una emissione o due o tre. Poco importa se l’offerta sia ormai di carattere quasi prettamente commerciale, tra pacchi, risse da cortile ai margini di balletti con le stelle, cronaccia nera e intervistucole irrilevanti… I 20 euro in più andrebbero comunque a questa Rai, di tutto di meno, imbarazzante, irritante per gli abbonati dotati di cellule grigie, nelle mani di dirigenti a dir poco improvvisati.

A noi - conclude Mariano Sabatini - tuttavia poco importa che i fanciulli all'ombra dei cavalli morenti in fiore abbiano più soldi per proseguire nelle loro malversazioni, ci va più che bene che il canone rimanga di 70 euro. Che è già troppo".


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