Paralimpismo in Sardegna: il rugby in carrozzina piace molto ai tetraplegici

Meravigliata e felice anche la presidente CIP Sardegna Cristina Sanna. Il suo comitato ha creduto molto in questo progetto sostenendolo con decisione. “Vedere così tanti disabili fisici in un colpo solo è stata una sensazione indescrivibile – dice – non mi accadeva da tanto tempo e devo dire che in queste circostanze il cuore batte sempre a mille. Nel corso della mia vita ho trascorso ore e ore al telefono a contatto con amici e conoscenti carrozzati nell’intento di convincerli a praticare sport
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Cagliari, (informazione.it - comunicati stampa - sport)

A volte gli occhi vengono strizzati perché grondanti di lacrime, a volte perché ciò che proiettano si stenta a crederlo. Al Centro Sportivo Paralimpico Sa.Spo. di via Don Bosco a Selargius le pupille tendono a dilatarsi ripetutamente perché i rappresentanti della Nazionale Italiana di Rugby in carrozzina hanno toccato le corde di una dozzina di ragazzi tetraplegici le cui condizioni fisiche non permettono l’accesso disinvolto ad una pratica sportiva.

Ma il direttore tecnico azzurro Franco Tessari, accompagnato dal vice Roberto Convito, dall’assistente tecnico Claudio Marucci e dagli atleti Stefano Asaro, Nicolo’ Toscano, Davide Giozet e Marco Convito sono riusciti a rendere meno ansiosi gli stati d’animo e le preoccupazioni di chi vive seduto inerme in una carrozzina. Con le parole e i fatti quel gruppo di uditori apparentemente scettici e titubanti si sono sciolti, al punto di sottoporsi a sedute di allenamenti estenuanti mai assaporate in vita loro.

Simone, ventuno anni, in carrozzina da cinque, ha subito un’imboscata dalla ex insegnante di sostegno. Lo ha attratto al centro Sa.Spo senza specificargli che sarebbe stato preso in ostaggio dai giocatori azzurri. Alla chetichella l’hanno dotato di guanti e invitato a salire a bordo della carrozzina di gara facendolo divertire per un’ora e mezzo. Il giorno dopo era di nuovo lì per provare nuove sensazioni.

Oppure c’è la storia di Mattia che apparentemente freddo e distaccato si è gradualmente lasciato andare. Alla fine della sessione non ha dato certezze sul suo ritorno il giorno dopo accampando impegni inderogabili ed invece è stato il primo a varcare il cancello dell’impianto salesiano.

C’è chi ha mostrato da subito di avere particolari doti tecniche adatte alla pratica del wheelchair rugby ed infatti a breve sarà invitato come spettatore straordinario al raduno della nazionale. I fortunati si renderanno conto di come potrebbero svoltare l’esistenza inseguendo l’ebbrezza che una palla tra le mani scatena. Gli altri si spera che conservino il giusto entusiasmo per intraprendere un’attività tutt’altro che facile, fatta di tante fatiche quotidiane: andare a placcare la carrozzina avversaria senza sfiorare chi la manovra (pena espulsioni temporanee) non sarà come bere un bicchiere d’acqua; come anche mettere in pratica la tecnica dei blocchi o raggiungere velocemente gli otto metri della linea di meta e superarli completamente per fare punteggio.

In casa Sa.Spo gli organizzatori dello stage durato quattro giorni si guardano compiaciuti: dal presidente nazionale FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) Sandrino Porru, al suo consigliere federale Antonio Murgia (vedere intervista in basso), dal delegato regionale FISPES Carmelo Addaris alla presidente CIP Sardegna Cristina Sanna. È un primo importante passo verso l’emancipazione fisica e morale di queste persone disabili (civili e da lavoro) ma bisognerà fare quadrato e ragionare su mille sfaccettature che non vanno trascurate.

Molto illuminante, in proposito, è stato il corso dedicato ai docenti di educazione fisica; i partecipanti hanno appreso i rudimenti necessari per insegnare la disciplina. Franco Tessari (vedere intervista in basso) ha inoltre raccontato gli albori del movimento servendosi anche di contributi filmati.

Al pranzo di commiato il presidente nazionale FISPES Sandrino Porru gongola perché è riuscito finalmente ad avverare un suo pallino. Da sardo autentico non vedeva l’ora di esportare il rugby paralimpico nell’isola; rimasto colpito dall’adesione importante ha sottolineato come esistano tutti i presupposti per andare avanti con convinzione. La sua federazione non farà mancare un supporto importante.

Meravigliata e felice anche la presidente CIP Sardegna Cristina Sanna. Il suo comitato ha creduto molto in questo progetto sostenendolo con decisione. “Vedere così tanti disabili fisici in un colpo solo è stata una sensazione indescrivibile – dice – non mi accadeva da tanto tempo e devo dire che in queste circostanze il cuore batte sempre a mille. Nel corso della mia vita ho trascorso ore e ore al telefono a contatto con amici e conoscenti carrozzati nell’intento di convincerli a praticare sport. Per quanto mi riguarda non è mai stato tempo sprecato, anzi col ruolo che sto ricoprendo faccio sempre del mio meglio per essere presente agli avvenimenti promozionali e cercare il dialogo con tutti. Ringrazio Franco Tessari e lo staff della nazionale per il prezioso contributo, sperando in una prolungata e proficua collaborazione. Inoltre una nota di merito anche nei confronti della FISPES e della società ospitante Sa.Spo. Cagliari; sono convinta faranno il possibile per creare il primo club di rugby paralimpico nella nostra regione”.

