Comunicati Stampa
Politica e Istituzioni

Luminarie di Natale e Peso della Storia

Solo attraverso il riconoscimento delle colpe di tutti sarà possibile liberarsi dalle false narrazioni e dalle ideologie che hanno alimentato l'odio e la divisione nel nostro paese.Le atrocità commesse dai fascisti e dalle SS sono innegabili e condannabili, ma lo stesso vale per le esecuzioni sommarie e le violenze dei partigiani
Milano, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Alcuni giornali locali e come anche quelli nazionali, hanno reso pubblico  le presa di posizione da Biella a Verrucchio ed in tanti comuni , di levare le luminarie  "Xmas" volesse fare riferimento alla X° Flottiglia Mas. sulle cui vicende non mi voglio soffermare . Mi soffermo su quello che io chiamo il peso della storia in Italia, e che  rappresenta solo una pretestuosa presa di posizione da un lato e dall'altro  in questa strana e per me amata Patria . La guerra civile tra fascisti e partigiani hanno dato vita a una divisione profonda nella società italiana che ha perdurato anche dopo la fine del conflitto. Le cicatrici della guerra civile non sono mai state completamente guarite, e anche il modo in cui l'Italia ha trattato il suo passato fascista (compresa la difficoltà di processare a fondo le responsabilità individuali) rimane una questione divisiva. Il fardello di questa memoria, quindi, non è solo legato al fascismo, ma anche alla complessità della riconciliazione post-bellica o meglio alla mancata riconciliazione.

Da entrambe le parti accusare di "fascismo" o di "comunismo" è un gioco ormai per me stancante ed insopportabile. Entrambe le parti , nel Nostro Paese hanno colpe entrambe le fazioni — fascisti e partigiani — hanno commesso atti di violenza e crimini. È importante riconoscere che, durante la guerra civile italiana (1939-1945), non esistono innocenti assoluti: da una parte, le atrocità compiute dai nazisti in collaborazione con fascisti (esecuzioni, repressioni, torture), e dall'altra, le vendette e le esecuzioni sommarie da parte dei partigiani, talvolta anche a guerra finita. In molte zone d'Italia, la violenza non si è fermata con la fine del conflitto, e le rappresaglie continuano ad avere un impatto sulle famiglie e sulla memoria storica locale. Molti italiani, nel dopoguerra, non hanno mai davvero fatto i conti con il passato. Le ferite della guerra civile, le vendette e le atrocità commesse da entrambe le parti, sono state in parte minimizzate, ignorate o giustificate a seconda del punto di vista politico. Questo non ha permesso una vera "riparazione" e ha contribuito a una memoria storica selettiva, che a volte ha messo in ombra le violenze interne al movimento partigiano, specialmente quelle perpetrate da alcuni gruppi comunisti Accusare senza sosta di "fascismo" o di "comunismo" diventa un esercizio sterile, che non contribuisce a una reale comprensione del passato. Entrambi i termini sono stati spesso utilizzati per etichettare e stigmatizzare l'avversario, mentre la verità storica è più complessa.  La storia non può essere ridotta a una narrazione manichea in cui uno è il "buono" e l'altro è il "cattivo".

Bisogna riconoscere che la violenza, la vendetta, e la repressione sono stati fenomeni trasversali, che hanno coinvolto entrambi gli schieramenti in contesti diversi.  Non voglio assolvere tutti, ma in realtà accusare tutti. Nessuno ha avuto il coraggio di ammettere i propri sbagli e le atrocità commesse dai fascisti e della SS o dagli stessi partigiani. Ammettere che entrambe le parti si sono macchiate di atti negativi non è assolutorio ma serve a comprendere che nessuno è martire e nessuno è carnefice in realtà tutti a loro modo sono stati carnefici  La tendenza a semplificare la storia in termini di "buoni" e "cattivi", che è una narrazione spesso adottata da chi vuole ergersi a "vittima" o "eroe". È facile, dopo anni di divisioni politiche e ideologiche, continuare a considerare alcuni gruppi come giusti e altri come intrinsecamente malvagi. Tuttavia, come sottolinei, entrambe le fazioni si sono macchiate di crimini e violenze: i fascisti e le SS, con le loro atrocità, e i partigiani, che in alcuni casi si sono macchiati di vendette e di esecuzioni sommarie. Ammettere questa realtà non significa negare i valori alla base della lotta partigiana o giustificare il fascismo, ma riconoscere che la guerra civile e le dinamiche di resistenza hanno prodotto violenze da entrambe le parti. È un riconoscimento della complessità del contesto storico e delle contraddizioni interne ad entrambi i movimenti. La storia è fatta di sfumature, di errori, di sofferenza, e nessuno è immune dalla responsabilità. Entrambi i gruppi, i fascisti e i partigiani, hanno avuto persone che sono morte in buona fede o quella che credevano essere buona fede, ma anche dei carnefici.

