CARO PROF. GALLI DELLA LOGGIA,”IO INSEGNANTE VERO E SINDACALISTA LE SCRIVO” INTERVISTA A FRANCO BANCHI
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Prof. Banchi che effetto le ha fatto leggere queste bordate di Della Loggia ?
“Sorpresa. Il prof. Della Loggia è studioso attento ed acuto, soprattutto nel campo politologico. La mia impressione è che, al di là della sua vastissima conoscenza, conosca poco la “cucina” della scuola italiana. I grandi chef si formano in mezzo al fumo della cucina, non sui libri patinati di ricette letti in soggiorno…”
Entriamo nello specifico. Della Loggia parla di una scuola italiana la cui tutela è in mano a “professionisti del sindacalismo”, estranei ai bisogni reali del sistema educativo. Cosa risponde?
“Guardi, preferisco parlare della mia esperienza quotidiana e concreta, lasciando che chi fa i corsivi per i giornaloni parli di mondi astratti ed universi paralleli. Con buona pace di Della Loggia io non avverto in coscienza, da insegnante e sindacalista, questo colpevole distacco, che, secondo lui, porta a un’inadeguata comprensione delle sfide pedagogiche e dei problemi sul campo”.
Quindi contesta totalmente la filosofia dell’articolo…
“Sì, perché Della Loggia parte da un inescusabile pregiudizio, che, come premessa metodologica, è molto grave per un docente universitario ovvero la considerazione che un sindacalista della scuola non sia né un insegnante vero né un lavoratore vero. Con buona pace dell’ autorevole scrivente, io mi sento a pieno titolo l’uno e l’altro. E sa perché ? Dalla nostra “missione” sindacale nelle scuole di competenza ( la mia ha 1500 studenti e più di duecento dipendenti ) non proviene giustamente nemmeno un centesimo, né abbiamo riduzione di orario settimanale. E le ore per attività sindacale non compensano minimamente quelle che restituiamo portando avanti il nostro lavoro quotidiano. Il resto lo togliamo alla famiglia e ad altri interessi”.
Se non sbaglio, l’autore imputa ai sindacati della scuola anche altro. Ad esempio la dispersione, che vede inseguire i bisogni e gli interessi variegati non solo dei dirigenti e docenti, ma anche assistenti amministrativi, ATA, ecc
“Vede, non conoscere a fondo le realtà su cui si scrive, soprattutto in modo diretto ed empirico, fa perdere la giusta prospettiva. A parte il linguaggio usato che non mi sembra elegantissimo, tanto da scrivere che nei sindacati si ritrovano tutti insieme, perfino gli “uscieri” ( come se non fossero anche loro parte organica della scuola ), io contesto in modo fermo che la funzione del sindacato sia solo quella di curare il livello docente. Non ha forse ben capito che per un sindacato della scuola è una virtù curare tutti i tipi di lavoro ( docenti, amministrativi, Ata ). La scuola non è solo cosa dei docenti. E’ sintesi educativa ed organizzativa allo stesso tempo. Non siamo alle virtuose ed elitarie accademie del Rinascimento”
Altra affermazione che non è passata inosservata è quella sulla “qualità dei docenti”. Cosa risponde al riguardo?
“Mi sembra un’affermazione in parte vera, anche se tautologica; ma in parte, come detto prima, non rispettosa del fatto che la scuola è un’opera sinfonica. E’ insegnamento, educazione, formazione, cooperazione, lavoro, cultura civica, movente economico. E potrei proseguire ancora … Per dirla tutta è una concertazione virtuosa. E chi meglio di un sindacato che fa sintesi può interpretarne la crescita? Soprattutto, Della Loggia, che sa come va la politica in Italia, non può ignorare che la scuola ha come primo timoniere la politica. Potremmo dire allora che la scuola italiana è anche lo specchio della qualità della politica”.
Cosa obietta a Della Loggia che imputa ai sindacati di sterilizzare in partenza ogni tentativo di riforma, per esempio difendendo la pratica dell’avanzamento di carriera per soli scatti di anzianità ed ignorando il merito?
“Credo che il corretto modo di fare sindacato imponga equilibrio e misura degli interessi in gioco. Gli scatti di anzianità sono una garanzia di tutela dei lavoratori e premio al loro lavoro nel tempo. Certo, non me la sento di escludere nuovi meccanismi che incentivino il merito. Attenzione però a fare della scuola un ring di competizione forzata tra i migliori. Al momento l’idea ministeriale di premiare negli anni solo poche migliaia di docenti in nome del merito acquisito per formazione volontaria e selettiva mi sembra più uno spot che una riforma strutturale. Poi sono convinto che il mondo della scuola ha sì bisogno di incentivi materiali, ma soprattutto di incentivi che ne ridisegnino l’autorità, il prestigio, la centralità sociale”.