ANTONIO MURGIA: “NON SARA’ FACILE MA CI PROVIAMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE”

Tutte le volte si fa il mazzo sottraendo puntualmente il suo tempo libero alla famiglia. Il consigliere federale FISPES Antonio Murgia, nonché vice presidente SA.Spo. è fatto così. Nei quattro giorni dedicati al rugby ne ha viste di tutti i colori: “In alcuni momenti sono stato sopraffatto dalla commozione – ha detto – ma alla fine, nonostante gli sforzi straordinari, pensi anche di aver fatto qualcosa di bello. Dai giocatori della nazionale abbiamo solo da imparare perché si sono realizzati sia come atleti, sia come persone. Tutti quanti hanno una loro professione, sono autonomi, la loro gioia di vivere è stata da sprone per i ragazzi: hanno capito che la disciplina è bella ma devono trasformarsi in atleti veri e propri sottoponendosi ad allenamenti assidui.

Mi dici niente..

E rincaro pure la dose. Abbiamo scoperto che l’attività è dispendiosa anche sotto l’aspetto economico. Un esempio è dato dal costo di un copertone della ruota che si aggira attorno ai 35 euro.

E forse hai altri esempi..

Eh, sì. Sono necessarie anche delle persone che si occupino del passaggio dalla carrozzina abituale a quella attrezzata per il rugby; azioni che richiedono comunque uno sforzo fisico non da poco. Inoltre è imprescindibile la presenza di un meccanico che sia sempre a pronto ad intervenire quando sorgono degli imprevisti. Insomma una società che vuol intraprendere un’esperienza di questo tipo deve sedersi attorno ad un tavolo e analizzare tutti gli aspetti.

La Sa.Spo. è in attesa di ricevere l’attrezzatura idonea..

Delle cinque carrozzine finanziate da Sport e Salute attraverso un bando, attualmente ne abbiamo soltanto due, ma dobbiamo tenere caldo l’entusiasmo prima che arrivino le altre. Attiveremo un corso in palestra per il potenziamento muscolare. Non bisogna perdere tempo sennò li perdiamo tutti

Impressioni sullo staff dell’Italia?

Davvero eccezionale, è formato da persone bravissime che stanno facendo il possibile per creare un movimento più esteso in tutta la nazione visto che fino ad ora esistono pochissime squadre.

PARLA FRANCO TESSARI: “IL NUMERO DEI POTENZIALI ATLETI SARDI È BUONO”

Arriva dal Veneto, terra in cui il culto per il Rugby Olimpico è indefinibile. Fino a dieci anni fa Franco Tessari coltivava questa passione allenando le tradizionali compagini giovanili e senior da quindici giocatori. Poi per puro caso si è imbattuto in una sfida di Rugby Paralimpico ed è scattata una molla che l’ha fagocitato completamente. Le sfide in carrozzina costituiscono il suo pane quotidiano e i progressi fatti in questo lasso di tempo in Italia sono tangibili. A Cagliari il direttore tecnico della nazionale ha trovato terreno fertile.

Sensazioni da Selargius?

lo stage è andato molto bene. Innanzitutto il gruppo che abbiamo incontrato è principalmente formato da atleti tetraplegici che sono la base di questo sport. Come sempre gli atleti della Nazionale hanno cercato di fare del loro meglio per introdurre a questa nuova disciplina i ragazzi sardi dando utili consigli e cercando di essere più stimolanti possibili nel motivare tutto l'ambiente.

Come avete suddiviso i lavori?

Abbiamo cercato, io e i miei assistenti, di dare le basi del wheelchair rugby. Quindi gli esercizi sono stati indirizzati al controllo della carrozzina e alla gestione della palla. Abbiamo fatto vedere e provare alcuni esercizi specifici per l'agilità e la velocità e poi abbiamo introdotto le regole base e qualche concetto di utilizzo dello spazio.

Si può già stilare un consuntivo?

Il numero di atleti è buono e alcuni hanno evidenziato un'ottima predisposizione acquisendo rapidamente i movimenti base. Potenzialmente si vede la possibilità di fare una buona squadra. Per fare questo però è anche necessaria la formazione dello staff che non può prescindere dalla presenza non solo di un tecnico, ma anche di un bravo meccanico e di staff sufficiente per seguire atleti con disabilità grave.

Sensazioni dopo il meeting con insegnati di educazione fisica e aspiranti allenatori?

L'incontro è stato interessante anche se non è facile in una volta sola trasmettere tutto quello che può dare il rugby in carrozzina. Questo è uno sport duro, che necessita di allenamento costante; in compenso restituisce molto come intensità di gioco, adrenalina, amicizia e miglioramento di qualità della vita.

Prospettive della nazionale italiana

Siamo in attesa di poter partecipare al Campionato Europeo di fascia B nel 2022. Dalla prossima settimana inizieremo una serie di raduni a Padova in collaborazione con l'Università dove saranno fatti anche dei test specifici per il miglioramento sia della condizione fisica, sia della qualità delle carrozzina.

Siete soddisfatti dell’accoglienza sarda?

Lo stage di Selargius è stato ben organizzato in tutti i suoi aspetti (nonostante il caldo) e sicuramente è da elogiare la Sa.Spo. che ci ha ospitato. Non so se ci sono le potenzialità per estendere poi questo sport anche in altre zone della Sardegna. Un caro saluto a tutti i partecipanti nell'attesa di vederli in Campionato e di tornare ad allenarci assieme. Infine, un ringraziamento anche alla Presidente del Cip Sardegna Cristina Sanna.

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GIAMPAOLO PUGGIONI
Italia
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