Questo non significa che tutte le azioni siano uguali, ma che nessuno ha avuto il monopolio della giustizia. Nessuno ha il diritto di spogliarsi di responsabilità storiche, perché ogni fazione ha avuto il suo peso nella tragedia collettiva. Le atrocità commesse dai fascisti e dalle SS sono innegabili e condannabili, ma lo stesso vale per le esecuzioni sommarie e le violenze dei partigiani. Queste azioni non devono essere né giustificate né minimizzate: va riconosciuta la gravità di entrambi i lati.

Questo non serve ad assolvere nessuno, ma piuttosto a giungere ad una comprensione profonda della violenza che ha caratterizzato quella fase della storia. La vera sfida per l'Italia, oggi, è quella di trovare un modo per affrontare il passato senza cadere nella trappola delle fazioni. Questo implica costruire una memoria condivisa, in cui si riconoscano i crimini da entrambe le parti e si lavori per una riconciliazione che non rimuova la memoria delle sofferenze, ma che permetta di superare il conflitto ideologico e politico. Solo attraverso il riconoscimento delle colpe di tutti sarà possibile liberarsi dalle false narrazioni e dalle ideologie che hanno alimentato l'odio e la divisione nel nostro paese.

Una memoria storica completa e non selettiva è fondamentale per guarire le ferite e non ripetere gli stessi errori.. Mi permetto un esempio la commemorazione di Norma Cossetto è diventata negli ultimi anni un evento centrale del 10 febbraio, ma, purtroppo, spesso la sua storia è stata utilizzata come bandiera per alimentare polemiche, escludendo altre narrazioni storiche.

 

Eppure, a Gorizia, la commemorazione di Norma ha trovato una nuova dimensione, dimostrando che ricordare le sofferenze degli italiani non deve necessariamente significare ignorare quelle degli altri popoli. A fianco della storia di Norma Cossetto, a Gorizia è stato dato spazio anche al ricordo di Milojka Štrukelj, una giovane donna che aveva frequentato lo stesso liceo classico di Norma Cossetto, ma che aveva scelto una strada diversa, schierandosi con le formazioni comuniste di Tito. Milojka, purtroppo, non sopravvisse alla guerra: fu catturata dai nazifascisti e uccisa in seguito a un atto di vendetta politica.

La sua figura è stata ricordata durante la stessa manifestazione che ha celebrato Norma Cossetto, sottolineando che anche le vittime dell'altra parte devono essere rispettate e ricordate. Milojka Štrukelj, pur rappresentando una visione politica diametralmente opposta rispetto a quella di Norma, è diventata simbolo di una memoria che non vuole essere monolitica, ma che si sforza di includere tutte le voci, anche quelle che si trovano agli estremi.

 

La sua morte, come quella di Norma, non può essere ridotta a una semplice questione di parte. Entrambe sono state vittime del conflitto, del caos che ha sconvolto l'Europa nei suoi momenti più bui. L'inaugurazione del pannello commemorativo a Gorizia, che ricorda tanto Norma Cossetto quanto Milojka Štrukelj, è un gesto potente e simbolico. In una città che per lungo tempo è stata teatro di conflitti e divisioni legate al passato, questo atto di memoria condivisa offre una speranza concreta per il futuro. Non si tratta di equiparare le sofferenze, né di negare le distinzioni storiche, ma di comprendere che la memoria storica, se vissuta in modo aperto e inclusivo, può diventare un ponte, non un muro. In conclusione, finiamola con polemiche solo pretestuose , tirando in ballo le luminarie di Natale. Cerchiamo invece di ragionare seriamente e se possibile finirla , una volta per tutte con questa "guerra civile " che ancora stiamo viviamo con accuse di "fascismo " o di "comunismo".   Sulle polemiche credo che valga la pena ricordare un filosofo mal compreso in questa strana Nazione e che tutti citano senza spesso averlo letto o compreso solo male da entrambe le parti. 


Egli disse nel 1953 " Coloro i cui orizzonti fossero ristretti alla mera polemica tra fascismo e antifascismo e non avessero altro a cui riferirsi se non nell'uno o nell' altro dei termini, costoro assai difficilmente saprebbero distinguere le esigenze più alte e le tenzialità migliori del popolo italiano"

Marco Baratto